EUROTONFI – #21: una Juve da incubo affonda a Craven Cottage

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Seconda competizione europea per club, per un decennio la Coppa UEFA ha avuto le sembianze della Coppa Italia: 8 vittorie, 10 finali, 4 “derby” in finale tra l’89 e il ’99 per il calcio tricolore, che in Coppa UEFA sprigionava lo strapotere di un Campionato all’epoca saldamente ai vertici del calcio continentale.
Nel nuovo Millennio, però, questo feeling si è bruscamente interrotto: da doppione della Coppa Italia, la Coppa UEFA si è tramutata in genitrice di amarezze e cocenti delusioni, che ci apprestiamo a raccontare nella speranza di vedere presto interrotto un digiuno divenuto oramai ventennale.

Per i ragazzi di oggi la stagione 2020/2021 ha per certi versi del sensazionale: il sempre più probabile Scudetto dell’Inter di Antonio Conte. Si, perché prendendo ad esempio gli appassionati di calcio di circa 15/16 anni, la “storia” calcistica che hanno avuto modo di osservare in prima persona è assai particolare: un calcio sempre più polarizzato a tutti i livelli, che in Italia non ha premiato altri che la Juventus dominatrice indiscussa del proscenio Nazionale nell’ultimo decennio.

Ebbene, come queste nuove generazioni apprendono poi da racconti e video delle stagioni precedenti in realtà prima dei 9 Scudetti consecutivi c’è stato ben altro. Una Juventus che, dopo il ritorno in Serie A, vede incepparsi il proprio percorso di crescita causa alcune scelte strategiche rivelatesi fallimentari. Indimenticabile, in negativo, l’annus horribilis 2009/2010, quello della staffetta Ferrara-Zaccheroni, di alcuni innesti fallimentari come Diego e Felipe Melo e di alcune storiche sconfitte come il 4-1 di Londra con il Fulham negli Ottavi di Finale di Europa League.

LA SQUADRA: JUVENTUS
Il biennio 2009-2011 desta ancora qualche incubo ai tifosi bianconeri, nonostante negli anni i supporters di Madama abbiano avuto in Italia modo di rifarsi con gli interessi. É quella, infatti, la Juventus di Cobolli-Gigli, Blanc e Secco che dopo essersi ben disimpegnata nell’immediato post-Calciopoli entra gradualmente in confusione sul finire della stagione 2008/2009; il primo a pagare dazio è Claudio Ranieri, sul banco degli imputati per il crollo di una squadra che precipita nel finale di stagione a distanza siderale dall’Inter di Mou e mette a repentaglio anche la qualificazione Champions.

Per la sostituzione del tecnico testaccino si opta per una soluzione “home made”, Ciro Ferrara, forse anche incoraggiati dall’esperienza di Pep Guardiola da poco nominato tecnico del Barcellona. Catapultato dalle giovanili alla guida dei grandi, l’ex-difensore di Juve e Nazionale batte Siena e Lazio conducendo la Juventus in Champions League e guadagnandosi la conferma per la stagione successiva. In estate la Juventus vuole fare le cose per bene: salutano tra gli altri Marchionni, Mellberg e Zanetti mentre Nedved dà l’addio al calcio ma sul mercato per 50 M € complessivi arrivano Felipe Melo (ottima la sua stagione alla Fiorentina) e Diego dal Werder Brema, uno dei talenti più monitorati del Vecchio Continente. A questi si aggiungono due Campioni del Mondo, Grosso e Cannavaro, che arricchiscono una squadra che può contare su diversi protagonisti del pre-Calciopoli (Buffon, Del Piero, Camoranesi, Trezeguet e Chiellini) cui si aggiungono gli innesti aggiuntisi dopo il ritorno in A della Vecchia Signora (Sissoko, Marchisio, Amauri, Iaquinta, Giovinco, Candreva per citarne alcuni).

