Gianluigi Buffon, venticinque anni fa l’esordio contro il Milan di Baggio e Weah

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Ci sono circa 205 famiglie Buffon in Italia, ma solo in una si è fatta la storia dello sport italiano del ‘900. Lorenzo Buffon ha difeso la porta del Milan per un decennio negli anni ’50, rivaleggiando con l’interista Ghezzi. Tempra friulana, cresciuto calcisticamente nel Latisana. Da quelle parti vengono coltivati grandi portieri, alla stessa stregua dei vini, ricchi di struttura ed equilibrio. Il nome Dino Zoff vi dice nulla? Vabbè, quarant’anni dopo, il pro-nipote Gianluigi Buffon, seppur nato in Toscana, avrebbe ripetuto, eguagliato e superato le sue gesta. Perché il sangue resta quello e non mente. Eppure, fino ai tredici anni giocava da centrocampista nelle giovanili del Parma. Un contemporaneo, e assolutamente raro, doppio infortunio dei portieri della squadra lo trascinò dal centro del campo alla linea di porta. Quasi come se il destino avesse deciso con arroganza che dovesse indossare i guantoni e difendere quei pali, invece di pensare a come fare per segnare.

È lo sliding doors della vita, pensate a cosa sarebbe successo se, al posto suo, un altro generoso compagno di squadra si fosse offerto per andare in porta. Anzi, cosa sarebbe “non-successo”. Eterno Gianluigi Buffon, oggi 42 anni da vice di lusso di Szczesny alla Juventus e primatista di presenze in Serie A, 651. Sotto di lui, gente del calibro di Paolo Maldini, Francesco Totti, Javier Zanetti e via via campioni su campioni dicendo. Un quarto di secolo fa cominciò la sua avventura da protagonista nel mondo del calcio. La mattina del 19 Novembre 1995 c’è il sole a sovrastare il cielo di Parma e lo stadio Tardini attende l’arrivo del Milan di Capello, già forte di suo e impreziosito in estate dagli acquisti di Roberto Baggio dalla Juventus e George Weah dal Paris Saint-Germain.

Era un anno di rivoluzioni, le tre sostituzioni e la numerazione fissa sul retro delle maglie divennero realtà, ampiamente collaudate già ai mondiali di USA ’94. Non poteva che essere un anno di svolta anche per il diciassettenne Gianluigi, che quella mattina ha la mente aggrovigliata di pensieri. Il titolare, il nazionale Luca Bucci, è infortunato. Toccherebbe al secondo, Alessandro Nista, ma Nevio Scala, nella partitella del giovedì, ha un’illuminazione: nessuno riesce a far gol a quel ragazzino di Carrara. Duro come il marmo infatti. Allora l’allenatore decide: gioca Buffon. Non ha ancora la patente, non può votare… ma sì, può fermare l’armata milanista. Crippa e Melli lo rincuorano negli spogliatoi, lì dove un po’ di tensione prende il posto della spavalderia giovanile.

I rossoneri avevano preso la vetta della classifica alla quarta giornata, ma i ducali avevano tenuto botta e l’appuntamento di quella giornata con il Diavolo poteva regalare addirittura il sorpasso. Nella foto di tiro pre-partita, il Parma viene immortalato soltanto con dieci giocatori, perché? Semplice, Buffon è già tra i pali, perché fin lì è abituato ai tornei giovanili, dove, dopo il saluto in campo tra le squadre, la partita subito comincia. Non ci sono i riflettori della stampa. Si abituerà presto anche a quei flash, avrà tutto il tempo per farlo. La partita comincia ed è subito un assalto dei rossoneri alla porta avversaria, per ribadire la propria leadership e conquistare la vittoria. Quel giorno, però, così come nella partitella del giovedì, a circondare i pali della porta del Parma c’è ancora un muro di marmo di Carrara.

Su un colpo di testa di Baggio al limite dell’area piccola, Buffon esce e respinge al volo con i pugni. Poi Weah lancia Eranio, che non ha nemmeno il tempo di capire che succede, perché Gigi è già lì come Superman. Poi una serie di altri interventi miracolosi. Ostenta sicurezza e concentrazione dal primo minuto. Nella ripresa Capello butta nella mischia Marco Simone. Su azione d’angolo, Simone aggancia al volo con il destro, spalle alla porta, si gira e calcia a botta sicura. Gol? No, perché con un balzo felino ancora una volta Buffon si oppone alla conclusione, salvando letteralmente il risultato. Prima del novantesimo, un’uscita bassa sui piedi di Weah, non proprio uno gracilino. La partita termina 0-0, Sebastiano Rossi va a stringere le mani al ragazzino e affettuosamente gli fa i complimenti.

In termini di classifica non è successo niente di speciale. Ma in quelli di storia del calcio sì, è stato scritto l’incipit di un romanzo favoloso che porterà Gigi Buffon a diventare il portiere italiano più forte di sempre, uno dei più forti al mondo, uno dei migliori della storia del calcio. Uno che detiene il record di imbattibilità del nostro campionato (973 minuti senza subire gol, record festeggiato in un derby vinto contro il Toro) e uno che, dopo venticinque anni, non ha ancora voglia di smettere, anzi, ha l’entusiasmo di quella mattina del 19 Novembre 1995. Con un sogno nel cassetto, anzi un’ossessione che solo i grandi campioni che hanno già vinto tutto sanno ancora alimentare: la Champions League!

Roberto Tortora
Roberto Tortora
Laureato in Scienze della Comunicazione, a Salerno. Master in Giornalismo IULM, a Milano; Giornalista professionista.

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