Le origini del Foot-ball #4 – Il portiere ha sempre potuto usare le mani?

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Come vi diciamo fin dalla prima puntata di questa rubrica, il calcio non ha avuto sempre regole univoche. Anche la figura del portiere non è sempre stata cosi. Anzi, è il frutto di una vera e propria evoluzione. All’inizio molti club permettevano l’utilizzo delle mani anche ai calciatori di movimento. Ma questo non faceva che generare confusione tra il calcio e il rugby, altro sport largamente praticato dagli inglesi.

Nel 1871 venne concepito il primo torneo, la celeberrima FA Cup. E arrivò il momento di analizzare i vari regolamenti, che fino a quel momento erano stati tutt’altro che univoci. I dirigenti dello Sheffield FC avevano notato che le squadre erano solite giocare con tre difensori e otto attaccanti. Questo perché la regola del fuorigioco era già stata inventata e l’ultimo difensore si posizionava praticamente sulla riga di porta, pur di difenderla. Veniva denominato goalkeeper e poteva utilizzare tutte le parti del corpo – eccetto le mani e le braccia.

Al momento di stilare il regolamento della FA Cup, la Football Association sentenziò che il portiere potesse prendere la palla con le mani. In particolare poteva solo rilanciare via la sfera, con i pugni, mai afferrarla o trattenerla. Ma allo stesso tempo poteva avanzare con il pallone facendolo rimbalzare tra le mani, come nel basket. In questo modo il portiere poteva gestire la palla con le mani in qualsiasi settore della propria metà campo. Solo nel 1912 questa possibilità scomparve, visto che il raggio di azione fu limitato alla propria area di rigore.

La riforma fu la conseguenza di due fatti. Intanto perché c’era un vero e proprio abuso della strategia offensiva, che portava i portieri ad avanzare fino alla metà campo e a tentare, spesso, il tiro da fuori. In una partita accadde che due marcature furono segnate dagli estremi difensori proprio con questa tecnica. E poi c’era una ragione di perdita di tempo: celebre fu il caso del portiere Leigh Roose, che difendeva la porta del Woolrich Arsenal FC (l’attuale Arsenal). Questi aveva l’abitudine di trattenere la palla tra le mani, facendola rimbalzare, soprattutto quando la sua squadra era in vantaggio. E ciò comportava una mancanza di fair-play inconcepibile.

Fino al 1909 la tenuta del portiere era dello stesso colore dei suoi compagni di squadra. Solo a partire da quell’anno ci fu la differenziazione cromatica che tutti noi oggi diamo per scontato. Fu una svista arbitrale, avvenuta nel campionato scozzese, ad accelerare il cambiamento.

 

Le altre puntate:

  1. Perché si gioca a calcio in 11 contro 11? (15 marzo 2020)
  2. Perché le partite durano novanta minuti?  (17 marzo 2020)
  3. È sempre esistita la figura dell’arbitro? (19 marzo 2020)

 

Simone Galli
Simone Galli
Empolese e orgoglioso di esserlo, ha cominciato ad amare il calcio incantato dal mito di Van Basten. Amante dei viaggi, giocatore ed ex insegnante di tennis, attualmente collabora con pianetaempoli.it.

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