L’avvio di Campionato, numeri alla mano, è sfavillante per i bianconeri: la Juventus mette insieme 4 vittorie nelle prime uscite di Campionato, regalandosi tra l’altro due blitz all’Olimpico (3-1 con la Roma, 2-0 alla Lazio) con il successo sui giallorossi che mette in evidenza un Diego fenomenale.

Purtroppo per i bianconeri non è che un illusorio fuoco di paglia. Al netto di vittorie sporadiche e spesso opache sul piano del gioco la Juventus incassa pari frustranti (come l’1-1 interno con il Bologna scritto da Adailton al 93′) e sconfitte nette (0-2 a Palermo e Cagliari ) che ridimensionano presto i sogni di gloria bianconeri. Emblema della fragilità juventina è Juventus-Napoli del 31 ottobre 2009: pur non brillando i padroni di casa si portano sul 2-0 con Trezeguet e Giovinco, ma incassano il 2-1 di Hamšík all’ora di gioco andando letteralmente in tilt e finendo per perdere 2-3 per i gol di Datolo e ancora Hamšík.

La Juventus paga l’inesperienza del proprio allenatore, il difficile inserimento di Diego e un’idea tattica  di difficile comprensione: quella di affidare a Felipe Melo, che a Firenze ottimamente si era disimpegnato in un 4-2-3-1 con compiti di rottura, la regia all’interno del rombo di Ciro Ferrara.

Un autunno da incubo porta la Juventus a 8 punti di ritardo dall’Inter a inizio dicembre, ma con un moto d’orgoglio i bianconeri stendono i ragazzi di  Mourinho nel derby d’Italia ricucendo il gap a 5 punti. Sembra essere l’inizio della rimonta, ma è al contrario l’inizio della fine: tra dicembre e gennaio la Juve perde 5 incontri su 6 in Campionato scivolando al 6/o posto attardata di 16 lunghezze sull’Inter. Ferrara ha ormai perso il timone della nave e, inevitabile, arriva l’esonero che si concretizza a fine gennaio all’indomani  dell’eliminazione in Coppa Italia patita per mano dell’Inter. Al posto di Ferrara arriva Alberto Zaccheroni, a cui spetta il difficile compito di raddrizzare una stagione nella quale anche il 4/o posto sembra complicatissimo; il tecnico di Meldola esordisce con un 1-1 interno con la Lazio, e riesce in parte ad invertire la tendenza portando la Juventus a 2 lunghezze dal 4/o posto prima della sfida di Coppa UEFA con il Fulham.

In Europa, se possibile, la Juventus di Ferrara fa addirittura peggio: il Girone di Champions vede i bianconeri racimolare due stentatissimi punti con Bourdeaux e Bayern Monaco e due vittorie opache con il Maccabi Haifa. Più fortunata che brava, dopo quattro giornate la Juventus ha 8 punti e un’ottima situazione di classifica: alla 5/a però il Bourdeaux surclassa la Juventus vincendo 2-0. Juventus-Bayern Monaco, all’ultima giornata, è uno spareggio per la seconda piazza alla quale i bianconeri arrivano consapevoli di poter contare su due risultati su tre per avanzare agli Ottavi di Finale. Trezeguet porta subito avanti i piemontesi, ma ancora una volta è un flebile fuoco di paglia: il Bayern domina per 90 minuti e demolisce 4-1 la Juventus nel proprio stadio, aggiungendo un ulteriore doloroso capitolo alla disastrosa stagione juventina. I bianconeri retrocedono in Europa League, dove dopo aver eliminato l’Ajax (2-1 in Olanda, 0-0 a Torino) il tabellone dell’UEFA incrocia i destini di Fulham e Juventus.

L’AVVERSARIO: FULHAM
Tornato in Premier League nel 2001/2002 e dopo aver vissuto un lustro abbondante con l’angoscia da salvezza, nel 2007/2008 il Fulham centra un sorprendente 7/o posto in Campionato sotto la guida di Roy Hodgson. L’ottima campagna conclusa dall’ex-tecnico di Inter e Udinese vale la 2/a partecipazione europea della propria storia ai londinesi, che per prepararsi all’inatteso interrail mettono sotto contratto tra gli altri Stephen Kelly, David Elm e Damien Duff.

