ESCLUSIVA MP – I nuovi talenti: Antonio Matera
Dopo Varone dell’Unicusano Fondi, Zenuni del Tuttocuoio e Ungaro del Santarcangelo, prosegue la nostra rubrica “Alla scoperta dei giovani talenti della Lega Pro” e torniamo a porre la nostra attenzione sul Girone C, andando a soffermarci su un ragazzo che ha già dimostrato ampiamente nelle ultime stagioni di avere un grande futuro davanti a sé: parliamo di Antonio Matera, classe 1996 (20 anni compiuti il mese scorso) della Fidelis Andria e pugliese doc, essendo cresciuto ad Apricena.
Antonio è un centrocampista di grande temperamento e capacità, difficile “chiuderlo” in uno stereotipato ruolo di centrocampo: in realtà, può occupare, come pochi, qualsiasi posizione della linea mediana. Mezzala, sia a destra che a sinistra, centrale, interno di centrocampo e persino trequartista; riesce a essere efficace nell’interdizione, un falco negli inserimenti, una lince in quanto a visione di gioco e possiede un potente e preciso tiro da lontano. A ciò accompagna quelle che sono le migliori doti per uno sportivo e, in particolare, per un calciatore: grinta, determinazione e carattere.
Il primo assaggio di calcio professionistico è avvenuto col Barletta, nel cui settore giovanile sei potuto crescere molto. Cosa ricordi dell’esperienza in biancorosso?
Partiamo dal presupposto che ero ancora un ragazzino, avevo 17 anni e a qull’età è stata una grande soddisfazione esordire tra i professionisti. È stata una sola presenza; poi, ho sempre giocato con la Berretti. Devo ringrazione l’allenatore Nevio Orlandi che mi convocava in prima squadra, mi faceva allenare con i più grandi e, soprattutto, mi insegnava e faceva capire quale fosse il metodo di lavoro. Nel “mondo dei grandi” si impara più in fretta e ciò mi ha dato la possibilità di migliorare dal punto di vista tattico. In generale, oltre alla famiglia e alla mia ragazza, che vengono sempre prima di tutto il resto, devo ringraziare mister Gaetano Pavone: se calcisticamente oggi sono qui, lo devo a lui.
Nell’estate del 2014 la Fidelis Andria ha deciso di puntare su di te. Avete dominato il campionato di Serie D, con te che ti sei espresso ad alti livelli: quanto è stata fondamentale la stagione 2014/2015 a livello di crescita?
La stagione in Serie D, per me, è stata la più importante e davvero mi sono tolto tante soddisfazioni. Ho giocato una trentina di partite e ho potuto mettermi in mostra. Ricordo con tanta gioia il gol segnato al Taranto: eravamo allo scadere del primo tempo e c’era una punizione (la batteva D’Agostino) per noi all’altezza del centrocampo. Ho cercato il miglior modo per ricevere palla ed ero già intenzionato a girarmi e tirare sùbito di prima intenzione; mi sono detto: come va, va ed è andata a finire all’incrocio.
Nel febbraio 2015 hai partecipato al Torneo di Viareggio con la Rappresentativa di Serie D: cosa ti ha regalato quell’esperienza, in particolare le tre partite che hai giocato?
Innanzitutto, fare parte di una rappresentativa è sempre motivo di grande orgoglio perché seleziona i migliori e avere potuto partecipare al Torneo di Viareggio è chiaramente motivo di soddisfazione. Giocare contro l’Inter o l’Empoli non capita tutti i giorni e, inoltre, mi colpirono molto due giocatori che, già da allora, davano la sensazione di avere qualcosa in più e che sarebbero diventati calciatori di grande livello: parlo di Dioussé e Gnoukouri.
Diverse società, tra cui Virtus Entella, Roma e Carpi, si sono mostrate interessate al tuo talento. Il trasferimento non si è concretizzato: come hai vissuto la permanenza ad Andria?
L’ho vissuta nel migliore dei modi perché mia è stata la scelta di restare ad Andria. Qui mi sento a casa, tutti mi vogliono bene sia la società che i tifosi. Certo, un giorno mi piacerebbe salire di categoria, ma sono giovane e c’è tempo: sono contentissimo di stare qui.
Riguardo la scorsa stagione, in particolare, che la possiamo definire di “rodaggio” sia per te sia per la squadra, di cosa hai fatto tesoro?
Se non ricordo male, ho fatto 18 presenze con mister D’Angelo e proprio lui mi ha fatto capire come affrontare le partite e come prepararle durante la settimana: il lavoro, la preparazione di fase difensiva e offensiva e come impostare le azioni; anche lui mi ha insegnato molto.
Quest’anno sei entrato in pianta stabile tra i titolari, ottenendo diverso minutaggio in questo primo scorcio di stagione: senti la fiducia del mister? Qual è il vostro obiettivo e con quale compagno hai legato di più?
L’obiettivo della società è quello di raggiungere la salvezza, ma è ancora presto per parlarne visto che siamo solo alla dodicesima partita. Siamo un bel gruppo molto compatto e, onestamente, non facciamo discorsi che vadano oltre quello di restare agevolmente in Lega Pro. Il compagno con cui ho legato di più è Ernesto Starita e tra l’altro viviamo insieme (ride perché accanto a lui N.d.R.) e appena ci siamo conosciuti abbiamo chiesto alla società di sistemarci nella stessa casa.
Domenica sarete di scena a Messina: in Sicilia avrete di fronte una squadra in cerca di punti in chiave salvezza, mentre voi dovrete riscattare l’eliminazione in Coppa Italia. Come l’avete presa? E cosa farete per ritrovare i tre punti?
Sinceramente, non ancòra. Siamo reduci dalla partita di ieri di Coppa Italia e non abbiamo avuto tempo di parlare del Messina. Abbiamo iniziato a preparare la partita proprio oggi e nei prossimi giorni approfondiremo la gara di domenica per capire come gioca il Messina e che tipo di squadra è.
Riguardo al campionato, invece, chi vedi favorito per la promozione in Serie B? E quale squadra e avversario, tra quelli incontrati finora, ti hanno maggiormente impressionato?
Finora non abbiamo incontrato squadre come il Matera, Lecce o Juve Stabia, per cui non posso che rispondere Foggia perché gioca bene, fa girare molto la palla e ha giocatori di grande qualità. Per quanto riguarda gli avversari, sinceramente, non ho un nome in particolare: nutro grande rispetto per tutti, ma nessuno mi ha colpito in modo spropositato.
Per concludere: sei un centrocampista molto duttile, in grado di ricoprire diversi ruoli. A chi ti ispiri sul campo dal gioco e qual è la tua squadra del cuore.
La mia squadra è la Juventus, ma non mi ispiro in particolare a nessuno. Spero solo, con le mie forze, di arrivare a grandi livelli e, magari, perché no, essere io d’ispirazione per i più giovani (ride di nuovo N.d.R.).
Un’ultima domanda: quali credi siano i tuoi difetti e in cosa ritieni di doverti migliorare?
Devo migliorare su tutto e devo fare tutto nel migliore dei modi per arrivare a un grande livello e, magari, segnare di più: mi ci vorrebbe proprio. In generale, devo migliorare soprattutto nella fase difensiva e nella tempistica di interventi sugli avversari.