Il giorno delle finali

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Tre finali, per chiudere in bellezza il 2015-2016. Una stagione intensa, che ufficialmente darà il suo ultimo verdetto a Milano con la finale di Champions League, ma già da oggi chiuderà il cerchio in Francia, Inghilterra, Germania e Italia.

Weekend dai molti temi; per una Juventus e un PSG che vogliono perfezionare un’annata già ricca di soddisfazioni ecco il Milan, triste controfigura del club che fu, perennemente al centro di voci di cessione societaria. Per non parlare dei problemi sul campo, della tristezza che la squadra ogni settimana trasmette a tifosi e ambiente, di una rosa inadeguata.

Con ordine, partiamo dalla Francia: Olympique Marsiglia-Paris Saint-Germain è una classica. Non solo culturalmente e nell’immaginario collettivo francese (Sud vs Nord), ma pure per la storia recente di questo sport; l’OM è l’unico club transalpino ad aver alzato al cielo la Coppa dei Campioni – anche se resta una pagina controversa – mentre i parigini incarnano, per dimensione economica, ambizioni e spessore tecnico, la sola speranza che l’intero movimento ha di tornare sul trono.

Quest’anno (non crediamo alla maledizione di Ibra: ma qualcosa è mancato) Thiago Motta e compagni si sono spenti sul più bello, senza rinunciare però a dettare legge dentro i confini natii: come Juventus e soprattutto Bayern Monaco, acquistano quanto di meglio il mercato francese abbia da offrire, e creano il vuoto fra sé e la concorrenza interna.

Guardano al mercato internazionale e comprano, senza problemi di budget o portafogli; e vincono: 4 campionato consecutivi, 3 coppe di lega e l’occasione, oggi, di ripetere il trionfo della Coupe de France dell’anno passato. Sempre allo Stade de France: luogo ricco di storia – da quella doppietta di Zidane ai Grand-Slam nel 6 Nazioni, e occhio a Euro 2016 – ma anche ferito da quanto successo lo scorso autunno. Basterà la magia del luogo a cancellare 48 punti di distacco in classifica (il PSG ha “doppiato” i rivali di questo pomeriggio)?

Spostandoci oltre la Manica, ecco Wembley: altro tempio dello sport niente male (ma forse meno suggestivo senza le due torri…), con due finaliste non banali. Perché una può salvare la stagione, l’altra può renderla storica e memorabile. Non so se tra Manchester United e Crystal Palace ci sia la stessa differenza tecnica di PSG-OL, ma siamo lì; non che le piccole abbiano pochi fondi nel calcio inglese, ma lo United viene da investimenti e spese pazze: hanno reso pochissimo e oggi van Gaal ha l’occasione di tramutarli, finalmente, in un trofeo.

Dall’altra parte Pardew che, a pensarci bene, potrebbe in un futuro neanche troppo lontano restare di casa all’ex Empire Stadium. Se gli inglesi infatti insisteranno con la priorità, dopo le parentesi Eriksson e Capello, del commissario tecnico autoctono, il suo nome sembra il più papabile per succedere a Roy Hodgson, quando le strade di FA ed ex tecnico del Fulham si separeranno. Non c’è biglietto da visita migliore, in questo caso, che vincere la FA Cup; il trofeo più nobile e antico del mondo, oggi miseria contro nobiltà (perdonatemi l’iperbole), alta contro bassa classifica.

E c’è anche la Germania, con la contesa più nobile che gli ultimi 20 anni di Fußball abbia prodotto. Bayern-Borussia Dortmund è sfida tra le grandi deluse europee (Atlético e Liverpool resteranno a lungo negli incubi di baveresi e nero gialli), almeno rispetto alle aspettative; ma è anche la rivincita del campionato: il BVB di Thomas Tuchel ha reso al Bayern, finché umanamente possibile, difficile il cammino verso il 26esimo titolo di Bundesliga. Quale migliore occasione se non la finale di DFB-Pokal per tornare a un successo che manca dall’era Klopp?

E ci siamo noi, infine. La Coppa Italia non avrà, per formula e struttura, l’aspetto democratico dell’equivalente inglese e francese, o le sfide in casa dei piccoli dilettanti dei primi affascinanti turno di Coppa di Germania. Ma ha una storia che inizia nel 1922 e vanta 69 edizioni; di fronte, le due squadre più scudettate (insieme all’Inter) del nostro calcio; simili nel passato remoto, raramente così diverse nel passato prossimo: per i rossoneri la chance di salvare – anche loro, come lo United – una stagione; per i campioni d’Italia l’ennesima occasione di ribadire d’essere il Bayern d’Italia.

O, semplicemente, la più forte: la Juventus.

Quella che, con la rimonta delle rimonte, ha dato uno schiaffo morale a un Napoli che forse s’era sentito campione troppo presto.

Quella che, dopo aver sfiorato la Champions da vicino un anno fa, ci si vuole avvicinare di nuovo.

Quella che, in fin dei conti, per vincere può solo continuare a vincere: per sollevare l’unico trofeo che gli manca, Gigi Buffon continui ad allenarsi a sollevarne degli altri. Hai visto mai…

 

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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