La squadra di Hodgson è composta perlopiù di giocatori calcisticamente maturi, dal bagaglio tecnico interessante: Schwarzer a guardia dei pali è una garanzia anche a 36 anni, in difesa Hughes e Hangeland permettono a un giovane Smalling di crescere per bene mentre Konchesky, Kelly e Pantsil sono ottimi interpreti sulle corsie esterne. Dalla cintola in su Duff, Gera, Nevland e Dempsey garantiscono qualità buona per tutte le competizioni, a sostegno di un attacco dove Bobby Zamora è il leader indiscusso del fronte offensivo.

Difficile da subito per i londinesi replicare l’eccezionale stagione 2008/2009. Impegnato anche sul versante europeo il Fulham, infatti, staziona stabilmente a centro classifica in una posizione nella quale alle spalle ci si guarda con serenità ma il vagone della Premier che si gioca l’Europa appare fuori portata. I Cottagers riescono comunque a togliersi qualche soddisfazione non da poco, come i successi su Liverpool (3-1) e United (3-0 a Craven Cottage) a rimarchiare anche in una stagione condita da alti e bassi come il valore assoluto della rosa sia di tutto rispetto. Il cammino in Coppa di Lega si interrompe subito contro il “nuovo” Manchester City, mentre in FA Cup il Fulham arriva fino alla sfida con il Tottenham persa 3-1 al replay a marzo del 2010.

In Europa, invece, il cammino dei bianconeri è esaltante e duraturo prendendo avvio addirittura a fine luglio nel Terzo turno preliminare: sono i lituani del Vetra a battezzare il ritorno in Europa dei Cottagers che si impongono facilmente con un doppio 3-0, mentre nel playoff i russi dell’Amkar soccombono 3-1 a Londra centrando in Russia un 1-0 non sufficiente per staccare il pass per i Gironi. Basilea, Roma e CSKA Sofia le avversarie degli inglesi nell’ostico raggruppamento di Coppa; ad handicap la partenza del Fulham che pareggia 1-1 in Bulgaria, centrando un prezioso 1-0 sul Basilea prima della doppia sfida con la Roma di Claudio Ranieri. A Craven Cottage Andreolli gela Hodgson al 93′ scrivendo l’1-1 mentre a Roma i Capitolini si impongono 2-1 in rimonta mettendo gli inglesi con un piede fuori dalla Coppa:  Basilea 9, Roma 7, Fulham 5 e CSKA Sofia a 1 punto a 180 minuti dalla fine, recita la classifica del girone. Alla 5/a vincono Roma e Fulham, sicché Basilea-Fulham alla 6/a è una Finale che i ragazzi di Hodgson possono solamente vincere per staccare il pass per i Sedicesimi: mission completed per i Cottagers, che violano 3-2 il campo degli elvetici trascinati da una doppietta del solito Zamora e volano al turno successivo. Subito importante il primo match ad eliminazione diretta per i britannici, che trovano sulla loro strada lo Shakthar Donetsk di Lucescu: il pronostico premierebbe gli ucraini, ma gli inglesi centrano l’impresa imponendosi 2-1 in casa e riuscendo a ottenere un 1-1 di platino in Ucraina. Un vero e proprio giant-killing per il Fulham, che agli Ottavi vede affacciarsi un altro grosso calibro del calcio europeo: la Juventus.

LA DOPPIA SFIDA
Nonostante ciascuna delle due sfidanti possa contare su una storia secolare, stante la quasi nulla esperienza pregressa del Fulham in Europa Vecchia Signora e Cottagers si incontrano l’11 marzo del 2010 per la prima volta nella storia. Tante le assenze per Zaccheroni, che non dispone di Buffon, Chiellini, Giovinco, Cáceres e Amauri oltre a Felipe Melo squalificato; il tecnico cesenate conferma l’assetto che è valso il blitz 2-1 a Firenze nell’ultima gara di Campionato, un 4-3-1-2 con Candreva dietro a Diego e Trezeguet. Nel Fulham, privo di capitan Murphy e Pantsil tra gli altri, Gera agisce dietro Zamora con Duff e Davies a cercare di far danni sulla corsie laterali.

