EUROTONFI – 18#: harakiri Milan, il Werder fa festa a San Siro

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Seconda competizione europea per club, per un decennio la Coppa UEFA ha avuto le sembianze della Coppa Italia: 8 vittorie, 10 finali, 4 “derby” in finale tra l’89 e il ’99 per il calcio tricolore, che in Coppa UEFA sprigionava lo strapotere di un Campionato all’epoca saldamente ai vertici del calcio continentale.
Nel nuovo Millennio, però, questo feeling si è bruscamente interrotto: da doppione della Coppa Italia, la Coppa UEFA si è tramutata in genitrice di amarezze e cocenti delusioni, che ci apprestiamo a raccontare nella speranza di vedere presto interrotto un digiuno divenuto oramai ventennale.

Germania fa nuovamente rima con Eurotonfo per il Milan. A poco più di un lustro dal tracollo del Westafalenstadion contro il Borussia Dortmund il Milan torna a respirare aria di Coppa UEFA, non riuscendo però a distinguersi come spesso gli è accaduto in Champions League. I rossoneri vanno in tilt contro il Werder Brema di Thomas Schaaff, che spesso nella prima decade del Duemila ha fatto piangere il calcio italiano: nel 2009 è il Milan ad arrendersi agli anseatici, che mettono al tappeto il Diavolo nei Sedicesimi della Coppa UEFA 2008/2009 e fanno la seconda apparizione all’interno della nostra rubrica.

LA SQUADRA: MILAN
Il Milan che si raduna per preparare la stagione 2008/2009 non è il più esaltante che il pubblico di fede rossonera ricordi: alla rivincita sul Liverpool del 2007 segue infatti una stagione fatta di un 5/o posto in Campionato e una netta eliminazione agli Ottavi di Champions League con l’Arsenal. Al timone nella stagione che raccontiamo c’è sempre Carlo Ancelotti, ma è il Milan a non essere più quello che si impadroniva dell’Europa: a partire dagli uomini, perché a Milanello si registrano dolorosi addii come quelli di Costacurta, Cafu, Serginho, Oddo, Brocchi e Gilardino e anche Ronaldo si libera dagli impegni contrattuali con i rossoneri. Per dimenticare la brutta stagione 2007/2008, ad ogni modo, il trucco al Diavolo è rifatto in maniera importante: nell’estate degli Europei di Austria e Svizzera atterrano infatti ai Navigli Ronaldinho, Flamini, Zambrotta e Thiago Silva, oltre al figliol prodigo Shevchenko tornato a Milano dopo la non esaltante eperienza londinese con il Chelsea e a Borriello reduce da un’ottima stagione e da 19 gol (3/o in classifica marcatori dopo Del Piero e Trezeguet) con il Genoa di Gasperini.

La rosa rimane di livello, perché in squadra sono comunque ancora molti gli interpreti di assoluto valore: da Dida a Inzaghi, passando per Pirlo, Kakà, Seedorf e Nesta (che però risulterà indisponibile per tutta la stagione). L’inizio di stagione, però, si rivela un vero e proprio incubo: il Bologna sbanca 2-1 San Siro alla 1/a di Campionato con un gol di Valiani dopo che Ambrosini aveva risposto allo 0-1 di Di Vaio, e alla 2/a i rossoneri cadono anche al Ferraris al cospetto di un Genoa trascinato dai gol di Sculli e del sostituto di Marco Borriello, un certo Diego Milito.

Il rovescio ligure è la sveglia che scuote i ragazzi di Ancelotti, che alla 3/a schiantano 4-1 la Lazio di Mauro Zárate a San Siro inaugurando una striscia positiva fatta di 3 pareggi e 8 vittorie, comprensiva dell’1-0 rifilato all’Inter nel primo Derby della Madonnina di José Mourinho che i rossoneri fanno proprio con una mortifera incornata di Ronaldinho. I rossoneri vestono anche, alla 10/a giornata, i panni della capolista; quando il Palermo alla 14/a interrompe la striscia positiva del Milan imponendosi 3-1 i rossoneri sono però terzi in classifica dietro a Inter e Juventus con 6 punti di ritardo sui nerazzurri dello Special One.

Il vantaggio di sei lunghezze rimane intatto fino al giro di boa; nel 2009 i rossoneri, che tesserano David Beckham in prestito dai Los Angeles Galaxy, iniziano bene il girone di ritorno fino a incappare nel pari interno con la Reggina e nella sconfitta nel derby di ritorno (Adriano e Stanković a rendere vano il gol di Pato nel finale) che si traducono in un ritardo di 11 punti dall’Inter capolista. Alla vigilia della sfida con il Werder Brema il Milan di Ancelotti deve guardarsi le spalle più dal Genoa 5/o a 4 punti di ritardo dai rossoneri che dall’Inter di José Mourinho.

