Ma son vent’anni…

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Mercoledì 7 maggio 2003, 20 anni fa. Onestamente, non ricordo cosa feci quel giorno. Da lì a tre mesi avrei compiuto 20 anni. Ero all’ultimo anno dell’ITIS, maturità in vista (sarebbe uscito Pirandello come autore, il mio scrittore preferito – che fortuna!) che sarebbe coincisa con quella che ancora oggi è ricordata come l’estate più calda degli ultimi 200 anni.

Non so se quella mattina andai a scuola: per certo, la sera mi ritrovai con gli amici milanisti di sempre a vedere la partita, tutti insieme, a casa di uno di noi nel mio paesino: Porto San Giorgio.
Quasi 20 anni avevo, e 20 anni sono passati. Parafrasando Dante, potrei dire che ero “Nel mezzo del cammin della mia vita…”

Caschetto biondo stile The Calling, o Nick Carter dei Backstreet Boys, passavo le giornate un po’ su mIRC – il Telegram del tempo – e un po’ per strada, tra sale giochi, fumetterie e campi di calcetto. Ci squillavamo con le ragazze, per far capire che le avevi pensate, e ci ritrovavamo a scrivere così, snz vcl o tuttoattaccato, nn xké fossimo illetterati ma x risparmiare char negli SMS.

Altri tempi, altre età. Altre vite.

Nel calcio, beh… lo sapete tutti, l’Italia si ritrovava con tre club in semifinale di Champions League, tra cui proprio il primo storico derby tra Milan e Inter. Non ho dettagli lucidi di questa partita, ma ricordo benissimo invece dove ero e cosa facevo poche settimane prima, quando in Milan-Ajax 3-2 Inzaghi – su sponda aerea di Ambrosini – propiziò la rete di Tomasson nel recupero. Ero al telefono, in lacrime, con un amico. Sapete, l’adolescenza: una storia andata male, tu che provi a rifugiarti nelle gioie sportive e la tua squadra del cuore che sta vivendo l’ennesimo psicodramma. E poi… gol!

Un passato che in parte ritorna e che in parte vorresti ritornasse. Spensieratezza, chioma folta, una vita davanti a te ancora tutta da pianificare e scrivere. 20 anni dopo chi vi scrive non vive più nel paesino sopracitato, ma proprio a Milano. Ha scoperto che gli piace scrivere, e non è nemmeno male a farlo, e a livello lavorativo ha trovato una sua strada, dopo anni – lustri – difficili. Il legame col ragazzo del tempo vive nelle relazioni sentimentali, con il cartello “storia andata male” che campeggia sempre sullo sfondo. Vorrebbe tornare indietro, carmbiare qualche sliding door, evitare tanti errori. Ma non si può.

Non credo vi possa interessare molto, in realtà, ma con questa sorta di diario dal passato provo a essere, per tutta quella generazione che mi è anagraficamente vicina e che “può capire”, l’unica macchina del tempo che ci è concessa. Diciamo che “questo è dedicato a te, alla tua lucente armonia. Sei immensamente…”, per provare a lasciarvi le “Vibrazioni” giuste, senza finir però picchiati dalla “ragazza che mena” degli Articolo 31.

Uno “sblocca ricordi”, un “Viaggia insieme a me” (qualcuno ha detto Eiffel 65?) per far riaffievolire i profumi del tempo, quei vecchi locali ormai ricordi sbiaditi, come una videocassetta noleggiata in un familiare Blokbuster. Da un derby in semifinale di Champions a un altro, ci siamo lasciati alle spalle un’altra metà. Eppure il 2003 sembra ieri, mentre il 1983 una vita fa. Questione di percezioni “intorpidite” (“Numb” avrebbero detto proprio in quei mesi i Linkin Park).

Lo sport è anche questo, dopotutto. Una fonte di ricordi, di connessioni, di emozioni. Dove eravate il 9 luglio 2006, il giorno della finale dei Mondiali di Germania, sicuramente lo ricordate tutti ben distintamente, se avevate almeno 10/11 anni. Se invece vi chiedessi cosa avete fatto il 9 luglio del 2022, probabilmente per saperlo provereste a controllare la cronologia delle foto sul vostro smartphone.

Il presente, che diventa passato, che richiama il futuro. 20 anni fa, fu un doppio pareggio a spedire il Milan a Manchester e poi sul tetto d’Europa. Adesso, servirà segnare un gol in più, anche fosse ai rigori, per staccare il pass per Istanbul.

Ah, già. Istanbul. 25 maggio 2005. Milanisti: ve lo ricordate dove eravate quella sera, vero? Beh, riavvolgiamo il nastro. Forse il futuro può cambiare il passato, almeno nello sport…

Francesco Davide Scafà
Francesco Davide Scafà
Da Porto San Giorgio a Milano, passando per Monaco di Baviera. Da scout per Perform a Data Editor per DAZN, a SMM per Forbes Italia, oggi gestisce social e comunicazione per Betclic Italia, parlando di sport ed eSports. Polemico per natura e critico per vocazione.

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