C’era un Mondiale: Spagna 1982, la notte di Siviglia e l’uscita di Schumacher su Battiston

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L’edizione dei mondiali giocata nell’accogliente e allegra Spagna postfranchista del 1982 fu probabilmente una delle più belle di sempre. Non solo per la vittoria dell’Italia, ma anche perché per la prima volta venivano rappresentati tutti e cinque i continenti, anche grazie all’allargamento a 24 squadre. Molti i campioni in campo, da Michel Platini a Zico, da Maradona a Rummenigge, fino a quelli africani, come Milla nel Camerun, Madjer e Belloumi nell’Algeria. Assente invece l’Olanda, finalista nelle precedenti due edizioni, alle prese con un rinnovo generazionale.
Molti anche gli episodi che meriterebbero maggior attenzione, dalla famosa partita Francia – Kuwait, sospesa dall’invasione di campo dello sceicco Fahad Al-Ahmed Al-Jaber Al-Sabah, alla vittoria roboante e inutile dell’Ungheria su El Salvador per 10 -1, alla cosiddetta “Vergogna di Gijón” ovvero la partita vinta dalla Germania sull’Austria per 1-0, punteggio che consentiva ad entrambe le formazioni di passare il turno a spese di una brillante Algeria. Un autentico patto di non belligeranza.

Ma se esuliamo dai riferimenti all’impresa italiana di Bearzot, Rossi, Conti e compagni, la partita che più delle altre è rimasta celebre nella storia dei mondiali spagnoli è la semifinale tra Francia e Germania Ovest: la cosiddetta “notte di Siviglia”. Per alcuni, dopo Italia – Germania 4-3 del 1970, è stata la più bella semifinale della storia mondiale.
Si giocò a Siviglia, con inizio alle 21 locali. In una sera calda come sanno esserlo le sere andaluse di luglio quando di giorno le temperature arrivano, come in quell’anno, fino a 46°, le due rivali continentali, spesso divise dalla grande storia, scesero in campo per stabilire chi avrebbe raggiunto l’Italia in finale a Madrid.

Ad illuminare la Francia non c’era solo Michel Platini, ma anche altri giocatori a rappresentare una generazione che raggiunse due anni dopo il proprio apice con la vittoria dell’Europeo. Punto di forza della squadra, era il cosiddetto “quadrato magico” di centrocampo: Platini, Tigana, Giresse e Rocheteau. Tutti giocatori in possesso di ottima tecnica, che consentivano di creare una manovra brillante anche se a volte perfino leziosa.

La Germania, già campione d’Europa due anni prima a Roma, riuniva giocatori di esperienza, come Breitner, Hrubesch e Kaltz e giovani interessanti, come Pierre Littbarski, famoso per i suoi dribbling oltre che per le gambe storte (sarà sempre presente nelle tre finali consecutive disputate dalla Germania tra ’82 e ’90). Stella della squadra, Rummenigge, pallone d’oro nelle due stagioni precedenti e tuttavia acciaccato durante la competizione. Stielike e Briegel garantivano il classico apporto muscolare ed agonistico della Germania.

Dopo 17’ minuti, Littbarski insaccò il goal del vantaggio tedesco, raccogliendo una respinta del portiere Ettori. Ma al 27’, dopo un atterramento di Rocheteau in area, Michel Platini trasformò il rigore del pareggio francese. Se fino al ’90 il risultato non cambiò più, quel che successe nel frattempo restò comunque nella memoria di tutti gli spettatori.

Successe al 57’, quando il terzino Battiston, entrato in campo pochi minuti prima al posto di Genghini, si proiettò al limite dell’area, imbeccato da un lancio preciso di Platini. In netto anticipo sul portiere tedesco Harald Schumacher, lasciò partire un pallonetto che finì di poco a lato. Ma Schumacher non frenò la sua corsa. Nonostante l’azione sembrasse già conclusa, balzò contro il giocatore francese, centrandolo con tutta la potenza corporea del suo slancio in pieno viso. Battiston cadde a terra, apparentemente esanime. A molti venne subito in mente che soltanto otto mesi prima, in Italia, lo scontro tra Antognoni e il portiere Martina aveva rischiato di produrre conseguenze fatali. Tuttavia in questo caso, più che uno scontro di gioco, in molti ebbero l’impressione che si fosse trattato di un fallo volontario di Schumacher. Soltanto pochi minuti prima infatti, il portiere tedesco si era beccato con i tifosi francesi e aveva reagito simulando più volte un rinvio della palla verso di loro. Qui, l’immagine dello scontro .
Mentre i giocatori francesi si rendevano conto dell’accaduto e richiamavano i soccorsi, Schumacher andò tranquillamente a piazzare la palla sul vertice dell’area piccola, sbuffando per il ritardo nella ripresa del gioco e facendo esercizi di stretching. In generale, rivedendo oggi la scena, quel che colpisce è anche la relativa calma in cui si svolse, senza dar luogo a risse in campo ed episodi di vendetta. Ma ancora più sbalorditivo fu che l’arbitro olandese Corver non solo non assegnò il rigore, ma nemmeno ammonì Schumacher, considerando involontario l’intervento. Si riprese molti minuti dopo, con una rimessa dal fondo.
Battiston riportò un trauma cranico e perse due denti. La stampa francese attaccò duramente il portiere tedesco, definendolo un “mostro professionale” e Schumacher rispose offrendosi di pagare le spese del dentista di Battiston. Anni dopo Schumacher, nella sua biografia – scandalo, che gli costò il posto nel Colonia per le rivelazioni inerenti il doping, giustificò l’intervento affermando che avrebbe voluto solamente sbilanciarlo. Negli anni, i due calciatori si riappacificarono e Battiston invitò Schumacher al suo matrimonio.

