Storie di outsider vincenti #16 – Il sogno, le vittorie, il grande incubo. Thai Farmers Bank FC, il club “campione di mezzo mondo”

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Si possono vincere cinque campionati nazionali e due Coppe dei Campioni in soli tredici anni di storia? Ebbene sì. Oggi vi raccontiamo la favola del club che ci è riuscito: la Thai Farmers Bank FC, fondato nel 1987 e autrice di una cavalcata che la portò in vetta al calcio asiatico. Purtroppo, però, l’epopea dei thailandesi è durata solo pochi anni. Nel 2000, a causa della grave crisi finanziaria che colpì i mercati e – in particolare, la Kasikorn Bank, proprietaria della società – la TFB venne sciolta.

Quando sale sul “trono asiatico”, la TFB non ha stranieri, non si affida a qualche vecchia volpe proveniente dai campionati europei o sudamericani giunta in Asia a svernare. La rosa è composta unicamente da calciatori thailandesi. E sarà proprio quella la sua forza, nonostante un assetto tattico tutto sommato approssimativo: la squadra si schiera con un particolare 5-2-3 che mette in risalto le doti generose del collettivo. Poi ci sono alcuni giocatori che spiccano più di altri (il difensore Vimon Niamvoranut, il terzino Sing Totavee, i centrocampisti Phanuwat Yinphan e Sasom Pobprasert, l’attaccante Natipong Sritong-In): nomi quasi impronunciabili, perfetti sconosciuti nel calcio occidentale, ma idoli assoluti nel loro paese.

Il primo successo arriva nel ’91, con la conquista del primo titolo nazionale. La Thai Farmers Bank si ripete anche nel biennio successivo, ma il vero miracolo viene compiuto durante la stagione 1993/94 nel Campionato asiatico per club, la maggiore competizione asiatica, assimilabile alla nostra Champions League. Il turno preliminare viene superato per walkover, visto che la squadra avversaria – la malese Pahang – si ritira prima dell’andata. Così i thailandesi hanno via libera e affrontano gli indonesiani dell’Arema Malang per l’accesso a uno dei gironi dei quarti di finale. Dopo il prezioso pareggio ottenuto in trasferta (2-2), la Thai Farmers Bank si impone in casa con un sonoro 4-1 e si qualifica.

La Thai Farmers Bank viene inserita nel Girone B, assieme a Liaoning (Cina), Muharraq Club (Bahrain) e Al-Shabab (Arabia Saudita). Quest’ultima formazione si ritira, lasciando il girone spoglio (la stessa cosa accade nel girone A, nel quale a rinunciare sono i maldiviani del Victory SC): ai thailandesi bastano due pareggi per qualificarsi, del tutto a sorpresa, per le semifinali. Adesso la strada si fa in salita: in qualità di seconda, gli tocca in sorte il blasonato club giapponese del Verdy Kawasaki, già vincitore della competizione nel 1987. Ma accade la sorpresa: nella Final Four di Bangkok, i padroni di casa giocano un tiro mancino ai nipponici, prevalendo ai calci di rigore.

L’atto finale li pone dinanzi all’Oman Club, giustiziere – anche qui in maniera inaspettata – dei cinesi del Liaoning. Il 7 febbraio 1994 si scrive la storia: la Thai Farmers Bank vince 2-1, aggiudicandosi il trofeo più ambito. Quell’anno il cerchio viene chiuso con il successo nella Coppa dei Campioni afro-asiatica (ora soppressa), una sorta di Supercoppa che mette di fronte le vincitrici delle Champions africana e asiatica. Anche qui la Thai Farmers Bank parte da sfavorita, ma nelle due gare riesce a prevalere sul più quotato Zamalek riuscendo a trionfare e a diventare “campione di mezzo mondo”.

L’anno seguente si presenta ancora una volta in Champions League. Non come vincitrice dello scudetto, visto che in Thailandia ha prevalso un altro club legato a una banca – il Bangkok Bank – ma come detentrice del trofeo. Al primo turno riceve un bye, come molte altre compagini più forti. Al secondo, invece, approfitta della rinuncia degli indiani del Mohun Bagan, che dopo aver perso 4-0 in Thailandia si rifiutano di giocare in campo neutro (a causa della minaccia di malattie in India la partita avrebbe dovuto svolgersi in Malesia). Il girone finale è ritenuto infernale, quasi dantesco, per la presenza di Verdy Kawasaki e Liaoning, alla ricerca del riscatto, e dei sudcoreani del Seongnam. Sono in pochissimi quelli che scommettono su un bis della TFB.

I thailandesi partono benissimo, sconfiggendo il Liaoning 2-0; ma perdono le successive due gare rischiando di compromettere il discorso qualificazione. Per fortuna cinesi e giapponesi si fanno male a vicenda: la vittoria del Liaoning sul Verdy sancisce l’arrivo a pari merito di tutte e tre le formazioni, ma la spunta la Thai Farmers Bank grazie alla migliore differenza reti. Ancora una volta la dea bendata strizza l’occhio ai banchieri thailandesi. In semifinale vi è una sorta di dejavù: ancora una volta sono infatti i tiri dal dischetto a decretare il passaggio del turno della TFB, stavolta ai danni degli uzbeki del Neftchi.

In finale ci sono i qatarioti del Al-Arabi, nelle cui fila milita anche la giovane punta NKufo, futuro nazionale svizzero. Dopo una gara incerta, l’equilibrio viene spezzato solo a otto minuti dal 90′: la rete che decide l’incontro porta la firma dell’attaccante Natipong Sritong-In, punto fermo della Nazionale – che un paio di anni dopo appenderà gli scarpini al chiodo, a soli 26 anni, per tentare la carriera di golfista professionista. L’attaccante parte sul filo del fuorigioco e fulmina il portiere avversario, contribuendo in maniera decisiva alla fantastica doppietta della TFB.

La seconda coppa ottenuta in due anni convincerà la Federcalcio thailandese a rendere il calcio uno sport professionistico (1996).  Ma ciò non salverà la Thai Farmers Bank dal grande incubo. Nel ’97, infatti, la Thailandia viene investita da una bolla finanziaria che la fa entrare in una crisi profonda. E ciò coinvolge anche le squadre appartenenti alle banche del paese, prima su tutte la TFB. Le azioni della società dimezzano il loro valore e ciò induce i proprietari – la Kasikorn Bank – a disimpegnarsi dal mondo del calcio. Nel 2000, dopo appena tredici anni di vita, la Thai Farmers Bank FC annuncia il suo scioglimento. Anche se in questo caso la storia non ha un lieto fine, la TFB esce di scena da leggenda, dopo aver portato in Thailandia due titoli continentali e uno “mezzo mondiale”.

 

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Simone Galli
Simone Galli
Empolese e orgoglioso di esserlo, ha cominciato ad amare il calcio incantato dal mito di Van Basten. Amante dei viaggi, giocatore ed ex insegnante di tennis, attualmente collabora con pianetaempoli.it.

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