Ah, da quando Roger non gioca più

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Cesare Cremonini citava Baggio e Senna nella sua Marmellata #25, ma siamo sicuri che dovendola scrivere oggi sarebbe impossibile non nominare anche Roger Federer. Il tennista svizzero ha detto basta: la Laver Cup sarà il suo ultimo torneo. A dire il vero non è un proprio torneo in quanto si tratta di un’esibizione; per tornare indietro alla sua ultima apparizione ufficiale bisogna scorrere fino al giugno 2021 quando a Wimbledon fu sconfitto ai quarti di finale da Hurkacz.

Federer è stato il tennis: si può discutere su chi sia il più forte di tutti i tempi analizzando gli slam vinti (in questo caso Nadal è in vantaggio su tutti), ma la classe e l’eleganza dello svizzero hanno portato questo sport ad un livello irraggiungibile. Basti pensare che l’elvetico è stato elegante anche nelle sconfitte. Come quella dell’estate 2019, sempre a Wimbledon, praticamente casa sua: nella finale contro Djokovic lo svizzero fallisce due match point (una prima di servizio mancata e una discesa a rete un po’ tenera). Sarebbe stata la vittoria più grande della tua carriera. È stata la sconfitta più grande della tua carriera. Cambia davvero qualcosa, in fondo?

 

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Si parlava di sconfitte, ma è troppo ingiusto: è come se Federer non avesse mai perso. Come dimenticarsi per esempio dell’Australian Open 2017 quando di ritorno da un lungo infortunio arrivò fino in finale battendo Nadal in cinque set di epica battaglia. Nadal appunto, il suo rivale più ostico che ha caratterizzato un’intera era, ma per il quale ha sempre avuto un rispetto quasi fraterno.

Roger Federer è un artista, è una storia, è un’idea; è lo sport, è il tennis. È il motivo per cui ci si veste di bianco, ci si stringe la mano, si chiede scusa per un nastro, si fa silenzio quando la palla è in campo. Ed è anche un uomo che trema e sbaglia, ma che persino quando sbaglia lo fa magnificamente. Lo fa con un senso. Non riesco a pensare a un dono più grande, per gli occhi di chi guarda. Per le mani di chi impugna per la prima volta una racchetta da bambino.

Oggi quando si vedrà una partita di tennis si avrà sempre il desiderio di veder scendere in campo quello che è stato un idolo per tutti gli appassionati: la sua forza naturale, il talento, la purezza e l’estetica di ogni colpo, senza punti deboli. Grazie Roger, per sempre.

Rodella Alessandro
Rodella Alessandro
Nato a Brescia nel marzo del 1992, ama lo sport in generale, soprattutto calcio, tennis e motori. Pratica i primi due a livello amatoriale senza grandi risultati. Appena può, ama seguire gli sport "dal vivo".

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