Giallo Mondiale presenta… 1986: Maradona e la “Mano de Dios”

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È passata alla storia come una delle più grandi ingiustizie della Coppa del Mondo, ma… un’ingiustizia “geniale”: Diego Armando Maradona, capitano e stella dell’Argentina, realizzò contro l’Inghilterra i due capolavori della sua carriera. Uno perfettamente regolare, l’altro…

DATA:  22 giugno 1986

LUOGO: Città del Messico (Messico), Estadio Azteca

EVENTO: Argentina-Inghilterra, Campionato del Mondo 1986, quarti di finale

PROLOGO

ArgentinaInghilterra si affrontarono nei quarti di finale di Messico ’86, e fu uno scontro ad alta tensione: infatti, c’erano delle ruggini preesistenti tra le due nazioni. Vent’anni prima, in occasione della Coppa Rimet in terra inglese, ci fu il primo atto. Sempre nei quarti, i padroni di casa si imposero per 1-0 tra le polemiche legate all’espulsione – ritenuta severa – del capitano sudamericano Rattin, che dovette essere scortato fuori dal campo che non aveva intenzione di abbandonare.

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Ad aggiungere altra carne al fuoco, il fattaccio “Falkland-Malvinas”. Tra marzo e giugno di quello stesso 1982, ebbe luogo la “Guerra delle Falkland“. L’Argentina rivendicava la sovranità su quei territori sotto il controllo inglese. Si scatenò un’assurda guerra che contò alla fine centinaia di morti, feriti e prigionieri. Va da sé che quella partita arrivò in un momento storico a dir poco inopportuno.

IL FATTO

Al 6′ minuto della ripresa il risultato era ancora fermo sullo 0-0 quando, nel tentativo di appoggiare al proprio portiere Shilton, il centrocampista inglese Hodge intercettò uno scambio Maradona-Valdano e alzò la sfera verso il centro della propria area. Sulla palla si lanciarono Maradona e Shilton: non avrebbero dovuto esserci problemi per il numero 1 britannico, più alto di venti centimetri rispetto all’avversario. Il portiere si allungò per allontanare di pugno, ma saltò con lui anche l’argentino. Che sopperì alla differenza d’altezza colpendo con la mano sinistra e insaccando alle spalle del malcapitato inglese. Il gol sarebbe stato ovviamente da annullare, ma l’arbitro tunisino Ali Bin Nasser (conosciuto anche come Bennaceur) non si accorse dell’infrazione e non ricevette aiuto neanche dal guardalinee bulgaro Dotchev. Maradona, vedendo i suoi compagni fermi, li “istigò” a festeggiare con lui credendo che altrimenti l’arbitro non avrebbe convalidato il gol. E così fu. Nel dopo partita, il capitano argentino liquidò l’episodio con poche storiche parole, dicendo che la prima rete era stata segnata:

Un poco con la cabeza de Maradona y otro poco con la mano de Dios“.

Ogni traduzione è superflua.

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EPILOGO

Solo 4 minuti dopo la “furbata” del fuoriclasse argentino, questi si fece perdonare realizzando il “Gol del Secolo“, partendo dalla propria metà campo. Alla fine i biancocelesti vinsero per 2-1 e volarono verso il trionfo iridato, liberandosi anche degli ultimi avversari rimasti: Belgio e Germania Ovest. Per Maradona, quel Mondiale fu l’apice della carriera e gli garantì l’ingresso nella leggenda. All’esterno dello Stadio Azteca è stata dedicata una statua al suo straordinario secondo gol. Ma tuttora, la “Mano de Dios” divide gli appassionati: furbizia o genio? 

 

Leggi anche le precedenti puntate di “Giallo Mondiale”:

1 1962: La Battaglia di Santiago

2 1998: Il male oscuro di Ronaldo

3 1978: Marmelada Peruana

4 1954: La Germania e il morbo misterioso

5 1970: Il Messico amaro di Lodetti

6 1930: La pazza idea di Jules Rimet

7 2002: Byron Moreno, fischi e spettacolo

8 1950: Un dramma chiamato “Maracanaço”

9 1994: Escobar in scivolata sul destino

10 2006: Zidane, malinconico adieu

11 1982: L’invasione dello Sceicco del Kuwait

12 1974: La ribellione di Chinaglia

13  1958: Garrincha, Pelè ed il Mondiale (quasi) negato

14 2010: Lippi ed una figuraccia… da campioni del mondo

15 1966: Hurst e il suo (non) gol

 

Fabio Ornano
Fabio Ornano
Cagliaritano, classe '81. Pazzo per Brera, Guerin Sportivo e Panini. Da anni membro di MP: principalmente ed inevitabilmente, per scrivere sulla storia del calcio. Italiano ed internazionale.

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