Tre mesi a Euro2024: quale attacco per Spalletti?

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Il countdown è partito, 90 giorni esatti a Euro 2024. Tre mesi d’attesa prima che, il 14 Giugno, scatti in Germania la rassegna continentale che vedrà l’Italia difendere il titolo conquistato nel 2021 a Wembley contro l’Inghilterra. Una pandemia e una vita fa, eppure passate velocemente. Solo tre anni di distanza dall’ultima edizione del torneo, itinerante, per festeggiare i 60 anni dalla sua nascita. Spostata di un anno (dal 2020 al 2021) a causa del Covid-19, così come i giochi olimpici di Tokyo. Era destino che l’Italia di Mancini e Vialli fosse un bellissimo fuoco d’artificio destinato a spegnersi in poco tempo, ma che, nell’atto del suo brillare, sia stata in grado di lasciare tutti a bocca aperta. La mancata qualificazione ai mondiali, seconda consecutiva, un dramma calcistico nazionale senza precedenti, la prematura scomparsa del team manager e storico amico e compagno di squadra del Mancio e le turbolente dimissioni del ct, con tanto di fuga verso l’Arabia Saudita, sono quanto di peggio potessimo augurarci dopo aver sollevato la coppa per la seconda volta nella storia, dopo il 1968, illuminando d’azzurro il cielo di Londra. L’arrivo di Luciano Spalletti, dopo aver riportato lo Scudetto a Napoli dopo 33 anni, è una fiammella che rischiara un poco il buio totale nel quale siamo calati.

I PAPABILI PER LA GERMANIA – La domanda, con così poco tempo rimanente a disposizione, è lecita: come siamo messi? Spalletti è stato chiaro in ottica convocazione, porterà con sé 23 giocatori e dai 4 ai 6 nomi in più tra i pre-convocati. In porta sicuri gli slot di Donnarumma e Vicario, c’è da scegliere il terzo portiere con una bagarre accesa tra Meret, Provedel, Carnesecchi e Di Gregorio. Il napoletano resta il favorito, il laziale scalpita per scippargli questo ruolo. In difesa le corsie esterne sono piene: Di Lorenzo, Dimarco e Darmian hanno già la valigia fatta e anche Udogie, grazie alle spalle larghe fatte in Premier con il Tottenham, potrà far parte della spedizione. Sotto osservazione e gradimento del ct ci sono poi: Cambiaso, autore di una buona stagione alla Juventus; Bellanova, che sull’altra sponda del Po, in maglia granata, si sta riscattando dopo gli alti e bassi dell’Inter dell’anno scorso, seppur con un ingresso in finale di Champions. Spinazzola, se ritrova la condizione, sarà elemento imprescindibile, mentre nelle retrovie stazionano Biraghi, Calabria, Florenzi, Lazzari, Emerson Palmieri e Kayode. Al centro Bastoni e Acerbi sono già sull’aereo e dovrebbero completare il reparto anche Scalvini, Gatti, Mancini e Buongiorno. Le sorprese dell’ultim’ora potrebbero essere Calafiori (che stagione sta facendo al Bologna?), Ranieri e Romagnoli, mentre per Bonucci le chances sono praticamente inesistenti. A centrocampo gli inamovibili sono gli interisti Barella e Frattesi, i romanisti Cristante e Pellegrini (ravvivato dalla cura DDR) ed il “gunner” Jorginho, ritornato in auge dopo un periodo opaco, seguente ai famosi “rigori” falliti contro la Svizzera che ci sono costati il Qatar. Complice la sua stagione da protagonista, anche Giacomo Bonaventura ha catturato le attenzioni di Spalletti e farà parte della truppa azzurra. Con la Fiorentina ha, fin qui, giocato 26 partite e segnato 7 gol, con 2 assist. I suoi 34 anni potranno rappresentare l’elemento d’esperienza utile nello spogliatoio e in campo nelle fasi finali di match complicati. I campioni d’Europa Locatelli e Pessina dovrebbero strappare il pass tedesco, mentre le sorprese potrebbero essere il “flaco” Andrea Colpani (anche lui 7 gol, e 4 assist, con il Monza) e l’italo-nigeriano Michael Folorunsho, talento e trascinatore dell’Hellas Verona con gol d’autore. Futuribili, ma ancora acerbi, Casadei, Fabbian e Gaetano.