Al primo affondo passa la Juventus: Trezeguet impegna severamente Schwarzer, sul corner che ne consegue perentorio è lo stacco di Legrottaglie che al 9′ sblocca la contesa. Il Fulham è vivo e cerca di reagire, ma l’immediato vantaggio dà alla Juventus la possibilità di giocare sugli sbilanciamenti degli anglosassoni. Anche perché, poco prima della mezz’ora, Zebina si inventa un gol da fenomeno lanciandosi in una serpentina che mette il francese nella condizione di sparare una fucilata che si schianta sul palo destro dell’inerme Schwarzer prima di infilarsi in rete. Il 2-0 è ottimo per la Juventus, ma di lì a poco arriva il fortunoso gol di Etuhu che trova il jolly con un destro deviato cambiando l’inerzia della gara: i londinesi spingono con determinazione mettendo in difficoltà la Juventus a più riprese, anche se sul gong Trezeguet trova il tris piemontese che sembrerebbe  spegnere gli entusiasmi del Fulham.

Nel secondo tempo, in effetti, la Juventus riesce a controllare e bada più a non scoprirsi che a calare il poker; il Fulham non punge mai, se non nel finale con Dempsey che sciupa una ghiotta occasione, e la gara termina con un 3-1 che fa sorridere una Juventus che, comunque, a Londra è chiamata a tenere altissima la concentrazione.

Sette giorni dopo, se possibile, nonostante il recupero di Felipe Melo la Juventus si presenta a Londra ancora più in emergenza: rispetto alla gara di Torino Manninger si aggiunge agli infortunati lasciando la porta ad Antonio Chimenti, mentre la squalifica di Legrottaglie costringe Zaccheroni a schierare Zebina e Cannavaro al centro della difesa. Nonostante tutto l’avvio di gara è da favola per gli ospiti, in vantaggio al 2′ con Trezeguet che trasforma un pallone vagante in area di rigore nel gol che in aggregato dice 4-1 Juventus. Il vantaggio in realtà dura un Amen perché Zamora, scatenato nella serata di Craven Cottage, su un traversone dalla sinistra fa perno su Cannavaro e trova tempo e modo di ristabilire l’immediata parità; grave l’errore di Cannavaro, che però peggiorerà la sua partita al 26′ facendo fallo da ultimo uomo su Gera costringendo la Juventus a un’ora abbondante di inferiorità numerica nell’infuocato catino inglese.

Zaccheroni inserisce Grygera per Candreva, in difesa la cerniera bianconera è ora composta dal ceco e Zebina, teoricamente due terzini destri. L’espulsione di Cannavaro esalta gli inglesi, che nell’ultimo quarto d’ora spingono in maniera forsennata con gli scatenati Davies e Duff; i bianconeri di Inghilterra centrano prima un legno con Davies, poi uno con Etuhu un minuto dopo chiudendo inevitabilmente sul 2-1 il primo tempo con Gera che sottomisura infila in gol un traversone radente dalla sinistra. La contesa, per la Juventus, assume gradualmente i contorni di un Everest.

L’intervallo dovrebbe essere una benedizione per la Juventus, ma l’avvio di secondo tempo è il proseguo dello stesso incubo vissuto dai piemontesi negli ultimi minuti della prima frazione: tre minuti e un traversone dalla destra incoccia il braccio largo di Diego in area, Gera trasforma il penalty che ne consegue replicando al contrario il risultato dell’andata. Con oltre 40 minuti da giocare, sotto di in uomo, la serata diventa sembra diventare nefasta per Madama. In realtà, trovato il 3-1, il Fulham tira il fiato: la Juventus però, con Camoranesi e Candreva sostituiti rispettivamente da De Ceglie e Grygera, e con un Trezeguet abbandonato a se stesso in avanti non è in grado di pungere dalle parti di Schwarzer.

