Lugano, un primo bilancio

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Si chiude l’anno, anche per il FC Lugano. Come da tradizione, proviamo quindi a tirare la riga, come dice sempre il presidente Angelo Renzetti. Un anno difficile, per il club, soprattutto dal punto di vista economico; ma che sta regalando soddisfazioni, sotto quello sportivo.

Non era così scontato, in fondo: e quindi vanno fatti i complimenti alla società, per quello che è stata in grado di fare. Perché creare e mantenere una rosa competitiva, in queste condizioni, non era facile. Invece, presidente e dirigenza hanno fatto il loro: e, oggi, quella bianconera è una compagine che ha dimostrato di potersela giocare con tutte, compreso lo Young Boys, che i sottocenerini hanno costretto a uscire dal proprio campo con un solo punto all’attivo, rimontando due volte lo svantaggio.

Dietro questi risultati (quinto posto con 19 punti, in coabitazione con Zurigo, Losanna e Servette, ma con due partite ancora da giocare) ci sono una rosa equilibrata e, soprattutto, tanto lavoro sotto l’aspetto fisico e mentale.

I ticinesi non segnano tantissimo (13 le reti segnate sinora, come il Servette e una in più del San Gallo, che pure sono considerate squadre con un gioco offensivo), ma hanno la difesa più forte del campionato (10 gol subiti, come lo Young Boys capolista). Certo, devono ancora giocare due partite (una, tra l’altro, contro i campioni svizzeri): tuttavia, i numeri sono a loro favore.

Dicevamo: gioco e mentalità. L’undici di Jacobacci si copre bene, con due esterni di ruolo che tengono larga la linea di difesa, chiudendo le fasce, e con il centrocampo che, se necessario, accorcia la squadra, riducendo gli spazi tra i reparti. Quando poi recuperano palla, i sottocenerini tentano di ripartire, grazie ad attaccanti in grado di giocare palla a terra, e che provano a dare profondità all’azione offensiva. Gli esterni, in questo caso, fanno anch’essi un gran lavoro, facendo salire la squadra, portando se possibile l’insidia dalle fasce.

Ma la novità di quest’anno sono le buone prestazioni dal punto di vista atletico: in più di un’occasione i ticinesi hanno risolto le partite negli ultimi minuti, a dimostrazione di una freschezza fisica che dà loro lucidità in tutto l’arco dei 90′. A questo si aggiunge la mentalità giusta, e la consapevolezza di essere una squadra di buona qualità.

Dietro tutto ciò, il lavoro di un tecnico che è poco personaggio e tanto lavoro concreto. A Maurizio Jacobacci dicemmo, una volta, che guidava una squadra operaia e lui, lungi dall’offendersi, capì perfettamente il concetto: vale a dire un gruppo concreto, ben amalgamato tra giocatori esperti e giovani promettenti, dove tutti si aiutano, facendo il proprio e senza fronzoli, consapevoli di ciò che possono fare per i compagni.

Certo, i risultati aiutano: quando le cose vanno bene, è facile andare d’accordo. Però è un fatto che l’allenatore abbia una sua abilità nel tenere tutti sulla corda, pronti a fare il loro ingresso in campo. E non è un caso, quindi, che le sostituzioni siano state spesso decisive per orientare a favore dei suoi i destini di diverse partite.

Jacobacci, come tutti, prepara le partite in un certo modo, sulla base dell’avversario che si troverà di fronte; tuttavia, se necessario, è capace di cambiare in corsa la disposizione tattica, inserendo forze fresche dalla panchina, passando magari a quattro in difesa per dare più densità al centrocampo.

Inserisce Bottani mettendolo dietro alle punte, per dare fantasia alla fase offensiva, grazie a quella imprevedibilità che il Figlio della città sa regalare nelle giornate di grazia, spaziando su tutto il fronte offensivo. Oppure rinforza il muro dietro, mettendo Čovilo davanti alla difesa, che dà ottime garanzie sul gioco aereo, soprattutto in occasione delle palle ferme. E sono solo due esempi.

Come ha dichiarato Giorgio Contini, ai microfoni della RSI, dopo la partita di mercoledì scorso del suo Losanna, non è facile affrontare i bianconeri, perché interpretano magistralmente la fase difensiva. Questo porta le avversarie ad alzare il baricentro, provando ad attaccare i sedici metri dei sottocenerini anche coi centrocampisti.

Quando poi gli uomini di Jacobacci riconquistano palla, hanno così buon gioco e spazi per ripartire. Di fatto, nella prima frazione il Losanna aveva avuto una certa predominanza territoriale ma, a fine partita, il tecnico dei vodesi si è dichiarato soddisfatto per essere uscito imbattuto da Cornaredo, per come si erano messe le cose nel finale (nonostante una traversa colpita dai suoi a pochi minuti dal termine).

Tra l’altro, le prime giornate del girone d’andata hanno confermato un trend positivo già iniziato alla ripresa del campionato in primavera. I ticinesi ci sorpresero positivamente, soprattutto perché indovinarono la preparazione atletica: pochissimi infortuni, sia muscolari che per traumi, buona tenuta nell’arco dei 90′.

I risultati ottenuti hanno poi dato fiducia al gruppo, che si è tra l’altro rinforzato nel periodo estivo (ed ecco il ruolo fondamentale della società), con arrivi mirati. Le uniche incognite sono legate alla prima punta (non è facile trovare giocatori che possano andare in doppia cifra, in questi ambiti).

Tuttavia, Jacobacci ha molta fiducia sia in Odgaard (in prestito dal Sassuolo) che in Ardaíz, ed è convinto che abbiamo entrambi dei margini di crescita. Dal momento che, finora, il tecnico ha indovinato tantissime scelte, non abbiamo motivo di dubitare di questa previsione.

Per ora, la notizia è che l’allenatore del Lugano è stato inserito, con Gerardo Seoane dello Young Boys e Peter Zeidler del San Gallo, fra i tre tra i quali la giuria nominata dalla Swiss Football League nominerà l’allenatore dell’anno per il 2020. Una grande soddisfazione per il bernese (ma di origini campane) che, in gioventù, sfidò Maradona con il piccolo Wettingen in Coppa UEFA, nella stagione 1989/90.

Bilancio positivo, quindi, almeno per questa prima parte di campionato. La sfida sarà confermarsi anche nell’anno nuovo oltre, naturalmente, che il pubblico possa tornare negli stadi. La grande ingiustizia, infatti, è che i tifosi non possano godere della squadra e dei suoi risultati positivi. La speranza di tutti è che questo possa avvenire, al più presto.

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

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