L’Italia s’è desta

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E’ tornata la Champions League, per la gioia di tutti gli amanti del bel calcio. Le sorprese non sono mancate come di consueto nella fase a gironi della massima competizione europea, ma stavolta in nessuna di queste è coinvolta una squadra italiana o un calciatore del nostro paese: bene la Juventus che sconfigge un Malmö ben messo in campo soltanto per sessanta minuti, straordinario Balotelli nello sbloccare una partita che non sembrava voler indirizzarsi sui binari giusti per il Liverpool, seppur contro il modesto – almeno sulla carta – Lugodorets, eccezionale Ciro Immobile con un gol di quelli che sicuramente inserirà nella videoteca di famiglia a fine carriera.

Partiamo proprio da quest’ultimo punto, perché spesso ci poniamo dei dubbi circa i prodotti dei nostri vivai, i quali quasi mai hanno la possibilità di imporsi in età precoce a livelli altissimi, salvo rare eccezioni. Ciro Immobile è cresciuto calcisticamente nella Juventus eppure la propria fortuna l’ha fatta sì a Torino, ma sponda granata: questo perché Conte non ha avuto probabilmente il coraggio di inserirlo in un meccanismo già rodato ma alquanto instabile come quello bianconero che, prima dell’arrivo di Tevez, non aveva ancora trovato un attaccante principe che la trascinasse in campionato. Lo stesso Conte, adesso, probabilmente ne farà un giocatore determinante per la Nazionale italiana; una discesa palla al piede di questa qualità, circondato da tre avversari che non vedevano l’ora di mordergli le caviglie per strappare il pallone dai suoi piedi, quella finta straordinaria e quel primo passo da cestista puro gli hanno permesso poi di completare il tutto con la specialità della casa, ossia il piattone all’angolino. Caparbietà, determinazione, istinto per il gol, qualità e voglia di spaccare il mondo: c’è tutto in questo ragazzo partenopeo, un patrimonio del nostro calcio che non andava lasciato emigrare assolutamente. O forse sì, perché all’estero sapranno valorizzarlo più di quanto non sarebbero state capaci le nostre migliori compagini.

Una di queste è proprio la Juventus, ieri sera capace di imporre il proprio gioco come raramente si era visto in Champions League, almeno negli ultimi due anni. E’ mancata un po’ di lucidità sotto porta, ma tutto sommato Allegri può essere soddisfatto delle manovre orchestrate dalla sua formazione, nonostante assenze strategiche importanti come quella di Pirlo. Giorno dopo giorno i bianconeri diventano sempre più di Massimiliano e meno di Antonio, indipendentemente da quale sia il modulo utilizzato dall’allenatore toscano: ho sentito spesso parlare di un 3-5-2 alla Conte e questo è assolutamente sbagliato, sia perché non è stato certo l’attuale ct italiano a inventarlo sia perché vi sono delle differenze a livello di gioco. La Juventus dei 102 punti amava far partire l’azione da dietro, spesso esasperando questa situazione più del dovuto, salvo poi finire per affidarsi sovente alle invenzioni di Pirlo per uscire da situazioni difficoltose: vedi le partite della scorsa stagione contro la Fiorentina o il Genoa. Allegri invece punta sempre di più su un mediano di rottura davanti alla difesa, con una manovra che parte dai difensori ma si sviluppa in maniera abbastanza bilanciata a livello di soluzioni di gioco; pensiamo a quante occasioni hanno avuto gli esterni, in particolare Lichtsteiner, e lo stesso gol del vantaggio è frutto di un sapiente taglio centrale di Asamoah, perfetto nel servire con un cioccolatino l’Apache. Un gol che vale molto più di un urlo a squarciagola sotto la propria curva, perché erano quasi duemila giorni che l’argentino non segnava dopo aver udito la musichetta più famosa del calcio internazionale.
La vittoria dell’Olympiakos, paradossalmente, complica però i piano bianconeri che, con una sconfitta dei greci, avrebbero potuto giocarsi il primo posto con l’Atletico; adesso invece la lotta a due si è trasformata in un contenzioso a tre squadre, perché l’Atletico sicuramente si riprenderà mentre gli ellenici potrebbero cavalcare l’entusiasmo di aver battuto i vice campioni d’Europa.

L’entusiasmo pare averlo ritrovato anche Mario Balotelli, sempre lontano dall’Italia: un suo gol ha permesso al Liverpool di portarsi in vantaggio in una partita folle e senza senso, proseguita con un pareggio in contropiede al 90esimo e un rigore realizzato da Gerrard nell’ultimo minuto di gioco. Il tutto dopo anni e anni in cui Anfield non assisteva da protagonista a una partita di Champions League. Che sia di buon auspicio all’ex attaccante di Inter e Milan, nella speranza che l’ennesima avventura della sua carriera lo aiuti a maturare negli atteggiamenti sul campo e fuori. In attesa di sapere il risultato della Roma, chiamata a vincere contro il CSKA Mosca in quello che si prospetta, almeno in linea teorica, come l’incontro più semplice del girone, per una giornata possiamo accontentarci delle nostre squadre e dei nostri beniamini come non accadeva da molto tempo.

Alessandro Lelli
Alessandro Lelli
Nato a Genova nel maggio 1992; è un appassionato di calcio, basket NBA e pallavolo (sport che ha praticato per molti anni). Frequenta la facoltà di Scienze Politiche, indirizzo amministrativo e gestionale.

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