QUALE ATTACCO? – Se nel calcio vale la regola che “la miglior difesa è l’attacco”, con quali attaccanti l’Italia di Spalletti andrà a difendere il titolo in Germania? Già, perché i timori maggiori sono nel reparto che più conta, quello che decide le partite. Lì, dove storicamente e fino al 2006 siamo stati prolifici in gol e talento, ora sembra esserci il deserto o, visto che siamo in terra tedesca, sarebbe più appropriato dire una “foresta nera”. Tutto dipenderà, in ogni caso, dal sistema di gioco che il ct sceglierà. Spalletti ha una consolidata predilezione per il 4-3-3, ma lavora anche sul 3-5-2 di “inzaghiana” griffe e sul 3-4-2-1. Chiaro, quindi, che le fasce saranno di primaria importanza e, in questo caso, le certezze sono due, considerando Berardi out per l’infortunio grave subito al tendine d’achille: Federico Chiesa, nonostante la sua altalenante stagione in bianconero, è il giocatore italiano di maggior talento. Protagonista della cavalcata trionfale manciniana, con tanto di gol decisivi all’Austria agli ottavi e alla Spagna in semifinale, in azzurro potrà ritrovare le motivazioni giuste, visto che lo Scudetto è ormai andato; Matteo Politano, 7 gol e 7 assist in 26 partite di una stagione complicatissima per il Napoli con il tricolore sul petto, uno dei pochi a saper saltare l’uomo e concludere dalla distanza. Scalpita per una maglia azzurra Riccardo Orsolini, 9 gol e 2 assist, ma soprattutto giocate sopraffine agli ordini di Thiago Motta. C’è Stephan El Shaarawy, 1 gol in 2 presenze con il nuovo ct, fondamentale nel nuovo scacchiere giallorosso di Daniele De Rossi. Poi c’è Vincenzo Grifo, 7 gol e 7 assist come Politano, ma lui gioca in Bundesliga con la maglia del Friburgo e non è mai stato preso in considerazione da Spalletti, almeno fino ad ora. Zaccagni e Zaniolo, soprattutto quest’ultimo, hanno reso poco e male quest’anno e sono più fuori che dentro. Qualche chance ce l’ha solo il laziale, con l’alibi di 7 gare saltate quest’anno per infortunio che ne hanno indebolito la condizione fisica. Quindi, che sia 4-3-3 o 3-4-2-1 sulla trequarti e sugli esterni Spalletti ha delle alternative, stesso dicasi per il 3-5-2 dove entrerebbero in gioco anche i tornanti come Di Lorenzo e Dimarco.

