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Il Lugano si è salvato: è la vittoria, ancora una volta, di Renzetti

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Dal nostro inviato a Lugano (CH).

Il Pres lo dice sempre“A fine anno, tiriamo la riga.” Ieri sera, nella sala stampa di Cornaredo, Renzetti ha incontrato la stampa sportiva, per fare un bilancio. “La testa, da stasera, è sul futuro. La società dovrà fare delle scelte: l’aspetto economico è preminente, la situazione è complicata, abbiamo dei debiti accumulatisi per la pandemia, le prospettive che ci danno non sono buone, e avremo solo due settimane di stop prima della partenza della nuova stagione.”

“Le difficoltà non devono allarmarci troppo: però è oggettivo che si tratti di una situazione diffusa. Non sarà facile fare mercato, perché società tradizionalmente destinatarie dei nostri giocatori migliori, come potrebbero essere Zurigo, Basilea, Young Boys soffrono anche loro. All’estero le difficoltà sono anche maggiori: io tutti i giorni ricevo decine di proposte da vari procuratori relative a giocatori che non stanno ricevendo lo stipendio nelle loro squadre, per dire.”

A chi gli chiedeva cosa ne pensasse del ruolo della politica, il Pres ha risposto “Sono un po’ deluso, più che dalla politica, da quanto fatto da chi ci rappresenta, che non è stato capace di ottenere ciò che ci era dovuto.”  Abbiamo quindi chiesto a Renzetti se pensa che ci sarà, nella Swiss Football League, un rinnovamento, visto ciò che è accaduto in questi mesi: “Credo sarà difficile cambiare le cose: il prossimo presidente federale, per dire, potrebbe essere Canepa. E già che un presidente di una squadra della Super League possa diventare il capo della Lega non è una situazione troppo sana, a mio parere. E il fatto che abbia fatto giocare in campionato l’U21, anziché lamentarsi, la dice lunga sull’atteggiamento che ha, rivolto in qualche modo al possibile nuovo ruolo futuro.”

Del futuro, in ogni caso, ci occuperemo nelle prossime settimane. Ora, invece, vale la pena di commentare su come si sia arrivati a questa salvezza, in questo campionato così particolare. Dicevamo del ruolo di Renzetti: fondamentale è stata la scelta di esonerare Celestini, nonostante l’ottimo rapporto personale col tecnico, mai rinnegato anche in tempi recenti.

Il Pres ha giudicato la sua scelta in un passaggio della conferenza stampa di ieri: “A volte, è necessario. Era accaduto in passato per esempio con Bordoli, che ci stava portando in Super League, ma che non aveva più il controllo dello spogliatoio. A un certo punto ci siamo accorti che c’erano dei malumori, che il messaggio dell’allenatore non passava più, e abbiamo fatto questa scelta. Jacobacci si è dimostrato sul pezzo da subito: sul campo; è vigile e in piedi, nelle conferenze stampa invia sempre messaggi positivi. Rispetto al passato, ai giudizi sferzanti di Zeman, ai turbamenti o alle esaltazioni di altri allenatori, Jacobacci appare equilibrato e sereno. Lo devo ringraziare tanto per ciò che ha fatto.”

Renzetti, dunque, è stato il vero punto fermo della società e della squadra: una certezza granitica, che ha sempre dato fiducia all’ambiente. Uomo molto pratico (“In una società di calcio ci sono tanti che lavorano, ma uno solo che paga gli stipendi”), ha dimostrato di saperne molto anche di calcio. Si è sempre assunto la responsabilità delle proprie scelte, ascoltando i propri collaboratori, ma decidendo poi lui, anche in modo drastico. E a chi si lamentava, o faceva la Cassandra, ha sempre risposto “Alla fine, tireremo la riga.”

Ieri sera, si è parlato anche della questione della cessione della società“Tema difficile. La pandemia ha bloccato alcune trattative, non era possibile spostarsi, e da mesi ci sono incontri che non si possono fare. Poi c’è gente che vuole speculare sul momento difficile dei club, proponendosi di acquistare le azioni senza pagarle. Cerchiamo di far di necessità virtù, prepariamo piani B o C che ci consentano di andare avanti. Non si molla insomma: e con tutti i sacrifici che sono stati fatti in questi dieci anni, non abbiamo nessuna intenzione di farlo.”

In definitiva, anche quest’anno abbiamo tirato la riga. Il risultato è la salvezza, un gruppo amalgamato di giovani promettenti e con margini di crescita, con il valore aggiunto di giocatori esperti e carismatici (su tutti Marić, un vero leader, in campo e fuori). Seguiamo la squadra da cinque anni ormai, e l’abbiamo vista crescere sotto i nostri occhi: questa edizione ha pagato la fase a gironi di Europa League, un calendario compresso, la partenza in sordina di qualche elemento che ha trovato la forma più tardi (Custodio e Lovrič, ieri sera entrambi in grande spolvero, per esempio).

Tuttavia, è un dato di fatto che, probabilmente, con qualche punto in più tra quelli persi per strada (pensiamo a Lucerna e Basilea, per citare le ultime settimane), avrebbe potuto giocarsela alla pari per il quarto posto europeo. Con il Servette, in fondo, non è mai uscita sconfitta, nei quattro incontri disputati in stagione.

Al di là delle questioni economiche, quindi, dal punto di vista strettamente sportivo la squadra è di prospettiva. Non a caso Jacobacci si è augurato che l’impianto strutturale della stessa possa rimanere, magari puntellato da qualche nuovo innesto. Con la speranza che, anche l’anno prossimo, sotto la riga, si possa trovare un altro risultato positivo.