Un punto, zero gol e tanti appunti: la domenica ciociara di Di Francesco e Jurić

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Poche emozioni allo Stirpe, dove Frosinone e Torino impattano 0-0 nel lunch-match della 15/a giornata di Serie A; parecchio bloccata la gara disputata in terra Ciociara, con le polveri bagnate di ambo i fronti che hanno contribuito a mantenere immacolata la sezione “Marcatori” del tabellino.

Nel primo tempo i granata sembrano controllare il gioco ma è il Frosinone a vantare le occasioni più nitide con Kaio Jorge murato da Milinković-Savić al 24’ e Garritano che ciabatta malamente sul fondo dopo un errore in fase di rinvio del portiere serbo dei piemontesi, mentre sul versante opposto Ilić timbra il palo con una bella rasoiata. Nella ripresa il gioco è molto spezzettato e dopo una nitida chance cestinata da Kaio Jorge è solo nel finale che la gara si accende con il Torino alla ricerca del blitz con un forcing finale poco pungente dalle parti di Turati.

Il pari “a occhiale” non accontenta forse nessuno per davvero, se non i due estremi difensori che portano a casa un clean-sheet che fa morale e statistica. Se le porte rimangono inviolate, lo stesso ci piace pensare che non si possa dire dei taccuini di Di Francesco e Jurić, ai quali la gara dello Stirpe ha lasciato numerosi spunti di riflessione.

Di Francesco ad esempio può rallegrarsi della gara nel complesso incoraggiante di Kaio Jorge, tenuto conto soprattutto del calvario attraversato dal giovane brasiliano nell’ultimo anno e della difficoltà della sfida contro una difesa arcigna contro quella granata. Corsa, impegno, spunti: il Kaio Jorge vistosi con il Torino può legittimamente puntare a “rubare” il posto a Cheddira e Cuni in attacco, con Di Francesco che ha dimostrato tramite il maggiore impiego nelle ultime uscite di puntare sul giovane brasiliano arrivato dalla Juventus. Certo, il numero nove dei Ciociari dovrà eventualmente lavorare sul killer-instinct, perché se Milinković-Savić è bravissimo in entrambe le occasioni capitate al brasiliano è vero anche che, forse, in ambo le occasioni (specie la seconda) la punta frusinate pecca di senso del gol.

In controtendenza con il dato del suo Frosinone e, in parte con il suo presunto “credo zemaniano”, Di Francesco può anche gioire dell’inviolabilità della porta di Turati. Secondo clean-sheet per i Ciociari in questo Campionato, il primo allo Stirpe, contro un attacco dal massiccio peso specifico come quello del Torino (Vlašić-Zapata-Sanabria, vale la pena ricordarlo, il trio d’attacco dei granata). Davvero ottima la fase difensiva dei Ciociari, che corrono qualche brivido sul forcing finale degli ospiti e vengono baciati dalla dea bandata sul palo di Ilić; nel complesso però Turati si limita all’ordinaria amministrazione. La salvezza dei Ciociari passerà anche per la solidità della fase difensiva, soprattutto nei momenti più difficili della stagione, e la gara con il Torino offre spunti incoraggianti a Di Francesco e ai suoi ragazzi da questo punto di vista.

La striscia positiva casalinga: dopo l’1-3 patito alla prima contro il Napoli tra le mura amiche sono arrivati 5 successi e 2 pareggi (con Fiorentina e Torino) per i gialloblù. Alla voce “cose che fanno la differenza in chiave salvezza”, anche il fattore campo può risultare decisivo per i Ciociari. Così come l’essere riusciti a frenare i granata senza giocatori del calibro di Reinier, Marchizza, Barrenechea e Mazzitelli.

In casa Toro è evidente, anche dalle parole di Jurić, la considerazione di cui godeva il Frosinone; dopo l’entusiasmante 3-0 rifilato all’Atalanta, però, era forse lecito aspettarsi una conferma da parte dei torinesi. Conferma che è invece mancata tanto nel risultato quanto nel gioco; poco intensi, gli uomini di Jurić confermano nella “tenuta del campo” di avere tecnicamente qualcosa di più dei Ciociari ma creano pochissimo dalle parti di Turati. Il futuro di Jurić è ancora tutto da scrivere, ma se il Toro ha velleità di Conference League un cambio di passo (nella mentalità e nell’intensità di gioco) è doveroso; anche per valorizzare Duván Zapata, tra le note vagamente liete del pomeriggio dello Stirpe in casa granata.

Michael Anthony D'Costa
Michael Anthony D'Costa
Nato a Roma nel 1989, si avvicina al calcio grazie all’arte sciorinata sui campi da Zidane. Nostalgico del “calcio di una volta”, non ama il tiki-taka, i corner corti e il portiere-libero.

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