Le amichevoli estive (e tutto quel che ne discende)

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E dopo la stagione dei tornei estivi un po’ “minori” (leggasi Europei Under 21 e Confederations Cup), venne anche il tempo dei ritiri estivi e, con essi, delle famigerate amichevoli estive (- Ma come! Già tre giorni dopo il raduno? – Sì, ci sono i tornei internazionali in Cina, Stati Uniti e varie, quindi bisogna giocare le amichevoli contro le solite selezioni scarsissime il prima possibile. – Ma a cosa servono, così presto? – Boh!).

Ah, le amichevoli estive. Le squadre di Serie A, imbottite di riserve che verranno cedute e giovani che giocheranno in prima squadra sì e no 80′ in tutto l’anno, affrontano compagini di livello infimo, quando non direttamente raffazzonate su a caso, tanto per dare l’opportunità ai club professionistici di poter affrontare una vaga simulazione del gioco del calcio contro una formazione che perlomeno conti su undici bipedi atleticamente abili (diciamo così per comodità). Valore dei test? Molto basso, vista la caratura degli avversari. Sono più approfondimenti particolari dell’allenamento stesso che non “partite” in senso stretto. È pratica comune, nel calcio. Ogni squadra lo fa in estate ed è un uso consolidato da tempo immemore. Quel che però è veramente divertente è che ci sono appassionati che sono abbondantemente capaci di rodersi il fegato già solo per questi appuntamenti per palati forti. Davvero, esistono.

Come si intuirà facilmente, dato il livello bassissimo delle avversarie, le compagini di Serie A tendono a vincere queste amichevoli con punteggi che tendono più al tennis che non al calcio. Ma al tifoso esegeta di qualunque cosa, ovviamente, non interessa. È lì di fronte allo schermo (quando non direttamente sugli spalti dell’improvvisato stadio nella sede del ritiro) che si torce le mani in una tensione che manco la finale di Champions, anche sull’8-0, e attende il fischio finale per erompere in un liberatorio: “Ma era solo un amichevole contro Gianni e Pinotto!“.

Se invece il risultato finale è una vittoria stretta, o un pareggio, o persino una sconfitta, ecco il medesimo appassionato dannarsi l’anima invocando dèi di ogni genere e tipo mentre geme nel dolore (“Dai, ma come si fa a perdere con degli amatori, *inserire imprecazioni a caso*“). Logicamente il ko sarà solo il primo passo di un’ovvia escalation che culminerà nel sentenziare che la stagione è un fallimento prima ancora di iniziare perché, è chiaro, “le amichevoli non mentono mai“. Ovviamente questo genere di ritornello è ancora più forte se la squadra del nostro eroe è una partecipante a quei tornei estivi “di prestigio” in cui di solito le italiane rimediano carriolate e carriolate di gol da avversarie europee che iniziano la stagione molto prima e che quindi corrono il triplo.

Ma la paranoia da tifoso estivo – avido consumatore di news sul calciomercato, manco a sottolinearlo – riguarda anche i singoli: basta uno stop sbagliato a causa di un fastidioso raggio di sole negli occhi del nuovo acquisto milionario – in una partita in cui ha comunque segnato quattro gol – che, subito, si tramuta palesemente in un brocco che non ha mai fatto niente di nuovo nella sua vita e che per forza sarà uno dei peggiori bidoni della storia. Per converso, il giovane della primavera che per sbaglio infila tre passaggi giusti di fila in 60′ diventa un imprescindibile nel cuore del nostro eroe, un giocatore che merita la maglia da titolare perché è platealmente destinato a essere pietra angolare del nuovo corso ma che, purtroppo, non giocherà mai nella stagione perché la società è vecchia dentro e ha sempre paura di puntare sui giovani di evidente talento.

Speriamo che finisca in fretta ‘sto calcio estivo, va là…

Giorgio Crico
Giorgio Crico
Laureato in Lettere, classe '88. Suona il basso, ascolta rock, scrive ed è innamorato dei contropiedi fulminanti, di Johan Cruyff, della Verità e dello humour inglese. Milanese DOC, fuma tantissimo.

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