EURO 2020 – Un’occasione persa per la salute degli atleti

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I tornei estivi nella storia sono sempre rivoluzionari per quanto riguarda nuove regole da introdurre nel calcio. La Coppa del Mondo di Messico ’70, per esempio, introdusse ufficialmente i cartellini, il giallo e il rosso, per segnalare un’ammonizione o un’espulsione. Fino a quel momento tutto si svolgeva a voce tra arbitro e giocatore, senza un segnale chiaro e universale.

Prima del 31 maggio del 1970, quando il tedesco Kurt Tschesnscher ammonì il sovietico Kakhi Asatiani dopo un intervento scorretto sul messicano Héctor Pulido, le incomprensioni erano all’ordine del giorno. Essendoci in campo arbitri e giocatori di varia provenienza trovare una lingua franca per segnalare le sanzioni disciplinari a volte era veramente difficile.

Solo nel precedente mondiale, quello del gol fantasma di Hurst in casa degli inglesi nel 1966, per poter portare fuori Antonio Rattìn dal campo, dove si stava svolgendo Inghilterra-Argentina, ci vollero 11 minuti. L’arbitro in francese e la nazionale di casa in inglese cercavano di spiegare il motivo dell’allontanamento dalla partita al capitano argentino che però non riusciva a capire, anche (ma non solo) per problemi di lingua. Fortunatamente oggi, oltre a essere più cosmopoliti, abbiamo dalla nostra parte i colori.

Senza andare troppo in là nel tempo e rimanendo in tema Europa, possiamo ricordarci di come Euro 2016 abbia cambiato la tattica, anche se in piccolo, sul calcio d’inizio. Ora a centrocampo prima di far partire il cronometro basta un solo giocatore, diversamente da ieri quando ne servivano due di giocatori. Oggi c’è quindi la possibilità di mettere in postazione d’attacco sin da subito una pedina in più.

Parlare però di riforme sul gioco è più “semplice” e meno “stressante”, rispetto alle tematiche sulla salute degli atleti. Il calcio è uno sport sempre alla ricerca della perfezione tattica e della miglior performance, ottimizzando le infrastrutture per gli allenamenti e per il recupero dagli infortuni, ma evita spesso il discorso della salute in campo.

A Euro 2020 abbiamo assistito a uno degli spettacoli più brutti di sempre con Christian Eriksen collassato per chissà quale causa che gli ha provocato un arresto cardiaco. Fortunatamente il defibrillatore gli ha salvato la vita. Per arrivare al danese sventato alla morte in campo, abbiamo dovuto vedere vari calciatori morire sul rettangolo verde, Marc-Vivien Foé, centrocampista camerunese morto durante una partita di Confederations Cup nel 2003.

Quella morte internazionale ha scosso il “cuore” della FIFA che ha cominciato a sperimentare strategie per limitare questi problemi. Da quel momento abbiamo visto una lenta progressione verso un’attenzione maggiore a questo tipo di incidenti. Il defibrillatore ha piano piano preso piede, diventando uno dei tanti raccattapalle a bordo campo. Il più importante tra i raccattapalle, anzi un raccattavita. È stato però un procedimento troppo lento, tanto che solo nel 2017 è diventato obbligatorio in ogni impianto sportivo anche nel calcio dilettantistico in Italia.

A Euro 2020 però Eriksen ha subito il più tragico della miriade di infortuni. Se osserviamo bene, stiamo assistendo anche a molti colpi alla testa che possono compromettere non solo la carriera di un giocatore, ma la stessa vita. Timothy Castagne, uscito nei primi minuti di Belgio-Russia dopo uno scontro di testa con Kuzyaev, anch’egli sostituito, ha subito 6 fratture in viso vicino agli occhi. Se il colpo fosse arrivato 3 cm più in alto, gli sarebbe costato la carriera e la vista, probabilmente. Questo è però il caso più grave, visto che ce ne sono altri.

L’attaccante gallese Moore, dopo una collisione con il turco Söyüncü, ha cominciato a sanguinare dal naso, senza però gravi conseguenze. Lucas Hernandez della Francia dopo una mischia è collassato quasi senza sensi dopo un colpo violento che ha coinvolto anche la testa. Fortunatamente anche lui si è subito rialzato, senza danni.

