La Svizzera, ad Andorra, si scopre bruttina, ma cinica

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Certo, ci sono delle attenuanti. Il campo, sintetico (e anche brutto), la trasferta disagevole (tre ore di torpedone da Barcellona, e con alcuni bagagli lasciati indietro per problemi logistici), la quota. Però, la Nati di ieri sera (partita con cinque elementi differenti rispetto alla formazione di Budapest) è stata davvero bruttina da vedere. Ad Andorra La Vella, i rossocrociati hanno ottenuto i tre punti solo grazie a un poco soddisfacente 1-2.

Piccola soddisfazione: l’undici di Petković  è la prima selezione maggiore elvetica che si trova a punteggio pieno dopo tre partite, in un girone di qualificazione per un campionato del mondo. Pensare che, come prevedibile, la partita si era messa bene per la Svizzera, grazie al rigore (dubbio) trasformato da Schär al 18′, per fallo dell’ex Bellinzona Lima Solà su Mehmedi. Anziché essere il preludio di una goleada, però, la rete è rimasta l’unica, con gli svizzeri incapaci di concretizzare azioni, comunque, prive del necessario mordente per fare male alla piccola Andorra, alla quale è bastato mantenere la testa sulle spalle e un minimo di ordine tattico, per giocare praticamente alla pari della capolista del girone.

Nella ripresa, Vlado ha inserito Elvedi e, più tardi, Zakaria (dello Young Boys, e quindi abituato a giocare sul sintetico) al posto di Gelson Fernandes. La mossa ha dato un po’ di pepe all’incontro, e al 77′ gli elvetici hanno segnato lo 0-2, grazie a un colpo di testa di Mehmedi, che ha deviato in rete un traversone da sinistra di Shaqiri. Nel recupero, Andorra ha clamorosamente trovato il gol della bandiera, grazie a una bella conclusione di Martínez da fuori area, che ha però trovato un Bürki troppo sorpreso: evidente, in questa occasione, la deconcentrazione un po’ di tutti.

In definitiva, un passo indietro. Vlado aveva detto che ci sarebbero stati dei rischi, e le sue previsioni si sono, puntualmente, avverate. La Nati è apparsa deconcentrata, con poco mordente, in una partita che era da vincere, e con qualche gol di scarto. Il Portogallo, infatti, ha segnato dodici reti, nei due ultimi incontri: e, in caso di arrivo in parità, la differenza reti stabilirà chi si troverà davanti. Discorsi prematuri, ovviamente. Tuttavia, i portoghesi hanno fatto vedere qual è lo spirito giusto per affrontare le cosiddette “piccole”. Tra l’altro, CR7 e compagni affrontavano in trasferta i faroensi che, al fischio d’inizio, si trovavano davanti a loro in graduatoria.

Vlado, a fine partita, era contento per i tre punti e, ovviamente, molto meno per la prestazione. Troppo lenti, e prevedibili, gli elvetici. La scusa del fatto che gli avversari hanno giocato una partita difensiva, spezzettando il gioco, non basta a giustificare un incontro dai contenuti modesti. Nel dopo partita, i protagonisti sono stati tutti concordi a parlare di approccio mentale sbagliato: ci volevano maggiore attenzione, concretezza e concentrazione, al netto delle piccole provocazioni degli avversari.

Insomma, avanti piano. Forse, un episodio salutare per la truppa rossocrociata: qualcuno tra loro, forse, pensava che in campo ci andasse il ranking FIFA, e non i giocatori. I gol non vanno solo annunciati, ma realizzati. Negli ultimi minuti, dopo la rete dei padroni di casa, era palpabile anche la paura della clamorosa rimonta. Probabilmente, il segnale, per Vlado, che il paziente lavoro di costruzione della nuova Svizzera di vertice non è ancora terminato. Le seconde linee, tra l’altro, che avrebbero dovuto provare a mettersi in mostra, non hanno per niente brillato. Un altro aspetto sul quale bisognerà lavorare, in ritiro.

Il prossimo impegno, per i rossocrociati, sarà a Lucerna, il 13 novembre, con le Fær Øer. Petković, diverse settimane fa, ha annunciato che farà precedere questa sfida da un periodo di preparazione in Ticino. Sicuramente, sarà l’occasione, per il selezionatore, di creare la mentalità giusta per affrontare questo tipo di sfide. Contro gli scandinavi, sarà necessario vincere, e giocare bene: il primo posto nel girone, contro questo Portogallo, lo si potrà ottenere solo senza commettere errori. O, perlomeno, commettendone meno dei lusitani.

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

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