I londinesi tornano a spingere nel quarto finale di gara, inserendo anche Dempsey; l’ingresso dell’americano risulterà determinante per l’esito della gara. Proprio Dempsey al 77′ cerca il poker di testa, ma Chimenti è bravo ad opporsi: è l’inizio di un forcing che vedrà la Juventus letteralmente alle corde. Chimenti è ancora bravo su una legnata di Gera al minuto 80, due minuti dopo che la frittata juventina sia completa: Dempsey riceve palla al limite dell’area, e in un attimo si gira inventandosi una palombella beffarda che un basito Chimenti vede insaccarsi dolcemente sul palo lungo.

Il gol di Dempsey è quello che straccia il pass per i Quarti di Finale della Juventus, regalandone uno storico per il Fulham. Esplode di gioia Craven Cottage che vive in tempo reale una notte storica per il calcio inglese tutto; storica anche per la Juventus la serata londinese, anche se in accezione negativa. La carta della disperazione bianconera ha il numero 10 e il volto di Alex Del Piero, che però purtroppo per gli ospiti può fare poco per cambiare l’inerzia di una serata disgraziata. Il Fulham gestisce il finale di gara, nel quale Zebina si fa espellere e lascia la Juventus in nove: finisce 4-1 per il Fulham, che nel boato di gioia del pubblico di casa scaraventa fuori dall’Europa la Vecchia Signora.

…E POI?
Archiviata una notte da incubo a Londra, le cose non vanno meglio al rientro in patria per i ragazzi di Zaccheroni. I bianconeri, che tra le due gare con Fulham pareggiano una folle partita con il Siena facendosi riprendere da 3-0 a 3-3, da Londra volano a Genova per un delicatissimo scontro diretto in chiave Champions League contro la Sampdoria di Delneri, Cassano e Pazzini: a decidere è un lampo di genio di Cassano, che con la complicità di Chimenti trova il gol da oltre 30 metri scrivendo l’1-0 dei liguri.

La sconfitta del Ferraris permette alla Samp di mettere la freccia e superare la Juventus: sesti in classifica i bianconeri hanno Palermo e Sampdoria avanti di due lunghezze, con il Genoa 7/o tre punti dietro e il  trenino di testa (Inter, Milan, Roma) ormai a distanza siderale. Come già successo lungo tutta la stagione, la Juventus inanella schiaccianti sconfitte alternate a qualche sporadica vittoria e, finalmente, riesce a far calare il sipario su una stagione da dimenticare: a valle di una stagione da 15 sconfitte arriverà un 7/o posto finale che, comunque, vale la qualificazione all’Europa League successiva.

Lato Fulham, la memorabile campagna europea porterà via energie preziose ai londesi; in Premier i Cottagers chiudono al 12/o posto in Campionato, registrando però al contempo alcuni indimenticabili giovedì da leoni. Dopo l’incredibile rimonta sulla Juventus il Fulham mette al tappeto Wolsfburg e Amburgo qualificandosi sorprendentemente per la Finale: l’ultimo avversario, l’Atlético Madrid di Quique Sánchez Flores, si rivela però fatale finendo per porre la parola fine alla favola Fulham piegato dalla doppietta di Diego Forlán a un soffio dai calci di rigore. Va agli spagnoli la prima storica edizione di Europa League: un’edizione, quella d’esordio, assolutamente da dimenticare per il calcio Tricolore con la Juventus di cui si è appena detto cui fanno compagnia la Roma (Panathinaikos, Sedicesimi di Finale), Lazio e Genoa eliminate nella Fase a Gironi.

EUROTONFI – L’Italia e la Coppa UEFA: ci eravamo tanto amati

Michael Anthony D'Costa
Michael Anthony D'Costa
Nato a Roma nel 1989, si avvicina al calcio grazie all’arte sciorinata sui campi da Zidane. Nostalgico del “calcio di una volta”, non ama il tiki-taka, i corner corti e il portiere-libero.

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