Entrando nei Dinamo Store o nei punti vendita monomarca, la visione è di quelle da nostalgici. Una canotta verde con scritte e bordi bianche, un’altra bianca con bordi e scritte verdi.
Brutto cambiare colore. Ahi, il basket moderno…Ma qui è un ritorno al passato. E che passato: la “DinamoBancodiSardegna” – da pronunciare tutto assieme e d’un fiato – o semplicemente “il Banco”.
#ilBanco, si sarebbe scritto in epoca di hashtag e Twitter. Ma parliamo di tanto tempo fa: Sassari – scritta che campeggia in grande in mezzo a questa canotta vintage – correva, sudava, segnava e piangeva sui campi della Serie A2. Non senza il supporto del suo pubblico, della sua gente: non c’era la corsa di oggi ad abbonamenti e biglietti, però la Sardegna cestistica la considerava “sua”.
Meno universalmente sarda di oggi ma già preoccupazione ed espressione dell’intera isola dei canestri.
Erano i tempi in cui andavi da un amico con parabola e RaiSat per “scroccare” la diretta integrale di una gara di serie cadetta, o quelli in cui il favore lo chiedevi al tuo barista di fiducia.
L’epoca delle repliche e differite sulle tv locali, il giorno dopo o di martedì; gli anni in cui magari non ti facevi Cagliari-Sassari ogni due settimane la domenica, ma lo sguardo all’Unione Sarda o la Nuova lo davi eccome.
Quella squadra verde – come lo sponsor – per qualche tempo e guidata sul campo da Emanuele Rotondo. Campione vero, anche nazionale: avrebbe potuto giocare in A1 (altra denominazione nostalgica…) benissimo, per mezzi e mentalità. La DinamoBancodiSardegna delle discese nel purgatorio della B1, dei playoff persi magari per una trasferta maledetta; delle promozioni, dei ritorni.
E lì pensavi: Sassari è tornata dove le compete.
Chi te lo doveva dire che avrebbe conquistato, nel 2015, lo scudetto.
La maglia verde richiama quei momenti, il vero momento in cui andò a nascere la comunione tra Dinamo e Piazzale Segni, Dinamo e Sassari, Dinamo e Sardegna tutta.
Piace che la porti in giro per l’Europa, in una Champions League ancora difficile da decifrare eppure affascinante.
A prescindere dalle analisi e i commenti su una vittoria esterna sconosciuta quest’anno in coppa, dall’impatto dei nuovi e il primo anno di coach Federico Pasquini come coach sin dalla preparazione.
Il verde ci dice: ecco la Dinamo.
Quella che era, che è e che sarà.
“Capi che quest’anno hanno un particolarissimo stile vintage e che sono fregiati con i colori biancoverde. Un salto nel passato per guardare al futuro, per continuare a scrivere le pagine più belle di una storia ultracinquantennale”.
IL CALENDARIO DELLA SETTIMA GIORNATA
Avellino-Reggio Emilia domenica ore 18:15
Venezia-Pistoia sabato ore 20:30
Brindisi-Brescia domenica ore 12:00
Cantù-Caserta domenica ore 18:15
Pesaro-Varese domenica ore 18:15
Capo d’Orlando-Cremona domenica ore 18:15
Milano-Sassari domenica ore 20:45
Trento-Torino lunedì ore 20:45