CERCASI BOMBER – La vera nota dolente riguarda il centravanti. Chi dovrà e potrà gonfiare la rete? Non c’è dubbio che l’uomo di Spalletti, in partenza, sarà quel “falso nove” che è Giacomo Raspadori. Utilizzato spesso a Napoli come vice-Osimhen e in azzurro come punta dal ct toscano. La sua presenza auspica un gioco più verticale, fatto d’inserimenti e di ricerca degli spazi, perché non può certo eccellere in altezza né fare quel ruolo spalle alla porta, utile a far salire la squadra. Nelle 6 partite spallettiane c’è stato praticamente sempre, anche se di gol non ne fa tanti: solo 4 con la maglia del Napoli quest’anno, vagando nei tre ruoli d’attacco con i tre allenatori che si sono susseguiti sulla panchina partenopea: da Garcia a Calzona, passando per Mazzarri. Il nostro campionato non aiuta, tra le grandi squadre soltanto la Lazio ha in Ciro Immobile una prima punta italiana titolare. L’Inter gioca con Lautaro Martinez e Thuram, la Juventus ha Vlahovic, il Milan si appoggia ancora sull’eterno Giroud, il Napoli vive delle fiammate di Osimhen, la Roma ha riportato in Italia Lukaku e l’Atalanta potrebbe avere Scamacca, ma Gasperini ha rivalorizzato De Ketelaere nel ruolo in cui veramente riesce ad incidere e l’italiano ora c’è, ora non c’è. La Fiorentina sta puntando solo adesso su Belotti, ma ha impostato la stagione su Nzola e sul giovane argentino Beltran, ricavando meno di quello che si aspettava, soprattutto dall’ex-Spezia. Guardando alla classifica marcatori di Serie A, il piatto piange. Il primo bomber con il passaporto italiano occupa la diciassettesima posizione, gioca nel Sassuolo e corrisponde al nome di Andrea Pinamonti, autore fin qui di 9 gol. Il ventiquattrenne di Cles, però, non è certo tra le preferenze del ct né ha l’esperienza internazionale che serve per affrontare una competizione difficile come l’europeo. Lorenzo Lucca, attaccante dell’Udinese, di gol ne ha fatti 7, ma vale lo stesso discorso del bomber precedente: è al primo campionato in A e non ha esperienza europea, nonostante la sua breve avventura all’Ajax, non certo fortunata. In generale, non sembra ancora avere i gradi da attaccante di razza. Al 27imo posto ci sono il genoano Mateo Retegui e Gianluca Scamacca, entrambi con solo 6 gol, anche se sono due che una maglia per la Germania dovrebbero indossarla. Retegui è quello più affidabile come centravanti puro, abile a presidiare l’area di rigore e puntuale nei colpi di testa, mentre Scamacca, più manovriero, porta con sé diverse incognite sia fisiche (spesso infortunato) sia di rendimento. Quando sta bene, è sicuramente lui l’attaccante con la qualità tecnica, le doti fisiche ed il mirino verso la porta più indicati. Anche lui, però, sta vivendo troppi alti e bassi con l’Atalanta. Doveva approdare all’Inter, ha scelto la Dea per rifarsi dopo l’amara parentesi al West Ham e solo a tratti ha fatto vedere ciò di cui è capace. Come l’ultimo gol segnato a Lisbona allo Sporting, nell’andata degli ottavi di finale di Europa League. E Ciro Immobile? Con la Lazio sta vivendo la sua stagione peggiore da quando è in Serie A. Già criticato a Euro 2020 per aver segnato solo 2 gol nella fase a gironi, contro Turchia e Svizzera, sembra aver perso quel fiuto da felino d’area di rigore anche con la maglia biancoceleste. Spesso di pessimo umore, ha avuto più di una frizione con Sarri, neo-dimissionario in panchina. Anche lui solo 6 gol a referto, troppo pochi per un bomber che è stato “pichichi” del nostro campionato in ben quattro occasioni, una volta in Europa League e ha vinto anche una Scarpa d’Oro nel 2020. Lui era la nostra base più stabile, sgretolatasi mattone dopo mattone e ora non più una garanzia per Spalletti. A meno che la disastrosa annata laziale non gli gonfi l’orgoglio e il petto e non si presenti in azzurro con la precisa voglia di spaccare il mondo. Francamente, ad oggi, non ci sembra in questo mood, ma sarà un piacere essere smentiti. Da Pavoletti in giù non ce la sentiamo di proseguire, il piatto è questo e piange a dirotto. Una volta c’erano Vieri, Inzaghi, Montella, Toni, Gilardino e compagnia bella, oggi la casella numero 9 è desolatamente vuota. A Spalletti il compito di riempirla, se non immediatamente quest’estate, inderogabilmente entro due anni. Il mondiale nord-americano ha bisogno dell’Italia e l’Italia intera ha bisogno di urlare da Nord a Sud ai gol del suo nuovo bomber. Per ora, un Mister X.

Roberto Tortora
Roberto Tortora
Laureato in Scienze della Comunicazione, a Salerno. Master in Giornalismo IULM, a Milano; Giornalista professionista.

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