Le ragioni di Eniola

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E così, ad appena un anno e mezzo dall’approdo nella Serie A Femminile, la centrocampista della Juventus Womex ex-Chelsea Eniola Aluko ha lasciato la squadra bianconera anticipatamente, calcando (si fa per dire) per l’ultima volta il suolo italiano nella gara con la gara vinta contro la Fiorentina. Il suo addio, però, ha generato non poche polemiche.

L’addio sul sito ufficiale della Juventus è un addio senza polemiche e in forma di una lunga lettera indirizzata alle sue compagne: “Sono arrivata a questa difficile decisione dopo la vittoria della Supercoppa. Dopo i successi in Campionato e Coppa Italia mi sono sentita fortunata ad aver vissuto un’esperienza di successo. Sono arrivata qui, a provare un’avventura sconosciuta, decisa a dare il meglio di me, e aver alzato 3 trofei è qualcosa che sento come una benedizione. Avere vissuto momenti speciali, che non dimenticherò mai, insieme a voi è stato fantastico. La mia ultima partita sarà quella contro la Fiorentina“.

Il problema sorge dopo, con una intervista al Guardian: “A volte Torino sembra un paio di decenni indietro nella sua apertura generale verso vari tipi di persone. Sono stanca di entrare nei negozi e avere la sensazione che il titolare si aspetti che rubi qualcosa. Non sono poche le volte in cui sono arrivata all’aeroporto e i cani antidroga mi hanno fiutiato come se fossi Pablo Escobar. Non ho vissuto esperienze di razzismo da parte dei tifosi della Juventus né tantomeno nel campionato di calcio femminile. Il tema, però, in Italia e nel calcio italiano esiste e mi preoccupano le risposte di alcuni presidenti e di parte del pubblico maschile che lo derubrica a mera cultura del tifo. Se la società vuole continuare ad attrarre i talenti dell’Europa in Italia, deve applicarsi nel farli sentire a casa e parte importante di un progetto a lungo termine. Anche se le squadre stanno giocando bene, se le cose non vanno per il verso giusto fuori dal campo sarà solo questione di tempo prima che una giocatrice pensi di voler tornare a casa propria”.

Apriti cielo: articoli di fuoco, levate di scudi, accuse incrociate, velato sessismo, si è scatenato praticamente di tutto. Tanto che la stessa Aluko ha dovuto fare una precisazione su Instagram: “Il mio articolo sul Guardian di ieri era una riflessione sui diciotto mesi passati alla Juventus. La vita è piena di esperienze positive e negative e io ho parlato di entrambe. Ripeto di sentirmi privilegiata per aver indossato la maglia bianconera di un club storico come la Juventus. Mi sento privilegiata per aver visto molte parti d’Italia, i posti più belli del mondo e per aver incontrato tanti italiani fantastici e dalla mente aperta. Non lascio la Juventus a causa del razzismo, la lascio per molte ragioni di cui ho parlato, sia positive che negative, in un momento eccitante della mia vita con molte opportunità per il futuro. Invito tutti a leggere il mio articolo con equilibrio e a capire che si è trattato di esempi di esperienze, buone e cattive, che ho avuto anche nel mio paese, l’Inghilterra”.

Il fatto che ci sia focalizzati solo su un passaggio dell’articolo del Guardian senza prenderlo come spunto di riflessione, ma anzi attaccando la calciatrice, depone assolutamente a sfavore dei tanti commentatori da salotto che non capiscono (o forse non vogliono vedere) come invece sia un segnale d’allarme molto grave e da prendere seriamente in considerazione. E la cosa, onestamente, è molto desolante.

Stefano Pellone
Stefano Pellone
Parte-nopeo e parte bolognese, ha collaborato a vari progetti editoriali e sul web (Elisir, Intellego, Melodicamente). Ha riscoperto il piacere del calcio guardando quello femminile.

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