L’ultimo della lista è il russo Mario Fernandes, caduto a terra facendosi seriamente male al collo contro la Finlandia. È servito l’intervento di una barella che gli tenesse fermo il collo ed è stato subito portato all’ospedale, dove è stato rassicurato. Per lui solo grande spavento e nessuna lesione alle vertebre.

Ritornando al contrasto CastagneKuzyaev, bisogna sottolineare come i due allenatori abbiano aspettato un tentativo dei giocatori di rientrare in campo prima di spendere un cambio. In Premier League una cosa del genere da gennaio in poi non succede (quasi) più, perché le sostituzioni a seguito di una commozione celebrale sono “gratuite”. Esistono proprio degli slot extra che incentivano i tecnici a far uscire l’infortunato per accertare le sue condizioni ed evitare gravi danni.

La domanda sorge spontanea quindi. Perché la UEFA non ha fatto come la FA e la FIFA, la quale ha sperimentato queste sostituzioni durante il mondiale per club? Perché non implementare delle nuove regole eccezionali per Euro 2020? Non è la prima volta che durante gli europei viene sperimentato qualcosa di nuovo nel nome del progresso. A Euro 2020 si sta già provando una nuova regolamentazione sul tocco di mano che sarà in vigore solo la prossima stagione. È quindi più importante dare o non dare un rigore rispetto alla salute degli atleti?

Zona d’Ombra” è un film con Will Smith che andrebbe visto almeno una volta nella vita da chi ama lo sport. La pellicola racconta la vicenda del neuropatologo Bennet Omalu che agli inizi degli anni 2000 ha scoperto una correlazione tra i violenti colpi alla testa nel football americano e una malattia progressiva degenerativa del cervello.

La CTE (encefalopatia traumatica cronica), così denominata da Omalu, aveva iniziato a colpire molti ex giocatori professionisti della NFL. All’inizio si era pensato che fosse un tipo di Alzheimer precoce, perché i malati presentavano una perdita della memoria. Tuttavia i sintomi a lungo andare diventavano sempre più seri, sfociando in voci nella testa, emicranie, violenza immotivata e infine suicidi.

Il medico statunitense di origine nigeriana, che nemmeno seguiva il football, era riuscito a intuire il problema, arrivando alla conclusione di una tesi poi pubblicata. La NFL in quel momento si era opposta con tutti i mezzi, anche minacciando Omalu, per paura di perdere soldi ammettendo l’esistenza della CTE. In primo luogo non potevano dichiarare di uccidere con questo gioco i propri atleti, con la paura che i genitori proibissero di giocare ai bambini. In secondo luogo gli stessi tifosi erano attratti dal casco contro casco, perché i veri “uomini” amano il gioco fisico, no?

Lo stesso sta accadendo anche con le commozioni celebrali oggi nel calcio. Il giocatore può andare avanti a giocare? Allora si può permettere un gioco fisico, anzi indisciplinato che non tiene conto della salute dell’avversario. Gli effetti però si potranno vedere anche a distanza di tanti anni, quando ci si pentirà del passato e si ricorrerà ai ripari dopo l’intervento di un nuovo Bennet Omalu.

Le fratture di Castagne a EURO 2020 però potrebbero già accendere delle sirene di pericolo. Le fratture, a differenza delle malattie mentali, si vedono e soprattutto fanno male. Possono anche compromettere la carriera già oggi di un giocatore che ha un contratto con una squadra professionistica che investe soldi su di lui. Prima o poi i club, per proteggere i propri atleti o almeno i propri soldi, chiederanno delle riforme.

Ovviamente non sono solo i club che devono lottare per il diritto alla salute, ma anche gli stessi calciatori e noi spettatori. Le grandi istituzioni, finché i danni non sono così alti da rendere obbligatorie le riforme, non si muovono mai se davanti c’è la passività di atleti e tifosi. La NFL ci insegna qualcosa.

Sta di fatto che Euro 2020 sia un’altra occasione sprecata per sperimentare delle regole ad hoc anti-commozione. Chi provoca, anche involontariamente, un contrasto alla testa potrebbe essere espulso temporaneamente per qualche minuto, per esempio. In questo modo non si interferirebbe troppo sulle sorti di una partita con una regola nuovissima, ma allo stesso tempo i giocatori diventerebbero più cauti nei duelli aerei.

Florind Lucas Xhaferri
Florind Lucas Xhaferri
Nato nel 2000 in Albania, cittadino del mondo e innamorato della Terra del Futebol, ama il calcio sudamericano. Sogna di diventare giornalista sportivo.

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