ESCLUSIVA MP – Virtus Entella, Paroni: “Il rigore parato a Terni è stato un momento di incredibile importanza per la nostra stagione”

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Dalla Serie D alla Serie B nel giro di 7 anni. Questo è stato il percorso della Virtus Entella dal 2008 a oggi, con una costante tra i pali: stiamo parlando di Andrea Paroni, un portiere che, a soli 25 anni, è già diventato bandiera e uomo simbolo della sua società. Per sottolineare il loro grande affetto verso questo ragazzo, i tifosi di Chiavari hanno deciso di fondare il primo Fan Club della storia della Virtus Entella proprio a suo nome; mercoledì infatti, presso lo Yacht Club del porto chiavarese, è stato inaugurato il “Mondo Piccolo – Andrea Paroni”, un club che avrà finalità benefiche.

Andrea, la decisione di dedicarti un fan club è dovuta al fatto che, oltre a essere un portiere di grande spessore, in questi sette anni hai saputo incarnare i valori della Virtus Entella: come ci si sente a essere così tanto apprezzati dal punto di vista umano dai propri tifosi?

Quando mi hanno messo al corrente del fatto che volevano dedicarmi un fan club sono rimasto molto stupito; insomma, sono cose che ho sempre visto fare nei confronti di grandi giocatori e pensare che potesse nascerne uno per me… non nascondo che mi ha emozionato. In questi 7 anni il legame che si è formato con con il “mondo Entella”, tifosi e città in generale, è indubbiamente forte e sapere di essere stato scelto non solo per quanto fatto tra i pali ma anche per la persona che sono mi rende ancor più orgoglioso; andare via di casa a 19 anni, per di più in una città relativamente lontana, doversi confrontare con una realtà nuova e riuscire comunque a farsi apprezzare nel corso degli anni ha per me un significato importante: sono riuscito a far conoscere chi è realmente Andrea Paroni, vuol dire che i miei genitori e la mia famiglia hanno fatto un buon lavoro e questa è la soddisfazione più grande. Ci si sente fortunati a poter giocare a calcio e a farlo come lavoro ma c’è tutta una vita al di là del rettangolo verde e credo che sia molto, molto più importante, per cui ricevere questi attestati di stima mi fa pensare che la strada da me intrapresa sia quella giusta.

Questa stagione per te è iniziata in salita: dopo anni da titolare ti sei ritrovato a doverti giocare il posto con un collega molto blasonato come Pelizzoli, che poco più di dieci anni fa aveva insidiato lo storico record di imbattibilità in Serie A di Sebastiano Rossi; come hai vissuto il periodo in panchina?

Si, la strada è iniziata in salita, ma è anche vero che questo per me è il primo anno di serie B, per cui ho affrontato la situazione con la massima serenità, ancor di più perché potevo rapportarmi e confrontarmi con Ivan che, insomma, non è l’ultimo arrivato. Certo, non giocare non è facile, perché mentre al di fuori cercavo di dimostrare tranquillità, dentro invece avevo una “rabbia calcistica” enorme, una gran voglia di voler tornare a difendere la porta; negli anni, però, ho imparato a guardare i miei compagni e proprio quelli che trovavano meno spazio si sono sempre rivelati determinanti perché, pur non giocando, riuscivano comunque a essere positivi negli allenamenti facendosi poi trovare pronti quando venivano chiamati in causa, ed è proprio questo che ci ha portato negli anni a raggiungere degli obiettivi. Avendo fatto tesoro di queste esperienze, mi sono riproposto di lavorare con questo spirito, cercando di farmi trovare pronto qualora ce ne fosse stato bisogno. Questo periodo in panchina mi è servito molto perché mi ha dato la possibilità di lavorare ancora di più su me stesso, tecnicamente e caratterialmente, cercando di dimostrare all’allenatore ogni giorno che c’ero anche io, con quella determinazione che, partendo sempre dall’inizio, a volte rischi di perdere un po’.

Poche settimane fa sei stato assoluto protagonista della vittoria in trasferta contro la Ternana, salvando l’1-0 con un rigore parato al 92′: è stato più emozionante questo intervento o il celebre gol che segnasti al 95′ al Casale nei playoff di Lega Pro?

Non nascondo che questa per me è una domanda alla quale rispondere è davvero difficile: sono senz’altro due emozioni grandi che porterò dentro di me per sempre, anche se il gol al Casale nei playoff non può avere paragoni a livello emotivo; non nego che ancora oggi mi capita di riguardare le immagini su youtube e faccio ancora fatica a credere a ciò che è successo quel giorno. É qualcosa che davvero non si può spiegare, non lo si può mettere nero su bianco, perciò torno spesso indietro a quel giorno per rivivere quel momento. L’emozione più forte l’ha suscitata appunto questo gol, forse perché è qualcosa di assolutamente inaspettato e non sei pronto quando ti capita; un portiere si immagina di fare belle parate, di poter essere determinante con alcuni interventi, magari parando un rigore… ma non facendo un gol, mai mi era passata per la mente una cosa del genere. Se devo valutare l’importanza, sarà perché è successo solo poco tempo fa, sarà perché è accaduto in una fase decisiva del nostro campionato, rispondo che parare quel rigore a Terni ha un’importanza incredibile perché per noi ragazzi, per questa società e per la città, mantenere la serie B vuol dire davvero tanto, vuol dire aver toccato il punto più alto di 100, anzi, 101 anni di storia e averlo mantenuto.

Quali sono, a tuo avviso, i tre migliori portieri che militano nell’attuale Serie A? E i migliori 3 al mondo?