In Coppa Italia il Diavolo va subito all’Inferno, eliminata da una Lazio corsara 2-1 alla Scala del calcio: Shevchenko illude i locali, al tappeto al cospetto di una Lazio che pareggia con Zárate in zona Cesarini e la ribalta grazie a una magia di Pandev ai supplementari prendendo il volo verso una Coppa Italia poi vinta in Finale contro la Sampdoria.

In Coppa UEFA il Milan esordisce sul velluto piegando 3-1 lo Zurigo, e imponendosi per 1-0 anche in Svizzera a valle di una doppia sfida senza troppa storia. Il Girone non è qualitativamente banale, ma decisamente alla portata di una squadra che poco più di un anno prima alzava al cielo la Coppa dei Campioni: Portsmouth, Wolfsburg, Heerenveen e Sporting Braga sono le avversarie designate dall’urna dell’UEFA per Ancelotti e co. . Il raggruppamento è superato in maniera abbastanza agevole: i due successi nei primi impegni, 3-1 in Olanda all’Heereveen e 1-0 casalingo al Braga, spianano ai rossoneri la strada a un turno successivo cui il Milan accede da 2/o alle spalle del Wolfsburg stante i due pareggi per 2-2 con i quali i milanesi chiudono il Girone. Ai Sedicesimi, ad aspettare il Milan, c’è il Werder Brema di Thomas Schaff e Diego.

L’AVVERSARIO: WERDER BREMA
Anche per il Werder Brema il 2008/2009 non è propriamente un’ottima annata. La squadra che nel 2007/2008 chiuse 2/a la Bundesliga riparte da Thomas Schaff, ma perde in estate Tim Borowski (che si svincola e firma per il Bayern Monaco) e  Ivan Klasnić: l’ex-gemello di Miroslav Klose, infatti, a scadenza di contratto firma per il Nantes. In entrata la partenza del croato è ovviata dall’arrivo in prestito di Claudio Pizarro dal Chelsea, in una campagna trasferimenti che non segnala altro se non qualche movimentazione minore (salutano il Werder anche Womé ed Owomoyela).

La Bundesliga di quella stagione non vede mai il Werder ai piani alti del Campionato. Se l’attacco (Pizarro, Rosenberg, Hugo Almeida e Harnik) è ben assortito e a centrocampo brillano due stelle come Diego e Özil sorretti da fosforo e polmoni di giocatori come Frings è, come da tradizione del Werder, la difesa il tallone d’Achille: da Mertesacker e Naldo, passando per quel Tim Wiese molto caro ai tifosi della Juventus, sono i principali esponenti di una terza linea troppo spesso molto allegra.

Nonostante qualche exploit notevole, come il 5-2 con il quale i ragazzi di Schaaf demoliscono a domicilio il Bayern di Jurgen Klinsmann, il Werder Brema 2008/2009 ristagna spesso a metà classifica: alla 10/a di Campionato il Werder è 10/o in Bundesliga a distanza di 9 punti dall’Hoffenheim rivelazione e capolista. 3 vittorie, 4 pareggi e 3 sconfitte per gli anseatici che possono contare contemporaneamente sul terzo attacco (23 reti) e la peggiore difesa (22 gol) della Bundes. Nonostante un momentaneo miglioramento sul finire di anno, il Werder che arriva alla doppia sfida con il Milan stazione ancora al 10/o posto in Campionato: l’ultima recita prima della sfida ai rossoneri è l’1-1 casalingo con il Borussia Mönchengladbach, che oltre ad acuire il distacco con la vetta comincia a rendere sensibilmente distanti anche le posizioni che valgono un piazzamento in Coppa UEFA.

Da 2/o classificato nella Bundesliga precedente, il cammino europeo del Werder inizia in Champions League: sorteggiati con l’Inter di José Mourinho, il Panathinaikos e i ciprioti dell’Anorthosis Famagosta però i tedeschi terminano terzi il proprio raggruppamento e non staccano il pass per gli Ottavi di Finale. In un girone che si rivelerà equilibratissimo (l’Anorthosis 4/o metterà insieme 6 punti) i tedeschi pagano carissima l’unica sconfitta (0-3 in casa con il Panathinaikos) e i troppi pareggi (4 in 6 incontri) salutando quindi a dicembre la massima competizione europea per club. Dopo aver incrociato l’Inter di Mourinho, stappandole 4 punti su 6, il Werder retrocede in Coppa UEFA e trova ad attenderla l’altra rappresentante calcistica di Milano.

