Calcisticamente parlando, fino a qualche anno fa l’Italia veniva considerata “un paese per vecchi”. I giovani calciatori faticavano a emergere e le squadre preferivano tuffarsi sul mercato estero, meno caro e più pubblicizzato. Al talento cresciuto nel vivaio italiano si tendeva a preferire lo straniero esperto, con un curriculum invidiabile, ma inevitabilmente nella fase discendente della sua carriera.
D’altro canto anche il calcio, come tutto, vive di mode. E le mode, si sa, ritornano sempre. Adesso sembra tornata la voglia di investire sui vivai, di ricreare uno zoccolo duro composto da calciatori giovani e italiani, come avveniva prima degli anni 2000. Un po’ per necessità, un po’ per spirito di emulazione. Intanto perché le società hanno capito che per far quadrare i bilanci occorre ridurre i costi. E che non possono stare al passo delle potenze straniere, che spendono e spandono infischiandosene del bilancio. L’unica arma è quella di programmare e crearsi il proprio gioiellino in casa. Certo, sarà un processo lungo, ma è l’unica via al momento attuabile.
Dicevamo, però, che questa tendenza è dovuta anche allo spirito di emulazione. Non solo perché si guarda con grande attenzione alle realtà estere – come Bayern Monaco e Barcellona, solo per citare due esempi – che hanno fatto della cantera il loro punto di riferimento. Ma anche perché in Italia la Juventus ha tracciato un solco profondo tra sè e le concorrenti. Il gap tra la Vecchia Signora e le altre squadre non è, al momento, solo tecnico. È soprattutto organizzativo. Vero che la dirigenza bianconera ha probabilmente più soldi da investire rispetto agli altri, ma ciò che balza all’occhio è la lungimiranza e la precisione con cui agiscono i vertici juventini. L’impressione è che se la Juve vuole un giocatore, in un modo o nell’altro, se lo prende.
Per ridurre questo gap, alle altre società non rimane che battere la Juventus sul suo campo, quello dell’acquisizione dei talenti nostrani. I bianconeri dovranno inevitabilmente rinnovarsi, visto che i loro calciatori italiani più rappresentativi sono quasi tutti ultratrentenni. L’obiettivo è anticiparla sul tempo, acquisendo oggi i calciatori che la Juve vorrebbe domani. Il guanto di sfida è lanciato. Aria pura per il vento di rinnovamento di cui ha bisogno il calcio italiano.