Tennis, che ne sarà del 2020?
E che ne sarà del tennis? Non si sa quando. Ma si ripartirà proprio come negli altri sport e negli altri campi della vita comune. Con un principio su tutti: follow the money. I tennisti continuano ad allenarsi e intanto smaltiscono la delusione dei rinvii senza una data cerchiata in rosso sul calendario. Il ritorno in campo è ancora un punto interrogativo, ma ATP e WTA che con all’ITF hanno prorogato lo stop delle competizioni fino al 13 luglio, puntano a recuperare i tornei più importanti e con il budget maggiore. Serve, però, un piano preciso per razionalizzare il calendario di autunno, già fitto per i canonici appuntamenti (da Basilea e Pargi Bercy, alle Finals di novembre), e ora, con la prospettiva dei recuperi, ancor più affollato.
In lista d’attesa ci sono gli Internazionali di Roma, Indian Wells, L’Open Di Miami e il Roland Garros che ha ‘’prenotato’’ il suo nuovo spazio per il 20 settembre senza farsi troppi problemi di incastri con altri. Ma occhio agli organizzatori della Laver Cup. La manifestazione del cuore di Rod Laver e Roger Federer non ha nessuna intenzione di spostare il suo remunerativo appuntamento (25-27 settembre, Boston), neanche per far spazio allo slam parigino che la federazione francese vorrebbe disputare dal 20 settembre in poi. Un quadro già complicato insomma e che può complicarsi ancora di più. Soprattutto perché ad oggi non sappiamo quali altri eventi salteranno e non è affatto scontato che le attività si riprendano dopo il 13 luglio o addirittura ad agosto. Il virus è imprevedibile.
GLI SLAM – Prima la salute, ma Djokovic non può essere certo felice di rimanere fermo in un 2020 che aveva iniziato alla grande. Lo stesso vale per Federer e Nadal che sentono le lancette scorrere inesorabili e vedono le stagioni su erba e terra praticamente cancellate dall’emergenza pandemia. Il tempo passa e le occasioni per vincere diminuiscono. Lo pensa anche chi è ancora sulla vetta dell’Olimpo tennistico, soprattutto Roger Federer che con Serena Williams non ha nascosto troppo, sui social, la delusione per la cancellazione di Wimbledon. Sui prati inglesi non ci sarà nessuna manifestazione quest’anno ed è scongiurata ogni possibilità di recupero, per ragioni climatiche oltre che organizzative: impossibile trasferire la magia dell’All England club nel freddo e piovoso autunno londinese. Non basterebbe l’ombrello, ma gli organizzatori si consolano con bel un paracadute: un’assicurazione attiva dal 2003, che garantisce il risarcimento dei costi in caso di annullamento.
Discorso diverso per gli altri slam: per gli Us Open si sta lavorando “Come se si avesse la certezza di giocare”, parola dell’USTA, la federazione tennistica americana. Una certezza che dovrà fare i conti con un piccolo problema logistico. Le strutture del Billie Jean King National Tennis Center, sede del torneo, ospiteranno presto 350 letti d’ospedale, e le cucine prepareranno i pasti durante la pandemia. Tutto da vedere, quindi. Ma se si gioca a Flushing Meadows, una settimana dopo si dovrebbe volare in Francia, perché lì, per il Roland Garros, non c’è nessun paracadute e nessuno vuole perdere i 260 milioni dell’organizzazione. Così i vertici del tennis francese vogliono che tutto si svolga a settembre, a costo di suscitare qualche mugugno. Per ora gli organizzatori sembrano fermi su queste posizioni e si può immaginare un match epico sullo Chatrier nel bel mezzo della stagione sul cemento e con qualche foglia rossastra sulle tribune. In teoria nessuno può cancellare l’evento se non le autorità nazionali. Al massimo l’Atp e la Wta potrebbero svuotare lo slam di valore per la classifica, in un panorama che è già però molto incerto.
OTTOBRATA ROMANA? – I tornei che non salteranno di sicuro sono le Finals di entrambe le categorie e gli impegni di Coppa Davis a novembre. Ci sono chance di recupero per l’Open di Miami e Indian Wells. Il clima mite di Florida e California non sarebbe certo d’ostacolo per giocare. Ma se Indian Wells pesa così tanto sul piatto da far spostare addirittura le Finals eventualmente, Miami dovrebbe ovviare al problema infrastruttura perché non ne ha una dedicata tutto l’anno. Dunque sarebbe tutto più difficile con una sede da trovare. E gli Internazionali d’Italia? Pronti a mutare superficie e città pur di esser nel grande circuito. Molto dipenderà dallo svolgimento delle altre competizioni, ma una cosa è certa: la Fit sta facendo di tutto per non rinunciarvi.
Se non si giocasse a Flushing Meadows, la sede capitolina sarebbe confermata e il Foro Italico ospiterebbe il classico torneo di preparazione al Roland Garros come ogni anno, ma stavolta in un’altra stagione. Qualora lo slam americano si disputasse, invece, il torneo potrebbe essere trasferito sul cemento a Milano, a novembre e al posto delle Next Gen. A questo punto però la tappa italiana si troverebbe a ridosso delle Finals e i tennisti più forti sarebbero quasi obbligati a dare forfait per non sprecare energie. Così l’ipotesi di Torino, che l’anno prossimo si presenterà come sede delle Atp Finals, mantiene una piccola speranza di anticipare il suo debutto nel tennis che conta.