LA DOPPIA SFIDA
Gara-1 del doppio incrocio Milan-Werder va in scena in Germania, il 18 febbraio del 2009. Nell’albero di Natale ancelottiano Seedorf e Ronaldinho sorreggono Inzaghi, con Flamini e Ambrosini ai lati di Pirlo in mediana e una difesa composta da Senderos e Favalli davanti a Dida. Nel Werder manca Frings in mezzo al campo: Baumann fa le veci del tedesco, mentre un giovanissimo Özil agisce come mezz’ala assieme a Tziolis e Diego si muove dietro a Pizarro e Hugo Almeida.

Come spesso gli capita, il Werder vuole fare la partita davanti al proprio pubblico: i tedeschi partono forte sfiorando subito il vantaggio con Tziolis. Scampato il pericolo, il Milan ha bisogno di qualche minuto per assestarsi al cospetto dell’arrembante Werder di Schaaf; gli ospiti salgono in cattedra di pari passo con il graduale inserimento in gara di Ronaldinho, che guida la reazione rossonera in una partita nella quale sono però spesso i tedeschi a condurre le danze. Dopo un’occasione sciupata da Flamini il pallino del gioco torna nelle mani del Werder ma, al 36′, è il Milan a sbloccarla: banale l’errore in possesso del Werder, letale l’intuizione di Flamini che recupera il pallone e dal fondo lo mette in mezzo per Inzaghi, che vince un rimpallo e di sinistro impallini Wiese refertando il proprio 66/o gol europeo.

Al riposo si va sullo 0-1, ma dagli spogliatoi esce un Werder deciso a cambiare le sorti della gara: i tedeschi spingono a tavoletta sull’acceleratore mettendo alle corde il Milan, con Diego e Hugo Almeida che vanno a un soffio dal pari in avvio di secondo tempo. Il Werder è nettamente padrone del campo, e continua a spingere ai danni di un Milan che, comunque, al 66′ si rammarica per la traversa centrata da Inzaghi: la pressione tedesca trasmette la sensazione che il gol sia nell’aria e, purtroppo per il Milan, la rete dell’1-1 arriva al minuto 84 con quando Almeida stacca su Senderos e serve Diego che con il sinistro  dal dischetto fulmina Dida. A Brema termina con un 1-1 che al Werder va stretto, ma che al Milan sembra più che buono in vista del ritorno di San Siro.

Il ritorno, a San Siro il 26 febbraio 2009, vede il Milan recuperare Pato e tornare a schierare un attacco a due punte con il brasiliano in tandem con Inzaghi con Seedorf ad ispirarli e Beckham schierato a centrocampo in luogo di Flamini;  nel Werder rientra Frings e si piazza davanti alla difesa al posto di Baumann, mentre Wiese è indisponibile ed è sostituito da Vander tra i pali. Che il Milan non sia più quello capace di prendersi la Champions, lo si capisce da come approccia la notte europea con il Werder: i tedeschi, chiamati a fare risultato dall’1-1 dell’andata, prendono da subito il pallino del gioco in mano e come già successo all’andata mettono presto il Milan alle corde.

Con un elettrico Diego, a ispirare Hugo Almeida e Pizarro, dopo dieci minuti i tedeschi hanno già tirato in porta quattro volte: Dida è chiamato alla sola ordinaria amministrazione, ma i 4 tiri a 0 dei tedeschi sono l’emblema di come il Werder sia deciso a riprendersi una qualificazione che il risultato dell’andata gli negherebbe. Hugo Almeida, murato all’ultimo, e Naldo che impatta male sugli sviluppi di corner graziano il Milan dal potenziale svantaggio attorno al 20′ di gioco: il Milan ringrazia, e su uno dei primi attacchi trova sulla punizione di Beckham il braccio largo di Pizarro, che vale il rigore trasformato da Pirlo. L’1-0 non rispecchia assolutamente il copione della gara, ma al 30′ sono incredibilmente due le reti di vantaggio del Milan: servito per la prima volta in profondita, Pato sfida nell’uno contro uno la terza linea tedesca e fa partire un destro sul quale Vander non è perfetto e il Milan trova il raddoppio.

