Dal pallone alla bottiglia: quando l’ex-calciatore è “divino”

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Edmondo De Amicis diceva che il vino aggiunge un sorriso all’amicizia ed una scintilla all’amore. Ciò che l’autore di Cuore non poteva ancora sapere è che per molti, ormai, è diventato un vero e proprio business. Anche per i calciatori. Sono in tanti che, una volta appesi gli scarpini al chiodo, decidono di intraprendere la carriera vitivinicola. Per una passione fermentata sin da quando si concedevano pochi sgarri durante la loro carriera o, più semplicemente, perché fiutano l’affare. Uno di questi è Andrea Barzagli, ex-difensore della Juventus e campione del mondo con l’Italia di Marcello Lippi nel 2006. Il calciatore fiorentino, ritiratosi nel 2019, è poi diventato assistente di Sarri prima e delle giovanili della nazionale italiana poi, concedendosi anche il ruolo di opinionista a DAZN. Nel frattempo, però, si è imposto anche come produttore vinicolo con la cantina Le Casematte, brand siciliano che nasce nel 2008 da un’iniziativa di Gianfranco Sabbatino, commercialista messinese per professione e viticoltore per passione e di cui Barzagli è diventato prima amico e poi socio. Conosciuto negli anni palermitani, è stato travolto dalla sua passione e si è gettato a capofitto con lui nella nuova avventura. Fino a diventare un esperto, al punto da essere salito in cattedra nei giorni scorsi al Camplus Firenze, una delle massime strutture esistenti in cui si insegnano le tecniche di degustazione del vino. Barzagli ha incontrato gli studenti e risposto alle loro domande, illustrando il lavoro che produce nei suoi vigneti, che dominano lo stretto di Messina, in località Faro, ad oltre 500 metri sul livello del mare.

Barzagli, però, non è il solo: vi ricordate di Anderson Hernanes de Carvalho Viana Lima, meglio noto come Hernanes? Il centrocampista brasiliano in Italia viene ricordato con affetto soprattutto dai tifosi della Lazio, grazie ai suoi gol nei derby della Capitale e al trionfo in Coppa Italia proprio contro la Roma nel 2013. Meno esaltanti le sue esperienze con la maglia della Juventus e dell’Inter. Lo chiamavano “il profeta”, soprannome affibbiato da un presentatore di una tv brasiliana, colpito dal fatto che il giocatore, durante le interviste, citasse sempre qualche proverbio della Bibbia. Come poteva non essere “di-vino” il suo destino post-calcio giocato? Galeotta è una visita nel 2015 ad una cantina nelle Langhe, posto che Hernanes non conosceva e di cui si innamora perdutamente. Così come non conosceva affatto il mondo fatto di calici e cavatappi. Ha deciso di imparare e di acquistare un terreno a Montaldo Scarampi, in provincia di Asti, dove ora sorge la sua cantina: Ca’ del Profeta, nome a dir poco evocativo. “Una bottiglia di vino contiene più filosofia di tutti i libri del mondo” è il claim della sua azienda, in cui produce vini autoctoni di grande qualità come Barbera, Grignolino e Brachetto. Se provate a chiamare, risponde direttamente lui anche al telefono, lo riconoscerete subito e in maniera un po’ grottesca: “Buongiorno Ca’ del Profeta, parla il profeta”.

Buon gusto per il vino significa palato fino e cervello finissimo. Dote principale, oltre al piede goniometrico, che abbiamo apprezzato durante tutta la sua carriera in un talento cristallino come Andrea Pirlo. Il campione del mondo ha chiuso la sua esperienza-lampo da allenatore della Juventus e si è portato Supercoppa italiana e Coppa Italia a Castel Mella, in provincia di Brescia, dove da circa dieci anni c’è la sua azienda vinicola, Pratum Coller. “In piena attività agonistica – è lo stesso Pirlo a confermare – bevevo qualche bicchiere dopo le partite. Un calciatore durante la settimana deve stare molto attento”. Ora che non gioca più, non solo può allentare la cinghia, ma diversificare anche il suo patrimonio e dedicarsi a una passione che è diventata lavoro. La cantina produce a pieno ritmo, circa 25mila bottiglie l’anno, e ha nel suo carnet due rossi (l’Arduo quello di punta), un rosato di Pinot Nero, un Brut Chardonnay e un bianco vinificato con Trebbiano di Lugana, a firma IGP.

Un uomo che ai bordi del campo ci vive e ci si sgola è Luciano Spalletti, che da buon toscano ha deciso di produrre il suo “Bordocampo IGT Toscana 2015” rilevando una società agricola a Fusecchio, nel fiorentino. Suo è l’80%, il restante 20% della moglie. Una produzione da diecimila bottiglie l’anno di un rosso mixato con uve Sangiovese e Merlot. Sulla sua scia un altro allenatore, il ruspante Alberto Malesani che, sempre dal 2015, si è dedicato all’azienda agricola La Giuva nel Veronese con la sua famiglia. I suoi vini biologici sono il Valpo, il Rientro, l’Amarone e il Recioto. E poi il compianto Paolo Rossi, Gianluigi Buffon, Damiano Tommasi, Alessandro Gamberini, Dario Dainelli e tanti altri sulla stessa strada che dal prato verde del campo di calcio ha fatto imbeccare loro le dolci salite dei filari di collina. Perché dopo aver respirato l’odore acre dello spogliatoio per una ventina d’anni, ecco che arriva facile il dolce aroma fruttato nelle narici, quello dei tannini sulle papille gustative, il piacere della tavola… ed il profumo dei soldi!

Roberto Tortora
Roberto Tortora
Laureato in Scienze della Comunicazione, a Salerno. Master in Giornalismo IULM, a Milano; Giornalista professionista.

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