Il calciatore bielorusso Ivulin è stato arrestato per (presunto) possesso di una bandiera

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Mentre lo sconcerto internazionale si sta concentrando sulla drammatica vicenda del giornalista dissidente Protasevich, prima arrestato dopo aver dirottato un aereo Ryanair diretto a Vilnius e poi costretto (con la violenza) a “confessare” le proprie colpe in diretta tv, in Bielorussia continuano ogni giorno gli arresti e le insostenibili oppressioni alla libertà d’espressione contro i cittadini. La mano dura del governo oppressivo di Lukashenko non sta risparmiando nessuno e ormai nel Paese si sta diffondendo sempre di più un clima dittatoriale:interventi arbitrari delle autorità, maltrattamenti e torture ai detenuti e alle famiglie e repressioni delle manifestazioni in piazza.

Un’oppressione che sta riguardando anche il mondo dello sport, come avevamo già raccontato negli scorsi mesi con le storie di Alexey Kudin e Rastislau Stefanovich, oltre che con le azioni di movimenti di atleti uniti nella ricerca della libertà e della tutela dei diritti umani, come il Fondo di Solidarietà Sportiva. Stavolta, l’intervento delle autorità ha riguardato Aliaksandr Ivulin, un calciatore tesserato con il Krumkachy, società della seconda serie bielorussa, e giornalista per Tribuna.com, finito in prigione con accuse dalla veridicità non chiaramente dimostrata.

Come riportato anche dai canali ufficiali del suo club, l’attaccante non si è presentato agli allenamenti di giovedì ed è rimasto impossibile da rintracciare per ore. Soltanto durante la giornata è emersa la notizia del suo arresto, con seguente detenzione al carcere di Okrtestina (a Minsk), struttura in cui sono stati svelati maltrattamenti, torture e trattamenti disumani verso i detenuti in più occasioni in questi mesi e diventata simbolo della durissima repressione del governo. Le autorità di polizia si sarebbero recate in borghese a casa del calciatore e avrebbero trovato appesa alla finestra una bandiera biancorossa, più volte vista sventolare da parte delle forze di opposizione e resistenza in Belarus. Ivulin, però, ha negato che la bandiera fosse presente, tanto da chiedere l’interrogazione di testimoni presenti sul luogo: una richiesta rifiutata inspiegabilmente dal giudice, che ha invece sancito 30 giorni di detenzione per violazione della parte 3 dell’articolo 24 del Codice Amministrativo.

La storia dell’attaccante è stata immediatamente diffusa ovunque sui social, chiedendo la sua liberazione immediata a garanzia di quei diritti che costantemente vengono violati in prigione. Il Krumkachy sta continuando a fornire informazioni sulla sua situazione, invitando i tifosi a inviargli lettere in carcere per dare la forza giusta per superare questo mese di detenzione, ma la preoccupazione sul suo destino resta elevata. Ancora di più in giornate in cui tutto il mondo sta finalmente riscoprendo la brutalità e disumanità della repressione del governo Lukashenko verso il popolo bielorusso con il caso Protasevich.

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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