Vittoria da grande squadra o spia della riserva accesa?

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Il successo ottenuto a San Siro contro l’Empoli ha permesso al Milan di effettuare il sorpasso sull’Inter e di staccare ulteriormente la Roma: i rossoneri hanno raggiunto il terzo posto in classifica, assolutamente insperato fino a pochi mesi fa. La squadra di Gattuso è riuscita a mettere la freccia nei confronti dei cugini proprio a due settimane dal derby in una partita che andava vinta per non fallire l’ennesima occasione di compiere il salto di qualità.

Spesso nel calcio, molto spesso, sentiamo la frase “oggi era importante vincere“. Poche parole che servono a giustificare una brutta prestazione che però ha portato in dote i tanto agognati tre punti. Questa frase può essere usata sempre: a inizio stagione, quando è importante vincere e per il bel gioco ci sarà tempo per lavorare; prima di una sosta, quando è importante vincere per affrontare la pausa con serenità e potersi allenare sulla qualità del gioco; dopo una sosta, quando le partite sono sempre imprevedibili; a metà stagione, quando bisogna incamerare più punti possibili prima di affrontare il richiamo di preparazione; nella fase finale del campionato, quando i punti contano come macigni e l’obiettivo è sempre più vicino. In poche parole, questa frase è un semplice alibi che funge da jolly , una carta che ogni allenatore si può giocare quando più gli comoda.

Rino Gattuso non è un allenatore qualsiasi: anche quando le cose vanno alla grande mantiene un profilo basso, si concentra sugli aspetti negativi e non si lascia minimamente trasportare dall’euforia. Contro il Sassuolo si è visto un brutto Milan che ha fatto il paio con la partita pareggiata a Roma contro la Lazio. Le prime avvisaglie c’erano già state nel primo tempo scialbo giocato contro l’Empoli: una volta è un caso, due volte sono una coincidenza ma tre volte sono una prova. Certamente fare tre punti contro la squadra di De Zerbi era importantissimo ma, con dodici partite ancora da disputare, non si può accantonare il gioco e puntare solo sul cinismo e sulla difesa a oltranza. “Abbiamo fatto due passi indietro” ha affermato Gattuso e non ha torto: della squadra brillante e offensivamente feroce ammirata in questo avvio di 2019 non si è visto nulla nell’ultima settimana e questo deve far riflettere a fondo l’allenatore rossonero.

Riuscire a vincere partite in cui si crea pochissimo è comunque un ottimo segnale, da grande squadra, da gruppo che sa lottare e portare a casa il risultato anche nelle giornate storte. Ma questi devono rimanere episodi isolati in un percorso costellato di grandi prestazioni, altrimenti si tratta di calo psico-fisico. La partita contro il ChievoVerona e il derby faranno chiarezza su questo aspetto: se il Milan riuscirà a ritrovare brillantezza allora la striminzita vittoria contro il Sassuolo potrà essere archiviata come una giornata-no da cui i rossoneri hanno tratto il massimo profitto possibile. In caso contrario, la corsa per la Champions League potrebbe rivelarsi più impervia del previsto.

Gattuso non vuole sentire parlare di stanchezza per non fornire alibi ai suoi ragazzi ma è evidente che alcuni avrebbero bisogno di rifiatare; i giocatori apparsi in riserva sono i centrocampisti: Kessié, Bakayoko e Paquetá stanno facendo gli straordinari non avendo ricambi all’altezza. Ora che Biglia è rientrato in gruppo, però, due su tra potrebbero alternarsi nella sfida di Verona con l’argentino titolare. Gli altri due giocatori che non stanno brillando (per usare un eufemismo) sono gli esterni, Suso e Çalhanoğlu: senza il loro apporto anche Piątek sembra in calo, quando in realtà paga solo la solitudine. Anche in questo caso, però, le alternative sono poche: solo Castillejo potrebbe ravvivare il reparto avanzato dal momento che Borini, nonostante ci metta grande impegno, non è in grado di sprigionare giocate di qualità nella trequarti avversaria. Le alternative migliori Gattuso le avrebbe nel reparto arretrato dove può vantare nomi di spicco quali Reina, Conti, Laxalt e tra poco Caldara ma finché i titolari mantengono un rendimento altissimo non c’è motivo toglierli.

La crescita del Milan passa per questi ultimi mesi: l’anno scorso, dopo una rincorsa simile a quella di quest’anno, i rossoneri finirono il campionato in netto calo, iniziato con i brutti pareggi nel derby con l’Inter e in casa contro il Sassuolo. Gattuso dovrà essere bravo nella gestione del turnover, nel fomentare la grinta di tutti gli interpreti e nel mantenere una forma fisica generale apprezzabile sino a fine campionato, magari sgravando qualche calciatore di qualità (come Paquetá) dagli impegni difensivi per riaccendere la scintilla della fantasia, ultimamente eccessivamente sacrificata sull’altare di una fase difensiva di ferro.

Stefano Tomat
Stefano Tomat
Nasce nel 1987 a Udine, gioca a calcio da quando ha 6 anni. Laureato in Relazioni Pubbliche e Comunicazione Integrata per le Imprese e le Organizzazioni.

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