I Pionieri del calcio – Imre Schlosser, il bomber magiaro con il gol nel sangue

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Il 1 aprile 1927 nasceva a Budapest Ferenc Puskas, il calciatore ungherese più forte di tutti i tempi. Tre giorni dopo, il 4 aprile 1927 Imre Schlosser, l’attaccante più prolifico di quel periodo, disputava l’ultima partita in Nazionale. Una coincidenza, certo. Ma anche una sorta di ideale passaggio di consegne tra due campioni che hanno fatto la storia del calcio ungherese.

La grande intelligenza tattica di Schlosser

Imre Schlosser non era il classico centravanti-boa, dotato di grande stazza ma dai piedi poco educati. Sapeva farsi rispettare nel gioco aereo, ma le sue doti principali erano la tecnica sopraffina e l’intelligenza tattica. Nonostante affrontasse difensori solidi e ben strutturati, riusciva a capirne i movimenti e ad anticiparli quasi sempre. Insomma, era un attaccante completo, senza punti deboli. Slózi (come venne soprannominato) era uno di quei giocatori capaci di far innamorare i tifosi con le sue giocate sensazionali.

A intuirne le qualità fu il Ferencvaros, che gli fece firmare il suo primo contratto nel 1905, ad appena sedici anni. Schlosser non ci mise molto a mettersi in luce. La giovinezza non era un problema, anzi gli permetteva di mettere in campo la giusta sfrontatezza. L’anno successivo, precisamente il 7 ottobre 1916, fece il suo debutto con la Nazionale magiara nel pirotecnico 4-4 contro la Boemia. Schlosser diede sfoggio delle sue qualità ma non segnò. Lo fece nella seconda partita, disputata qualche settimana più tardi, nel 3-1 contro l’Austria.

Il principe dei cannonieri ungheresi

La stella di Schlosser al Ferencvaros brillò per quasi dieci anni. La sua grande vena realizzativa gli permise di laurearsi per ben sei volte capocannoniere del campionato. Durante questo periodo divenne un colonna della Nazionale, con cui partecipò, da capitano, alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912. Non andò secondo le aspettative, visto che i magiari si classificarono solo quinti, ma Schlosser realizzò quattro reti (tra cui spiccò la tripletta contro la Germania). Poi nel 1915, per rinnovare i suoi stimoli, decise di cambiare aria passando al MTK Budapest. In sette anni mise a segno quasi 150 gol e vinse per la settima e ultima volta volta la classifica dei marcatori.

Nel 1922 appese gli scarpini al chiodo per intraprendere la carriera di allenatore. Una decisione del tutto inaspettata, perché Schlosser era ancora un attaccante prolifico e non dava segni di cedimento fisico. Ma ancora più sorprendente fu la sua destinazione futura. Accettò l’offerta del Norrköping e si trasferì in Svezia, in un campionato che era considerato sicuramente meno importante di quello ungherese. Vi rimase per due anni.

Il ritorno in campo e il definitivo ritiro

Il biennio svedese non si rivelò particolarmente fruttuoso. Il deludente quinto posto ottenuto nel secondo anno lo convinse a cambiare squadra e paese. Si trasferì al Wisla Cracovia, col medesimo incarico di allenatore della prima squadra, ma nemmeno l’esperienza polacca si rivelò troppo fortunata. Imre cominciò a pensare seriamente a un suo ritorno sul campo. Gli mancavano troppo l’odore dell’erba, l’adrenalina, quella fantastica sensazione di segnare un gol. L’occasione arrivò quando il Weiner Sport Club, formazione austriaca, gli propose di allenare le giovanili e, allo stesso tempo, giocare per la prima squadra.

Schlosser si sentì rinascere. Gli anni sabbatici ne avevano forse appannato le qualità balistiche, ma non avevano scalfito la sua voglia di giocare a calcio. Nel 1926 tornò in patria per vestire, per un ultimo campionato, la maglia dell’amato Ferencvaros. Una sorta di giro d’onore, giustamente tributato al miglior marcatore della storia del club. Schlosser si congedò con undici gol in quattordici partite, decisivi per la vittoria del titolo. Ebbe anche il tempo di tornare a vestire la maglia della nazionale, a trentasette anni suonati. Disputò la sua ultima partita il 10 aprile 1927, contro l’Austria. Erano passati esattamente 7490 giorni dal suo esordio, quando aveva appena diciassette anni.

Simone Galli
Simone Galli
Empolese e orgoglioso di esserlo, ha cominciato ad amare il calcio incantato dal mito di Van Basten. Amante dei viaggi, giocatore ed ex insegnante di tennis, attualmente collabora con pianetaempoli.it.

La puzza sotto il caso

  Se lo dice il Tg sarà vero: qui a Napoli noi puzziamo. Ci puzziamo di fame, abbiamo puzza sotto il naso, puzziamo di bruciato....
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