Una poltrona per due

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Non è Natale senza Una Poltrona Per Due. Allo stesso modo, non è una vera chiacchiera da bar a sfondo calcistico se, alla fine della fiera, non si giunge al classico paragone tra Messi e Cristiano Ronaldo. Le analogie col film tormentone di Mediaset non sono tantissime ma sono molto ovvie: il dualismo, le storie personali molto differenti dei due protagonisti, il chiacchiericcio dei due fratelli Duke (in questo caso metafora dei media e di tutti noi appassionati) che cercano di capire chi sia il migliore e specialmente l’inevitabile ricorrenza.

La metafora è al contempo facilissima da strappare, è evidentissimo. Nella realtà Leo e CR7 non si sognano minimamente di unire le forze come invece accade a Eddie Murphy/Billy Ray Valentine e Dan Aykroyd/Louis Winthorpe III nel finale della pellicola natalizia classe 1983 perché, alla fine, nel loro caso non c’è un cattivo da sconfiggere (se non la sconfitta stessa, probabilmente. Ma questo virerebbe il discorso verso lidi più intellettualmente onanistici che non popolari e il paragone con Una Poltrona Per Due crollerebbe. Chiaramente in favore di un mediometraggio ungherese con sottotitoli in fiammingo che analizza il divorante desiderio di successo insito nel cuore dell’uomo. Facciamo di no, giusto?). Il punto è un altro.

E, più precisamente, risiede proprio nella battaglia infinita tra questi due mostri sovrannaturali del giuoco del calcio, impegnati in un confronto che ormai si tiene da così tanto tempo che ci siamo totalmente assuefatti. Per noi è una cosa normale, come il caffè al mattino. La fresca assegnazione del Pallone d’Oro, tra l’altro, ha se possibile solo rinverdito i fasti del secondo più grande tormentone calcistico dell’ultimo decennio (il primo resta pur sempre il paragone Messi/Maradona. Che il Cielo abbia pietà di noi).

Però quando dicembre volge al meriggio della sua esistenza, tra un trailer de Il Grinch e uno de Una Promessa è Una Promessa, è impossibile sfuggire alla tentazione di chiedersi se anche quest’anno Italia Uno ci ammannirà il celeberrimo climax di Wall Street che impazzisce sul valore del succo d’arancia o se sta per arrivare l’ennesimo sequel dell’ormai interminabile saga sul confronto Lionel-Cristiano. In breve, se il dualismo più esasperante della storia del calcio giungerà al termine. E, con lui, un’intera epoca, probabilmente.

Esattamente come nel caso del film culto di John Landis. Se dovessero smettere di trasmetterlo sarebbe la fine di un’era. Un’era esasperante, forse, ma che ormai era divenuta tradizione.

PS: buon Natale!

Giorgio Crico
Giorgio Crico
Laureato in Lettere, classe '88. Suona il basso, ascolta rock, scrive ed è innamorato dei contropiedi fulminanti, di Johan Cruyff, della Verità e dello humour inglese. Milanese DOC, fuma tantissimo.

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