Brasile 2014, il personaggio: il parrucchiere (di Neymar)

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Un personaggio al giorno, dentro o fuori dal rettangolo di gioco, fino al 14 luglio: durante tutti i Mondiali vi regaleremo quotidianamente la biografia compressa di giocatori e non solo. Oggi è il turno del parrucchiere di Neymar, citato da Pelé in una intervista critica sul giocatore.

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Giusto ieri parlavamo di Capello; anche oggi rimaniamo in tricologia, parlando del parrucchiere di Neymar. Sì, avete letto bene: è stato invocato già un anno fa da Pelé, che intendeva criticare e spronare il talento brasiliano.

Dopo, anzi adesso, le parole della leggenda del calcio mondiale si sono addolcite: Pelé ha cominciato a trovare mezze misure, o forse semplicemente mezzi più convincenti e sereni per far motivare i connazionali. «Neymar è giovane, è una pressione molto forte, quella di avere la responsabilità del successo della squadra», ha dichiarato alla BBC.

Beh, anzitutto complimenti. Complimenti per la capacità di cambiare idea: da bamboccione viziato che pensa solo alla propria immagine, a responsabile di scampare un possibile nuovo Maracanaço. Soprattutto, non del tutto conseguente quando dichiara che «[p]er essere considerato il miglior giocatore al mondo deve come prima cosa vincere i Mondiali». Delle due, l’una: o lo si vuole scaricare di qualche peso, oppure lo si vuole caricare a mille, e a molla.

Ed è qui che, evidentemente, decisivo si rivela proprio il parrucchiere di Neymar. Pare di immaginarselo: un po’ pazzoide (basta guardare le acconciature), un po’ confidente. Capace di liberare l’estro del suo cliente, ma anche di spegnerne gli eccessi. O forse capace di spegnere gli eccessi di Neymar tramite le capigliature, di modo che poi il resto del talento sia fruibile altrove.

Occhei, è solo una metafora. Anche per dire che di fatto lo stesso Pelé sta agendo in questo modo: sa quanto vale il talento dell’attaccante del Barcellona, e quale sia il suo potenziale; e per questo, trattandosi pur sempre di un Mondiale giocato in casa, cerca di smuovere le acque. È stato detto di tutto, su questa edizione della nazionale brasiliana: che erano i più scarsi di sempre, tanto per cominciare.

Forse sarà anche vero. Di certo, ieri si è vista la mancanza di un Dunga in campo (uno come Hernanes, o come Fernandinho nel secondo tempo), e sappiamo bene che la forza dei verdeoro sta soprattutto nella retroguardia, stavolta, e non nell’attacco. Però sempre ieri abbiamo visto proprio Neymar caricarsi addosso la squadra (una squadra con poche idee e meno costrutto), finalizzando quando serviva. Segno che forse pensa anche al campo.

Si è detto già anche dei favoritismi (sempre presenti con qualunque padrone di casa: vogliamo ricordare il Mondiale nippo-coreano?), e del sorteggio che sembra studiato alla perfezione. Quello che non si è detto (e non ha detto neanche Pelé) è che stavolta, finalmente, potremmo trovarci ad assistere a uno scontro diretto, direttissimo. Perché se Maradona e Pelé non si sono incrociati sul campo, potrebbero riuscirci i due eredi designati. Chissà cosa sta facendo, ora come ora, il parrucchiere di Messi.

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Puntate precedenti

13 giugno – Stipe Pletikosa
14 giugno – Stefano Bizzotto
15 giugno – Gary Lewin
16 giugno – il sorteggio
17 giugno – Pepe
18 giugno – Guillermo Ochoa
19 giugno – Iker Casillas
20 giugno – Roy Hodgson
21 giugno – Giorgio Chiellini
22 giugno – Miroslav Klose
23 giugno – Fabio Capello

Pietro Luigi Borgia
Pietro Luigi Borgia
Cofondatore e vicedirettore, editorialista, nozionista, italianista, esperantista, europeista, relativista, intimista, illuminista, neolaburista, antirazzista, salutista – e, se volete, allungate voi la lista.

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