La Svezia svita anche la Svizzera: ora l’Inghilterra

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Alla Svezia, giocare da sfavorita, fa bene. Gli scandinavi hanno smontato, come fosse un mobile della famosa multinazionale, anche la Svizzera, che pure godeva dei favori del pronostico, in questo scontro diretto. Purtroppo per loro, i rossocrociati sono inciampati di nuovo al momento cruciale, quando dovevano fare il salto di qualità. Pur essendo ospite fissa, ormai da tempo, nel salotto buono del calcio, la compagine di Petković non riesce a ottenere quel risultato di prestigio, che possa elevarla definitivamente nella prima fascia del calcio mondiale.

Vlado, nella conferenza stampa pre partita, aveva detto che la sua squadra sarebbe subito partita forte. Ciò, in realtà, non è avvenuto: i rossocrociati sono apparsi lenti, prevedibili e senza i guizzi giusti per superare il fortino svedese. Gli scandinavi hanno fatto ciò che ci si aspettava: corti e compatti, hanno chiuso gli spazi, provando anche ad affondare. Non è un caso, infatti, che le migliori occasioni da rete siano capitate sui piedi dei Blågul, che alla fine hanno vinto con merito.

Niente recriminazioni, dunque. Però, tanti rimpianti. A mancare all’appuntamento sono state le seconde linee (sia Lang, soprattutto in fase d’appoggio, che Djourou non hanno fatto bene) e, soprattutto, alcuni protagonisti attesi. Xhaka, pur avendo di fronte giocatori non di grande qualità tecnica, non è riuscito a imporsi. Shaqiri ha fatto un po’ meglio, provando a cercare qualche suggerimento per i compagni: tuttavia, non è riuscito a incidere. Davanti, Zuber è apparso al di sotto dei suoi livelli, e così Džemaili.

Rossocrociati spenti e senza idee, nonostante avessero di fronte un avversario sicuramente tosto, ma prevedibile. Ci volevano un ritmo maggiore, verticalizzazioni (quasi invece del tutto assenti) e, soprattutto, fantasia. Gli elvetici, invece, hanno difettato di tutte queste indispensabili caratteristiche. Alla fine, in questa prevedibilità, non è stato difficile, per gli svedesi, smontare la Svizzera e impacchettarla in un pacco piatto, di facile trasporto per il rientro in patria.

Petković, nella ripresa, ha poi provato la mossa della disperazione, buttando nella mischia Embolo e Seferović. La mossa ha avuto il merito di far avanzare il baricentro della squadra elvetica di diversi metri. L’ex Basilea ha avuto anche sulla testa la palla del pareggio: il suo colpo di testa, diretto verso l’angolino sinistro, è stato però spazzato via dalla difesa avversaria. Probabilmente, la chiave poteva essere osare di più già dall’inizio.

È anche vero, però, che la retroguardia elvetica, specialmente nel primo tempo, ha ballato parecchio, con Lang e Djourou sovente fuori posto (clamorosa un’occasione per Ekdal nella prima frazione, con l’ex Basilea lontano a guardare). Probabilmente, Vlado ha preferito mantenere un atteggiamento guardingo, per puntellare la sua difesa. Tuttavia, a essere assenti del tutto sono stati i ritmi veloci, che dovevano invece essere la chiave di volta per venire a capo della compagine scandinava, apparsa (ed è questo il grande rimpianto) tecnicamente alla portata dell’undici rossocrociato.

Non sappiamo se sia un discorso di mentalità, o di talento. Alla Svizzera è mancata sicuramente l’intensità vista (per esempio) contro la Serbia. Inoltre (e questo è un problema di classe individuale) manca un bomber in grado di risolvere la partita nei momenti cruciali. Tuttavia, è vero che questa figura è assente anche in altre compagini più attrezzate (la Germania, per esempio, o l’Italia). Insomma, nei prossimi giorni ci saranno parecchie riflessioni da fare.

La Svezia, invece, ha fatto ciò che ci si aspettava. Poche cose, ma fatte bene: ritmi elevati (soprattutto nel primo tempo), squadra corta, spazi chiusi a interrompere le trame di gioco avversarie. I Blågul hanno creato le migliori occasioni per segnare, e hanno trovato la rete con il migliore del gruppo, quel Forsberg che, ieri, si è dimostrato tecnicamente superiore ai suoi compagni. Certo, l’aspetto sorte ha avuto la sua importanza: senza la sfortunata deviazione di Akanji, la sfera sarebbe probabilmente finita tra le braccia di Sommer, anche ieri autore di un’ottima prestazione.

Le parole di Andersson, a fine partita, riassumono un po’ la prestazione e il momento della squadra svedese: (FIFA) “È stato incredibile, ai bordi del campo, sentire i tifosi scandire il mio nome. Ma il calcio è uno sport di squadra e questa gruppo, per me, incarna i migliori valori in questo senso. Lavoriamo tutti molto duramente l’uno per l’altro, sul campo e fuori. Sappiamo di essere una buona compagine e meritiamo questo successo. Siamo tutti molto contenti di quanto accaduto oggi; tuttavia, dobbiamo voltare rapidamente pagina perché, sabato, ci sarà un’altra partita.”

 

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

La puzza sotto il caso

  Se lo dice il Tg sarà vero: qui a Napoli noi puzziamo. Ci puzziamo di fame, abbiamo puzza sotto il naso, puzziamo di bruciato....
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