La Formula 1, una noia al passo coi tempi

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Il rischio, quando si parla di Formula 1, è che diventa facile smentire se stessi e le proprie idee nello stesso discorso. Quando si porta avanti una tesi nel giudizio complessivo di questo sport non mancano le critiche, gli appunti, le ipotetiche soluzioni a cambiare tutto in nome dello spettacolo o del trend che avvantaggia questa o quell’altra squadra. Un po’ come accade nei “massimi sistemi”, tanto per capirci.

Pensate alla frase del 2013 per cui l’aerodinamica vinceva sul resto: “Serve che le regole cambino, troppo vantaggio per la Red Bull, che noia“. Ma a fine 2015: “Serve che cambino le regole, troppo vantaggio per la Mercedes, che noia“, ora che invece è il motore e il suo rendimento a fare la differenza. Tanto che Newey ha più volte ribattezzato questa categoria del Motorsport come “Formula Motore“. Oppure quante volte tifosi o meno appassionati hanno dichiarato di assistere a una gara soporifera, vista la ridotta battaglia in pista.

Anche su questo portale ci siamo più volte scagliati contro la gestione di Ecclestone e i suoi compagni di merende ma alcuni sforzi e passi in avanti, per rendere più spettacolare il tutto, si sono fatti. Che il risultato, a volte, non sia stato quello voluto è un altro discorso. Non dimentichiamo neanche che fino a qualche anno fa la Mercedes azienda, con le sue migliaia di operai, è andata sull’orlo di una crisi gestionale: le critiche ai tanti milioni spesi per i progetti di Formula 1, senza che si sfiorasse almeno la vittoria di un titolo, hanno portato tanto malumore interno con scioperi e sindacati pronti a far dure battaglie. Erano gli anni in cui la Red Bull cannibalizzava le gare e le classifiche.

Nell’essere la massima espressione della tecnologia e dell’ingegneria applicata alle gare e alla velocità, la Formula 1 vive di regole nuove che i “tecnici” hanno il dovere di interpretare al meglio per fornire il massimo delle prestazioni alle monoposto cui lavorano. E ci sarà sempre chi sarà più bravo e furbo degli altri nell’individuare i cosiddetti “buchi nel regolamento”, per piazzare il colpo che fa la differenza. È nello stesso DNA della Formula 1 la ricerca assoluta di sbaragliare il resto della truppa in fase di progettazione, ancora prima di quella in pista.

Quindi il dominio di una o l’altra scuderia è pressoché scontato. È sempre stato così. Piuttosto se proprio vogliamo trovare il “colpevole” a questo stato di cose dobbiamo focalizzarci sul progresso. Anzi, scusate, “Progresso“. In temp,i ormai andati il grande spettacolo offerto dalle gare era figlio dell’adrenalina di sorpassi ed esiti incerti fino alla fine ma ciò dipendeva dal fatto che:

1 – L’affidabilità delle componenti motoristiche e aerodinamiche era un grande punto interrogativo. Queste potevano venire meno da un momento all’altro in gara, causando ritiri o cali improvvisi di prestazioni.
2 – Stesso discorso per la tenuta degli pneumatici che spesso non venivano cambiati.
3 – I mezzi ai box, per il cambio ruote, non erano quelli di oggi. Era facile (e accadeva spesso) che si perdevano preziosi secondi ai box.
4 – Non esistevano i computer e la condivisione in tempo reale delle funzionalità della monoposto. Era impossibile che dai box ti dicessero di cambiare “mappatura” al motore o che si cambiasse la ripartizione di frenata con un “click” sul volante. Quindi se esisteva un problema lo si portava avanti fino al palesarsi del problema stesso e lì c’era poco da fare.
5 – Non esistevano i simulatori come sono concepiti oggi, i test erano rari come adesso ma i piloti arrivavano a fine GP stravolti e vedere errori nella guida (anche da parte di campioni) era assolutamente una prassi. Non esistevano le “preparazioni” fisiche di oggi e il pilota forte era quello aggressivo, non quello calcolatore. Ora siamo spesso di fronte a piloti “macchine” che al massimo perdono qualche piccolo decimo.
6 – C’erano genuine rivalità che portavano a non accontentarsi mai. Esistevano anche allora sponsor potenti e questi non chiedevano solo risultati ma anche spettacolo. Quindi chi cacciava i soldi amava che i propri piloti combattessero, anche con il rischio di finire nella ghiaia (a proposito, ora la ghiaia non c’è più). Oggi l’imperativo è guadagnare punti, rinforzare statistiche da presentare successivamente, il risultato è un “comandamento”.

Tutto è figlio dei tempi in cui accade e la Formula 1 non fa eccezione. E non è facile (e magari neanche plausibile) che il sistema venga stravolto. Magari è lo spirito dell’appassionato a doversi modellare attorno, augurandosi di vedere una corsa non per i sorpassi, gli incidenti o quant’altro di simile, ma attendendo la partenza e poi guardando i tempi parziali, il graining, ascoltando le conversazioni radio, gli ordini di scuderia, la strategia gomme e facendo l’amore con i decimi di secondo.

Vito Coppola
Vito Coppola
Telecronista e opinionista radio/TV, già a SportItalia e addetto stampa di diverse società. Non si vive di solo calcio: ciò che fa cultura è la fame di sapere, a saziarla il dinamismo del corpo e del verbo.

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