Al compimento della maggiore età

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Ce l’hai fatta.

Finalmente, è appena il caso di dire, perché di aspettare c’eravamo stancati e un po’ anche perché ci tenevamo un po’ tutti, tifosi e no.

Il tuo scudetto, cara Olimpia Milano, non è diverso dal primo dell’Inter di Mancini, o da quello che non è arrivato a Liverpool, sponda Anfield: della serie, attese infinite e una beffa dopo l’altra.

Del resto, a portare un certo nome si fa fatica: 25 scudetti non si vincono per caso. E neanche tutte quelle coppe europee e quelle Coppe Italia: semplicemente, il basket in Italia. Che tra l’altro, ad esser franchi, non vive il suo miglior momento storico: pochi anni fa le Virtus, le Benetton o le Fortitudo di turno dominavano l’Europa o comunque la graffiavano: e tu eri lì, lontana dallo splendore che in realtà ti spetterebbe.

Per ragioni di storia o per diritto divino, per il significato di quella canotta, per le troppe beffe “quando conta davvero” dopo l’avvento di Giorgio Armani. Un altro che, onestamente, lo scudo se lo merita tutto: lasciamolo godere, insieme ai tanti tifosi milanesi, agli occasionali e gli aficionados, perché è un po’ il giorno di tutti.

Personalmente, ti ho vista dal vivo diverse volte. Indossavi vesti diverse: una volta al Forum portavi un Gallinari nel completo e sbaragliavi gli avversari (ma poi?) e un’altra volta ancora battevi la allora matricola Dinamo Sassari, quando sembrava che potesse sparire.

La cosa più bella di quella sera del 2011 al PalaSerradimigni, sinceramente, fu il tuo coach, che col cuore in mano s’augurava che Sassari ce la facesse e sopravvivesse, un uomo tutto d’un pezzo, tornato ad allenare per l’amore incondizionato, totale e sinceramente devoto per questa magia che si chiama Olimpia: Dan Peterson, che oggi è il più felice del mondo. Tocca il cielo con un dito.

E allora è andata, ti sei presa il tuo scudetto quando l’ultimo, vinto a metà 1996, è diventato maggiorenne: quale regalo migliore che un fratellino, il ventiseiesimo?

Auguri Olimpia, auguri per essere tornata dove ti compete: più in alto di tutti. E ora sotto con l’Europa: chi non ti teme sbaglia di grosso.

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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