Giunti ai supplementari, dopo una traversa a porta vuota centrata dal francese Amoros a due minuti dal termine, la partita ebbe un epilogo scintillante. Grazie ad un gol di Tresor, fu la Francia a portarsi in vantaggio dopo soli due minuti. A questo punto, l’allenatore tedesco Derwall è costretto a giocare la carta Rummenigge, nonostante fosse convalescente. Ma è ancora la Francia, con Giresse ad andare in gol, portandosi sul 3-1. Al tedesco Fischer viene annullato un gol per fuorigioco. Poi, proprio Rumenigge, segna il gol del 3-2. I tedeschi premono, la Francia sbanda. E al 108’, una rovesciata di Fischer spegne i sogni dei galletti: è 3-3.

Ai rigori, vincerà la squadra più forte mentalmente. Capace di resistere perfino ad un errore dal dischetto di Stielike, il tremendo difensore, che pure scoppiò in lacrime dopo lo sbaglio. Furono ben due infatti gli errori dei francesi, quelli di Six e Bossis. Il vecchio Hrubesch trasformò il rigore decisivo. Finiva così una partita lunga ed esaltante.
Pochi giorni dopo, se ne sarebbe giocata un’altra, tra Italia e Germania, ancor più esaltante. Ma questa volta, non per i tedeschi.

Di seguito, il tabellino dell’incontro.
08.07.82 – Ore 21.00, Siviglia, Stadio Sanchez Pizjuan
GERMANIA OVEST – FRANCIA 3-3 d.t.s. 8-7 d.c.r.
Germania Ovest: Schumacher, Kaltz, K.H. Forster, Stielike, Briegel (96 Rummenigge), B. Forster, Dremmler, Breitner, Littbarski, Magath (72 Hrubesch), Fischer. All. Derwall.
Francia: Ettori, Amoros, Janvion, Bossis, Tigana, Tresor, Genghini (52 Battiston, 62 Lopez), Giresse, Platini (c), Rocheteau, Six. All. Hidalgo.
Arbitro: Corver (Olanda)
Reti: Littbarski 17’, Platini 26’ rig., Tresor 92’, Giresse 98’, Rummenigge 102’, 3:3 Fischer 108’. Sequenza Rigori: Giresse gol, Kaltz gol, Amoros gol, Breitner gol, Rocheteau gol, Stielike parato, Six parato, Littbarski gol, Platini gol, Rummenigge gol, Bossis parato, Hrubesch gol.

Leggi anche le precedenti puntate di “C’era un Mondiale”:
1 Camerun – Colombia e i colori di Italia 90;
2 Uruguay 1930 e il primo gol della Coppa del Mondo;
3 Corea e Giappone 2002, un mondiale di… cose turche;
4 Germania 1974, “E tu dov’eri, quando segnò Sparwasser?”;
5 Italia 1934, il “Wunderteam” austriaco si arrende agli azzurri;
6 Cile 1962, il torneo di Garrincha. E di Masopust;
7 Francia 1938, la semifinale di Marsiglia e il bis dell’Italia;
8 Messico ’70, Italia-Germania 4-3 – “El partido del siglo”;
9 Argentina 1978, Olanda-Argentina e il palo che fece tremare i generali;
10 Brasile 1950, il Miracolo di Belo Horizonte. Gloria e tragedia di “Joe” Gaetjens;
11 Messico ’86, la breve favola della Danimarca;
12 Svizzera 1954, la battaglia di Berna e la Grande Ungheria, prima della disfatta

Paolo Chichierchia
Paolo Chichierchia
Nasce nel 1972 a Roma, dove vive, lavora e tifa Fiorentina. Come Eduardo Galeano, ritiene che per spiegare a un bambino cosa sia la felicità, il miglior modo sia dargli un pallone per farlo giocare.

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