Ciclismo, le grandi squadre italiane – Bianchi

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L’emergenza coronavirus ha interrotto, come è giusto che sia, qualunque tipo di attività sportiva. Ciclismo compreso. In questo periodo di forzato stop, è bello aprire il libro della storia di questo meraviglioso sport e ripercorrere le vicissitudini delle più importanti squadre italiane. Quest’oggi è il turno della Bianchi.

Un uomo solo è al comando, la sua maglia è bianco-celeste, il suo nome è Fausto Coppi“. Su cento articoli nei quali il protagonista è Fausto Coppi, centouno cominciano con la famosa frase che Mario Ferretti pronunciò descrivendo il volo dell’Airone nella radiocronaca della Cuneo-Pinerolo al Giro d’Italia 1949. Questa volta, però, prendiamo il pezzo centrale delle parole di Ferretti: “la sua maglia è bianco-celeste”. Perché quella maglia bianco-celeste è una reliquia laica del mondo del ciclismo. In quanto divisa di una delle formazioni che hanno scritto la Storia, con la S maiuscola: la Bianchi.

La Fabbrica Italiana Velocipedi Edoardo Bianchi nacque a Milano nel 1885 e ovviamente prese il nome del suo fondatore. Nei primi anni, Bianchi rivoluziona l’idea della bicicletta in Italia, introducendo per primo il velocipede con ruote pneumatiche. E nel 1905 entra col vento in poppa nello sport, allestendo la squadra di ciclismo e vestendola di bianco-celeste. Sessanta anni di successo, riassunti in numeri che possono sembrare freddi ma che rendono l’idea di quanto ha costruito la Bianchi sulle strade d’Italia e di Europa: 6 Giri d’Italia con 130 vittorie di tappa, 15 Milano-Sanremo, 14 Giri di Lombardia, 2 Parigi-Roubaix, numerose classiche italiane. Mancano i Tour de France nel computo (a parte 2 tappe vinte alla Grande Boucle nel 1919 da Luigi Lucotti), ma solo perché la corsa a tappe francese era destinata a squadre nazionali (e lo rimase fino al 1961, per poi ritornare nel 1967-1968).

Una squadra che attraversò tre generazioni di fenomeni. Da Galetti (che portò alla Bianchi il primo Giro nel 1910) e Pavesi a Belloni e Girardengo, da Rossignoli e Olmo a Bini e Leoni. Poi, nel post Seconda Guerra Mondiale, l’approdo di Fausto Coppi. Il Campionissimo e la Bianchi, un binomio che ha segnato il ciclismo, come Schumacher e la Ferrari in Formula 1 o Totti e la Roma nel calcio, per fare degli esempi. Coppi vince tutto ciò che si può vincere nei suoi nove anni biancocelesti, lasciando la compagine lombarda solo nel 1956 per passare alla Carpano (anche se sarebbe ritornato nel 1958). Il post-Coppi per la Bianchi è avaro di soddisfazioni e la squadra mano a mano si spegne, sebbene nell’ultimo anno di attività, 1966, tenga a battesimo un giovanissimo Dino Zandegù, trionfatore alla Tirreno-Adriatico e a due tappe nel Giro d’Italia.

La Bianchi “risorse” come primo sponsor nel 1973 grazie all’impegno di Angelo Trapletti, patron della Chiorda (storica fornitrice di biciclette della Salvarani di Adorni e Gimondi) che acquisì il marchio e organizzò il ritorno del sodalizio bianco-celeste. Trapletti ingaggiò Giancarlo Ferretti come direttore sportivo e la Bianchi (affiancata da diversi co-sponsor, dalla Campagnolo a Piaggio passando per Faema) tornò a vincere. Due Giri d’Italia, con Gimondi nel 1976 e De Muynck nel 1978, tre Classiche Monumento (due sempre col grande Gimondi, il Giro di Lombardia 1973 e la Milano-Sanremo 1974 e la Liegi-Bastogne-Liegi 1981 con Silvano Contini), diverse classiche italiane e poi 2 Tirreno-Adriatico e 1 Giro di Romandia, quest’ultimo con lo svedese Tommy Prim.

Dopo il 1984, la Bianchi decise di abbandonare il ruolo di primo sponsor e di rimanere nel ciclismo solo come co-sponsor e fornitrice di biciclette. Continuando a vincere con Bugno, Cipollini, Garzelli e, soprattutto, Marco Pantani. Il “Pirata” vinse Giro d’Italia e Tour de France nel 1998 proprio in sella a una Bianchi. Certo, vi è stata l’esperienza del Team Bianchi nel 2003, ma l’azienda lombarda intervenne per sostituire al volo la Coast come sponsor in una squadra a licenza tedesca consentendo a Ullrich e compagni la partecipazione al Tour de France, quindi non va contemplata nell’elenco, comunque corposo, delle vicende di una squadra mitica.

Carta d’identita e palmarès

Nome: Bianchi
Periodo di attività: 1905-1966; 1973-1984
Colori sociali: bianco-celeste
Grandi Giri: 8 (Giro d’Italia 1911 con Galetti, 1920 con Belloni, 1947, 1949, 1952, 1953 con Coppi, 1976 con Gimondi, 1978 con De Muynck)
Podi nei Grandi Giri: 21
Tappe nei Grandi Giri: 172; 163 al Giro d’Italia, 130 nel primo periodo e 33 nel secondo periodo; 9 al Tour de France, 2 nel primo periodo e 7 nel secondo periodo
Classiche Monumento: 34; 31 nel primo periodo (14 Giri di Lombardia, 15 Milano-Sanremo, 2 Parigi-Roubaix); 3 nel secondo periodo (1 Giro di Lombardia, 1 Liegi-Bastogne-Liegi, 1 Milano-Sanremo)
Altre grandi classiche internazionali: 0
Grandi classiche italiane: 45; 3 Coppa Agostoni, 10 Coppa Bernocchi, 6 Giri dell’Appennino, 13 Giri dell’Emilia, 7 Milano-Torino, 5 Tre Valli Varesine, 1 Trofeo Laigueglia.
Grandi corse a tappe di una settimana: 4; 1 Giro di Romandia, 3 Tirreno-Adriatico

 

Giuseppe Pucciarelli
Giuseppe Pucciarelli
Nato a Salerno il 3 maggio 1986, laureato in Fisica, ex arbitro di calcio FIGC. “Sportofilo” a 360° con predilezione per calcio e ciclismo, è un acceso e convinto fantacalcista.

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