Un ingiusto 2-0 potrebbe tagliare le gambe al Werder, ma i ragazzi di Schaaf entrano in campo nella ripresa con ancora più rabbia agonistica. Ne deriva un secondo tempo che, in continuità con l’intera doppia sfida, vede i tedeschi attaccare a testa bassa: Pizarro al 49′ ha subito una ghiottissima occasione, ma è murato in corner dalla difesa milanista. Avrà modo di rifarsi il peruviano, perché al 67′ su uno spiovente da calcio di punizione è proprio Pizarro a colpire di testa bucando Dida e riaprendo la doppia sfida di Coppa. Il Werder fiuta le difficoltà di un Milan sempre più alle corde, e alla fine trova un pari meritatissimo: Dida è miracoloso su Pizarro al 74′, ma quando il duello si ripete al 77′ sbaglia i tempi dell’uscita rimanendo a metà tra palle e porta e permettendo all’attaccante del Werder di schiacciare di testa in rete il gol del 2-2. I rossoneri avrebbero quasi un quarto d’ora per riportarsi in attacco, ma di fatto non ne hanno più: è il Werder a rischiare di infilare il 3-2 e, tra i mugugni di San Siro, a staccare un meritatissimo pass per gli Ottavi di Finale condito anche dallo scalpo di uno dei club più prestigiosi d’Europa.

…E POI?
Uscito con le ossa rotte dalla doppia sfida con il Werder Brema (nel gioco molto più che nel risultato), al ritorno in Campionato il  Milan cade anche in Serie A: Cassano e Pazzini trascinano la Samp, che si impone 2-1 sui rossoneri in gol con Pato. Seguirà, però, una striscia di 7 vittorie e 2 pareggi che riporterà in carreggiata un Diavolo che con un altalenante percorso in Campionato rischiava di mettere a repentaglio anche la qualificazione in Champions League. Alla 36/a di Campionato la striscia positiva è interrotta dalla sconfitta di Udine, che regala matematicamente lo Scudetto all’Inter di Mourinho: al Milan non resta che blindare il 3/o posto, cosa che i rossoneri fanno vincendo lo scontro diretto di Firenze all’ultima giornata e regalandosi un posto ai Gironi della Champions League successiva. A Firenze si chiude un’era: si ritira dal calcio giocato Paolo Maldini, e il Milan lo saluta anche Carlo Ancelotti che del grande Milan degli anni Duemila è stato dalla panchina il principale artefice. Al posto di Ancelotti viene nominato Leonardo, all’esordio assoluto in panchina; in estate saluterà anche Kakà che cede alle lusinghe del Real Madrid, certificando in casa Milan un ridimensionamento tecnico che si protrarrà per oltre un decennio.

Il Werder Brema, invece, chiuderà con un anonimo 10/o posto la Bundesliga in continuità con la velocità di regata del suo intero Campionato. Le soddisfazioni principali per Schaaf e i suoi ragazzi arriveranno dalle Coppe: in patria un gol di Özil regalerà al Werder Brema la DFB Pokal in finale con il Bayer Leverkusen, mentre in Europa l’ultimo atto sarà amaro per gli arancioverdi. Dopo il Milan i tedeschi eliminano il Saint-Étienne (1-0 a Brema, 2-2 in Francia) e  l’Udinese (3-1 in Germania, 3-3 in Friuli in una doppia sfida dalle tante recriminazioni per i bianconeri di Pasquale Marino): in semifinale c’è un pirotecnico derby con l’Amburgo, che vince 1-0 a Brema ma è clamorosamente sconfitto 3-2 in casa dai ragazzi di Schaaf. L’ultimo atto della competizione vede di fronte Werder e Shakthar Donetsk in una finale affascinante, che premia però gli ucraini: un gol di Jadson fa sorridere Lucescu, dopo l’1-1 dei tempi regolamentari griffato Luiz Adriano e Naldo.

Detto di Milan e Udinese, il contingente Tricolore è forte anche di Napoli, Sampdoria e Fiorentina: i partenopei sbattono sul Benfica già a settembre prima della Fase a Gironi, mentre la Sampdoria supera il girone con un gol in extremis di Bottinelli nella sfida con il Siviglia ma è facilmente eliminato ai Sedicesimi dal Metalist Kharkhiv (1-0 e 2-0). Tra mille rimpianti esce ai Sedicesimi anche la Fiorentina (retrocessa dalla Champions League) che incrocia le lame con l’Ajax e dopo esser caduta di misura al Franchi 0-1 si illude di portare la doppia sfida ai supplementari prima di incassare al minuto 88 il gol di Leonardo che qualifica i Lancieri agli Ottavi.

EUROTONFI – L’Italia e la Coppa UEFA: ci eravamo tanto amati

 

 

Michael Anthony D'Costa
Michael Anthony D'Costa
Nato a Roma nel 1989, si avvicina al calcio grazie all’arte sciorinata sui campi da Zidane. Nostalgico del “calcio di una volta”, non ama il tiki-taka, i corner corti e il portiere-libero.

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