Giallo Mondiale presenta… 1994: Escobar in scivolata sul destino

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Uno dei più infami intrecci tra sport e malavita, culminato con un brutale assassinio. Sei giorni dopo l’eliminazione della Colombia da Usa ’94, al ritorno in patria, venne ucciso Andrés Escobar, difensore che aveva contribuito con un’autorete alla fine dei sogni mondiali colombiani. La morte di un innocente, ancora oggi tristemente ricordata per il particolare momento storico che in quell’epoca attraversava lo stato sudamericano.

DATA: 2 luglio 1994

LUOGO: Medellin (Colombia)

EVENTO: assassinio di Andrés Escobar

PROLOGO

La Colombia, guidata dall’idolo locale Francisco Maturana, aveva fatto un’ottima figura nelle qualificazioni al Mondiale statunitense 1994, rifilando tra l’altro un clamoroso 5-0 a Buenos Aires all’Argentina nell’ultimo impegno. Un gruppo che poteva disporre di buone individualità, tra cui il celeberrimo numero 10 Valderrama, il portiere Cordoba e l’attaccante del Parma Asprilla. Al centro della difesa, c’era Andrés Escobar, un buon libero che aveva preso parte anche al Mondiale italiano quattro anni prima: un pallino del C.T. Quindi, sostenuta dall’entusiasmo della sua gente, la Colombia si apprestava a partire negli States con grandi speranze. Ma quello non era un momento storico molto felice per il Paese, afflitto dall’ondata di delinquenza legata ai colossali traffici di droga. L’esponente più in vista della malavita era Pablo Escobar, signore del narcotraffico e grande tifoso di calcio, tanto da reinvestire – diciamo così – i suoi proventi tra stadi e club. Soprattutto il Nacional Medellin, di cui era sostenitore, lo stesso club in cui militava l’omonimo Andrés Escobar. Ma i due non erano imparentati tra loro. Il malvivente venne ucciso nel dicembre 1993, a pochi mesi dalla Coppa del Mondo.

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I FATTI

Alla fase finale negli States, i sudamericani esordirono perdendo 3-1 a Pasadena contro la Romania. La strada si fece subito in salita. E fu così che la seconda gara con i padroni di casa diventò già decisiva. Ma la Colombia perse di nuovo, stavolta per 2-1, a causa anche di un’autorete di Andrés Escobar, che aprì le marcature. Il difensore intervenne in spaccata su un cross di Harkes da sinistra, spiazzando il proprio portiere. L’ultima gara, seppur vinta per 2-0 sulla Svizzera, diventò ininfluente e i gialli di Maturana dovettero fare subito le valigie tra la delusione generale. Le colpe furono abbastanza generalizzate e legate non solo alla gara contro gli USA. Ma a quanto pare, Escobar si sentì tanto addolorato per l’autorete, che al ritorno a Medellin scrisse un articolo in cui appariva la seguente frase premonitrice:

La vida no termina aquì (‘La vita non finisce qui’).

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EPILOGO

Nonostante gli fu sconsigliato di tornare subito in Colombia, alla luce dei fatti del Mondiale e del durissimo clima in patria, Escobar fece ritorno a casa. Sei giorni dopo, nel parcheggio del locale “El Indio”, venne freddato con sei colpi di pistola da Humberto Castro Munoz, guardia del corpo di alcuni signori della droga. La fidanzata di Andrés, presente al momento dell’attentato, sostenne che l’assassino gli gridò “Gol!” mentre sparava. Altri testimoni invece, sostenevano che gli avesse urlato “Grazie per l’autogol”. Andrés Escobar morì, così, a soli 27 anni. Il suo carnefice, scontò solamente 11 anni di carcere e poi venne rimesso in libertà. L’episodio destò grande commozione in tutto il Paese e sconvolse anche il mondo extra colombiano. Le motivazioni reali dell’omicidio, considerando la riconosciuta moralità del calciatore, furono ricercate anche su una probabile ingente perdita di denaro degli scommettitori clandestini dovuta all’eliminazione della Colombia al primo turno. Ma le circostanze non sono state ancora chiarite del tutto. Andrés Escobar, un martire del pallone?

 

Leggi anche le precedenti puntate di “Giallo Mondiale”:
1 1962: la Battaglia di Santiago;
2 Il male oscuro di Ronaldo;
3 Marmelada Peruana;
4 La Germania e il morbo misterioso;
5 Il Messico amaro di Lodetti;
6 La pazza idea di Jules Rimet;
Byron Moreno, fischi e spettacolo;
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Fabio Ornano
Fabio Ornano
Cagliaritano, classe '81. Pazzo per Brera, Guerin Sportivo e Panini. Da anni membro di MP: principalmente ed inevitabilmente, per scrivere sulla storia del calcio. Italiano ed internazionale.

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