Suso verso la panchina contro il Bologna: la bocciatura potrebbe essere definitiva

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L’involuzione di Suso è totale: dopo un inizio di stagione incoraggiante lo spagnolo si è perso, come successo già lo scorso anno. La differenza è che il calo è giunto molto prima: il numero 8 rossonero ha di fatto brillato per soli due mesi, sfornando assist e mettendo a segno 4 gol, per poi eclissarsi in modo preoccupante. Suso ha segnato una sola rete negli ultimi 5 mesi e mezzo, nei quali è comunque quasi sempre stato impiegato da titolare (con 2836 minuti disputati è il terzo rossonero più utilizzato in Serie A da Gattuso, alle spalle di Donnarumma e Ricardo Rodríguez).

Uno dei grandi problemi del Milan in questa stagione è l’apporto degli attaccanti esterni in zona gol: Çalhanoğlu ha fatto anche peggio di Suso, realizzando un solo gol. 6 reti totali da parte delle due punte esterne titolari: un bottino misero per due giocatori che stanno dimostrando di non saper interpretare al meglio questo ruolo. Il turco viene però impiegato anche in altre zone del campo, mentre lo spagnolo nello scacchiere tattico rossonero occupa sempre il ruolo di ala destra. Uno dei giocatori cardine degli ultimi anni per il Milan, senza dubbio uno dei più talentuosi, sembra ora mostrare tutti i suoi limiti: oltre a essere diventato prevedibile e monotono nella sua classica giocata (cross di sinistro dalla fascia destra all’altezza della trequarti campo), Suso ha ingabbiato il Milan in un modulo che non sta dando i suoi frutti.

Ciò che viene contestato a Suso è l’interpretazione del ruolo: un attaccante esterno che vivacchia in cinque metri quadrati di campo, che non fa movimento senza palla, che non ha mai effettuato un taglio o ricevuto una palla sulla corsa e che, per di più, non offre un significativo apporto in fase difensiva. Suso passeggia nel suo quadratino di campo, un atteggiamento che al Milan, ai tempi, non fu concesso nemmeno a un giocatore straordinario come Ronaldinho.

Nella partita interna contro il Bologna Gattuso sembra intenzionato a lasciare in panchina Suso per far spazio al tridente formato da Paquetá, Cutrone e Piątek: era già successo contro l’Udinese ma l’infortunio rimediato dal brasiliano ha stroncato l’esperimento sul nascere. Risulta molto significativo, però, che nelle gare successive il tecnico calabrese abbia deciso tornare al vecchio modulo piuttosto che inserire Suso sulla trequarti: evidentemente lo spagnolo non viene ritenuto adatto per essere impiegato né da trequartista né da seconda punta, nonostante le sue caratteristiche (propensione all’assist, al dribbling e al tiro da fuori) sarebbero più riconducibili a questi ruoli piuttosto che a quello di esterno (dove la velocità nello scatto e nella progressione dovrebbero essere imprescindibili).

La pericolosità del Milan in zona offensiva nelle ultime settimane è stata praticamente nulla e Gattuso, che si trova nella situazione di non poter più sbagliare se vuole sperare di salvare la stagione, ha capito che deve proporre una formazione diversa, più spregiudicata, infarcita di uomini che giochino a ridosso dell’area avversaria. In generale il 4-3-3 proposto da Montella prima e da Gattuso poi in questi anni ha ottenuto l’effetto di isolare la punta centrale dal resto della squadra: tutti gli attaccanti transitati per Milanello hanno patito questa situazione, da Bacca a Higuaín fino a Piątek, le cui pistole risultano ormai scariche perché chi dovrebbe fornire le munizioni non è in grado di farlo.

Dopo l’ennesima stagione fallimentare del diavolo e con un avvicendamento in panchina che pare ormai certo, ma ancora di più se in questo finale di campionato il Milan dovesse rinascere con il 4-3-1-2, il 4-3-3 potrebbe essere definitivamente abbandonato, o comunque rivoluzionato con la cessione di alcuni illustri interpreti. Il futuro in rossonero di Suso è tutt’altro che scontato, anche perché l’andaluso non è più un ragazzino di primo pelo (è un classe 1993) e l’impressione è che oltre questo livello non riesca proprio ad andare. Inoltre per il Milan rappresenterebbe una plusvalenza non da poco, dal momento che fu prelevato dal Liverpool per pochi spiccioli e potrebbe essere rivenduto per una cifra comunque considerevole (probabilmente tra i 25 e i 35 milioni di euro).

Anche il pubblico di San Siro, innervosito dall’atteggiamento indisponente e dallo scarso apporto del giocatore, pare aver abbandonato il talento di Cadice. Sembrava uno dei giocatori attorno al quale creare una grande squadra ma invece di sbocciare definitivamente si è rinchiuso nel suo bozzolo, proprio nel momento in cui ha iniziato ad assaporare l’emozione di giocare in nazionale. L’eventuale cessione di Suso potrebbe in un certo senso liberare il Milan, spingendo il club rossonero a cambiare un’impostazione di gioco ormai stagnante e per nulla fruttifera.

Stefano Tomat
Stefano Tomat
Nasce nel 1987 a Udine, gioca a calcio da quando ha 6 anni. Laureato in Relazioni Pubbliche e Comunicazione Integrata per le Imprese e le Organizzazioni.

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