La scaltrezza di Silvio

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Una volta ogni tanto, Silvio Berlusconi torna a parlare di Milan e la stoccata è sempre garantita. Nel mirino dell’ex presidente c’è spesso il modulo di gioco adottato dai rossoneri, a suo dire poco efficace a livello offensivo con l’utilizzo di un’unica punta di ruolo. Berlusconi ha disquisito di tattica e di singoli, spiegando come spesso non riesca a vedere tutti i 90′ del Milan perché addolorato dalle scelte tecniche. Nella sua carriera da numero uno della società rossonera ha sempre voluto dire la sua sulla formazione, essendo convinto di saperne sempre una più del diavolo.

La frustrazione di Berlusconi per essere ormai un elemento esterno che non può intervenire in prima persona su quello che, per trent’anni, è stato il suo giocattolino privato, è evidente. Eppure Silvio vorrebbe fortemente continuare a essere il grande demiurgo dei rossoneri e, con una strategia da politico scafato, ci sta effettivamente provando. Il senso di impotenza, come possiamo immaginare, lo fa impazzire. E finché la guida tecnica era affidata a Montella, allenatore con cui il feeling non è mai sbocciato, aveva le mani completamente legate. Ora, però, su quelle panchina c’è Gennarino Gattuso, suo scudiero di lungo corso. Ed ecco che il piano diabolico inizia.

Per prima cosa Berlusconi ha fatto una disamina sul problema del reparto offensivo rossonero, con un’analisi statistica fatta da un amico su sua esplicita richiesta, in modo da dimostrare due cose: i due veri fuoriclasse della rosa, Suso e Bonaventura, sono sprecati sugli esterni, perché troppo lontani dalla porta; l’unico attaccante di ruolo, lasciato solo in mezzo all’area di rigore, non becca una palla che sia una.

Dimostrato l’equivoco tattico, è il momento di proporre le proprie idee: Suso seconda punta e Bonaventura trequartista, con il ruolo di ali delegato ai terzini, in stile Serginho-Cafu, per intenderci. Evitiamo di commentare la frase “Bonaventura non è poi così tanto inferiore a Kaká”, a mio personalissimo avviso l’unica colossale sciocchezza dell’intero discorso. Jack è un giocatore fantastico, intelligente e dotato, ma Ricardo Izecson Dos Santos Leite era di un altro pianeta. Era, purtroppo, dal momento che si è appena ritirato, l’ultimo Pallone d’Oro prima del duopolio Ronaldo-Messi. Perdonate la digressione, era doveroso un tributo a un campione di tale caratura.

Tornando a Berlusconi, è il momento di analizzare il suo colpo di genio: “Ho parlato con Arrigo, Ancelotti e Capello: tutti concordano con la mia idea. Ora mi auguro che il mio consiglio venga preso in considerazione. Anche per questo sono diventato il presidente più vincente della storia”. Se non è una mossa da scacco matto, poco ci manca. Tirare in ballo i tre allenatori più vincenti della storia recente del Milan, tra cui Ancelotti, guru di Gattuso negli anni in rossonero, significa obbligare lo stesso Gattuso, tecnico alle prime armi, a riflettere profondamente sui consigli di tre leggende della panchina. La frase “anche per questo sono diventato il presidente più vincente della storia”, poi, può tranquillamente essere tradotta con “E nemmeno io sono proprio un pirla!”.

Le idee proposte da Berlusconi, in realtà, sono tutt’altro che sbagliate: Suso e Bonaventura si sono disimpegnati benissimo da esterni ma per fare un vero salto di qualità a livello individuale (e di conseguenza di squadra), devono essere avvicinati alla porta. In questa stagione Suso è stato deludente da seconda punta, è vero, ma ha dovuto agire in un contesto di squadra non idoneo: lui e l’altro attaccante erano lasciati soli, il resto della formazione non accompagnava l’azione e Suso si trovava intrappolato tra le maglie avversarie. Bonaventura ha il passo, la tecnica, la visione di gioco e il tempismo nell’inserimento adatti a fare il trequartista. I due terzini che spingono, infine, dovevano essere una prerogativa del nuovo Milan: Rodríguez è stato il migliore tra i nuovi acquisti, ciò che pesa è l’assenza di Conti, autentico stantuffo sulla fascia, il cui infortunio ha penalizzato oltremodo il gioco della squadra rossonera. In conclusione, le due punte punte e il trequartista creerebbero molta più densità nella zona centrale, più presenza in area e, sicuramente, agevolerebbero il centravanti di turno, che non avrebbe entrambi i centrali avversari addosso.

Oggi il Milan ha comunicato, tramite il proprio sito ufficiale, che “quando parla il presidente storico, il presidente per definizione, non si commenta, si ascolta“, sottolineando che anche Gattuso, al momento del suo insediamento a Milanello, aveva detto che parlare con Berlusconi è importante e, soprattutto, di averlo ascoltato volentieri. Ora staremo a vedere cosa farà Rino: prenderà o meno in considerazione il parere di 4 esperti di Milan così autorevoli? La nostra sensazione è che, dopo aver ripristinato la difesa a 4, darà un’altra gioia al suo ex presidente, puntando sui due attaccanti.

Anche senza poteri, Berlusconi riesce comunque a muovere i fili dall’alto.

Stefano Tomat
Stefano Tomat
Nasce nel 1987 a Udine, gioca a calcio da quando ha 6 anni. Laureato in Relazioni Pubbliche e Comunicazione Integrata per le Imprese e le Organizzazioni.

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