Per quanto riguarda l’Italia, i tre nomi che faccio sono Handanovič, Perin e Diego López. Tengo fuori Buffon, anche se penso che sia stato in assoluto il più forte. Per Samir invece stravedo perché si vedeva fin dalle prime stagioni all’Udinese che aveva delle qualità mostruose e dispiace che in tutti questi anni non abbia avuto la possibilità di confrontarsi in Champions League per dimostrare di poter stare a livello dei portieri riconosciuti dalla stampa come migliori al mondo. Perin è presente e futuro, talento che anno dopo anno continua ad affermarsi, ha quella dose di “incoscienza” che nel portiere ci vuole, che gli permette di fare la differenza. Diego López è il portiere moderno, completo, bravo coi piedi e forte nelle uscite, ma soprattutto è bravo tra i pali (che rimane la cosa più importante): è la nota più positiva di questo Milan. In Europa, tenendo conto dei portieri che hanno avuto, in questi anni, la possibilità di confrontarsi nei livelli più alti del calcio, dico Neuer (meritava il pallone d’oro, ma se non l’ha vinto Buffon nel 2006, forse è giusto così) Courtois e De Gea (nel corso di questa stagione si sta affermando a livelli davvero importanti).

Se il tuo rendimento continuerà a essere in costante ascesa è lecito aspettarsi, prima o poi, una chiamata da parte di qualche società di Serie A. Hai qualche simpatia in particolare, magari una squadra per cui tifavi da bambino?

Per il futuro rimango saldamente coi piedi per terra: penso che per potersi migliorare, è vero, bisogna sempre spostare l’asticella un po’ più in alto e inevitabilmente, dopo la serie B, c’è solo la A, ma a piccoli passi, insomma. Sicuramente cercare di affermarsi in questo campionato rimane l’obiettivo principale, che poi è la cosa più difficile per un portiere, ovvero mantenere la continuità in un torneo lungo e difficile come questo. Il sogno della serie A passa dalla salvezza di quest’anno in B con l’Entella e poi nei prossimi anni si vedrà. Sono interista quindi se mi si chiede di chiudere gli occhi per un attimo ti rispondo che indossare la maglia nerazzurra sarebbe un’emozione impagabile.

Sei nato a San Vito al Tagliamento, in Friuli, terra che ha dato i natali a Dino Zoff e che ha cullato Gianluigi Buffon nei primi anni della sua infanzia; in Italia ci sono diversi portieri friulani di buone speranze come Scuffet, Meret e Seculin: a tuo avviso, c’è tra di loro uno che ha le stimmate del campione?

Sono nato a San Vito ma sono di Bertiolo, ci tengo dirlo. Tra i nomi che hai fatto Seculin ha già affrontato la Serie B con buoni risultati e quest’anno ha provato giustamente a giocarsi le sue carte in A col Chievo. Per quanto riguarda Scuffet e Meret non sono sicuramente io a scoprirlo, l’Udinese ha in casa davvero due portieri che hanno il futuro dalla loro: Simone speriamo di rivederlo già in questa fase conclusiva dell’anno per riconfermare quanto di buono aveva fatto vedere l’anno scorso (la tranquillità che ha dimostrato e la freddezza che ha portato in campo sono state davvero delle qualità che sono balzate agli occhi di tutti, oltre le indubbie doti tecniche). Alex ho avuto la possibilità di vederlo giocare in nazionale e il fatto che sia sempre con la prima squadra sicuramente è un vantaggio, in quanto sa già cosa voglia dire affrontare il calcio vero. Alla sua, anzi, alla loro età penso voglia dire tanto, allenarsi e confrontarsi in una squadra di Serie A così giovani ti tempra e ti mette di fronte a giocatori veri quindi, secondo me, possono solo migliorare e andare avanti. Non li conosco personalmente ma so con certezza che chi li ha allenati ha trasmesso loro la cultura del lavoro, aiutando questi ragazzi a tenere la testa sulle spalle; credo che si potranno togliere belle soddisfazioni, da collega e da friulano glielo auguro con tutto il cuore.

Tornando all’Entella, quest’anno state disputando un ottimo campionato e, salvo incredibili ribaltoni nelle ultime giornate, otterrete una meritata salvezza. Il prossimo anno l’obiettivo sarà lo stesso o, visto il grande equilibrio che regna nella serie cadetta, proverete a puntare ai piani alti della classifica?

Il campionato che stiamo disputando è in linea con la salvezza che la società ci ha chiesto ma si sa, due partite consecutive vinte o perse ti fanno passare in un attimo da una zona tranquilla a una calda, per cui non abbiamo ancora fatto nulla, bisogna continuare a lavorare a testa bassa per arrivare il prima possibile ai 50 punti. Partendo dal presupposto che non credo nessuno stia pensando all’anno prossimo perché le energie di tutti, dirigenza, staff, giocatori e tifosi sono spese nella battaglia per la salvezza, la società negli anni passati ha dimostrato di voler sempre crescere e migliorarsi e credo che in un campionato come la serie B, l’obiettivo di anno in anno rimanga sempre il mantenimento della categoria: solo dopo si potrà pensare ad altro.

La rete di Paroni al 95′ nella semifinale dei playoff di Lega Pro contro il Casale:

Stefano Tomat
Stefano Tomat
Nasce nel 1987 a Udine, gioca a calcio da quando ha 6 anni. Laureato in Relazioni Pubbliche e Comunicazione Integrata per le Imprese e le Organizzazioni.

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