Brasile 2014, il personaggio: Arjen Robben

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Un personaggio al giorno, dentro o fuori dal rettangolo di gioco, fino al 14 luglio: durante tutti i Mondiali vi regaleremo quotidianamente la biografia compressa di giocatori e non solo. Oggi è il turno di Arjen Robben, attaccante e tuffatore confesso dell’Olanda.

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A pensarci bene, non gli manca niente di niente. Il fisico ce l’ha (anche se le giunture sono delicate), lo scatto bruciante è di quelli imprendibili, gioca in una delle squadre più forti del mondo (Bayern Monaco) e nella nazionale che quattro anni fa ha giocato la finale del Mondiale. Insomma, cosa chiedere di più alla vita, Arjen?

Facile: diventare campione anche di altri sport. Tipo competere con i cinesi per le gare di tuffi. O competere con Blatter a chi la spara più grossa. Partiamo da quest’ultimo caso: lo svizzero, dominatore del calcio mondiale negli ultimi vent’anni, per lanciare una ventata d’aria nuova in una intervista al sito della FIFA sposa persino la tecnologia in campo. Cosa non si farebbe pur di essere rieletti (sarebbe il quinto mandato: in classifica Blatter raggiungerebbe Mubarak).

Sì, ma tecnologia ad azione limitata: massimo due richieste per tempo, poi se i casi dubbi sono di più, beh, ciccia. E soprattutto si parla solo dello spray per la barriera e della cosiddetta goal line technology. Dell’idea della moviola vera (come nel rugby) o dell’instant replay (come nel basket) ancora non c’è traccia.

Più rassicurante. Perché non sia mai che magari si chiede la moviola e si scopre subito che il primo possibile rigore su Robben era una simulazione, e tocca prendere provvedimenti. Scorrettezza che l’olandese ha sì ammesso, ma a partita ampiamente terminata («L’ultimo era rigore, ma nel primo tempo mi sono buttato. Non avrei dovuto farlo», è stato «orrendo e stupido»). Grazie tante, lo sapevamo da noi, che simulare non è una bella cosa.

Sinceramente viene da chiedersi: meglio Suárez che ancora si trincera dietro scuse inverosimili («non intenzionale», «sono scivolato e ho sbattuto la faccia», «un gomito mi fa contatto col piede», «non ci vedevo più dalla fame»), oppure Robben che prima la fa e poi si autoaccusa (sempre troppo tardi)? Beh, le due cose rimangono su due piani differenti (la seconda, almeno, riguarda lo sport); però i cosiddetti “campioni” non ci fanno una gran figura.

Quindi, Arjen, decidi da che parte vuoi stare. Puoi stare con Blatter, con le accuse di corruzione, con i fischi alla cerimonia di apertura, con persino Platini che ti scarica; oppure puoi venire nel campo di quelli che, da umani, fanno cose impressionanti come correre a 37 chilometri orari, fermarsi, far sedere il portiere, girarsi e uccellare chiunque. Senza simulare: facendolo davvero. A te la palla.

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Puntate precedenti

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14 giugno – Stefano Bizzotto
15 giugno – Gary Lewin
16 giugno – il sorteggio
17 giugno – Pepe
18 giugno – Guillermo Ochoa
19 giugno – Iker Casillas
20 giugno – Roy Hodgson
21 giugno – Giorgio Chiellini
22 giugno – Miroslav Klose
23 giugno – Fabio Capello
24 giugno – il parrucchiere (di Neymar)
25 giugno – Cesare… Maldini
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27 giugno – Claudio Sulser
28 giugno – lo psicologo dimissionario
29 giugno – Mauricio Pinilla

Pietro Luigi Borgia
Pietro Luigi Borgia
Cofondatore e vicedirettore, editorialista, nozionista, italianista, esperantista, europeista, relativista, intimista, illuminista, neolaburista, antirazzista, salutista – e, se volete, allungate voi la lista.

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