PSG, occhio ai testacoda! Il piccolo Angers è l’anti tiki-taka, Depay il talismano di Garcia

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La senape, il vino e, da venerdì, lo scalpo del Paris Saint-Germain. Temi culinari a parte, Digione ha aggiunto un altro motivo di vanto, grazie al più classico degli upset, roba da Davide contro Golia in salsa, meglio mostarda, di Borgogna. Il 2-1 con cui l’ex lanterne rouge della Ligue 1 ha infilato la capolista, oltre a ricaricare le ambizioni salvezza, ha evidenziato una volta di più le lacune di un PSG indiscutibilmente hors categorie sulle trentotto giornate ma sempre più spezzo avvezzo a scivoloni tanto inattesi quanto frequenti. A sbloccarla c’aveva pensato il solito Kylian Mbappé, un guizzo trademark che a metà primo tempo sembrava tratteggiare una goleada attesa e pronosticata. E invece, tutto nel giro di un paio di minuti, con l’intervallo di mezzo: a una trentina di secondi dalla fine del recupero del primo tempo, il momentaneo 1-1 di Mounir Chouiar, novanta secondi dopo l’inizio della ripresa, il 2-1 di Jhonder Cadiz, il tutto con un Keylor Navas non proprio esente da critiche, le prime da che ha lasciato Madrid per Parigi. A seguire, da pronostico, è un assedio, stavolta sterile, con traverse (Icardi), pali (Paredes) e occasioni (Icardi, encore toi), senza che neppure l’ultraoffensivo finale con l’aggiunta di Cavani possa evitare ai parigini la terza sconfitta in campionato, la seconda in trasferta dopo quella di Roazhon Park, risalente alla seconda giornata: mai il Digione, nella propria storia, aveva vinto contro il PSG. Altro che Halloween, altro che streghe.

Una sconfitta che può infilare qualche dubbio nella testa di Thomas Tuchel senza però avere riflessi preoccupanti sulla classifica. A conti fatti, la capolista perde un solo punto nei confronti di chi insegue, l’Angers, non esattamente una contender per titolo o posizioni Champions. Il miracolo Moulin, tecnico poco appariscente ma tremendamente efficace, ha portato lo SCO (acronimo di Sporting Club de l’Ouest) fino al secondo posto, il successo (1-0) sullo Strasburgo è arrivato in pieno stile angioino, palla agli altri (35% di possesso palla) e tre punti a noi, grazie a un rigore di Bahoken. Se cercate l’antitesi del tiki-taka, la trovate allo stade Kopa, a -7 dal primo posto.

Al ruolo di dauphin, sembra invece aver rinunciato il Nantes, nel pieno di una crisi conclamata dopo la terza sconfitta consecutiva (0-2 a Bordeaux) e a digiuno di gol da 274 minuti, una sorta di contrappasso per chi aveva vinto le tre partite precedenti con il minino sforzo e facendo dell’1-0 qualcosa meno di un timbro di fabbrica. Da una grande di Francia in difficoltà ad un’altra che ha saputo rialzare immediatamente la testa. Lo 0-4 nel Classique del Parco dei Principi aveva lasciato ferite evidenti in tutto l’ambiente Marsiglia, l’occasione dello scontro diretto con il Lille è servita come un ascensore per gli uomini di Villas-Boas, che hanno stappato la partita con Sanson (caffè pagato al portiere avversario Maignan), chiudendola grazie allo sfortunato flipper chiuso dall’autogol di Gabriel Magalhaes. Un 2-1, inutile la zuccata di Soumaoro nel finale, che serve per portare l’OM in piena zona Europa, ad una sola lunghezza dal secondo posto. Dalla sconfitta più pesante è passata appena una settimana, sembra un’eternità.

Lontani sembrano anche i mugugni che hanno caratterizzato le ultime settimane in casa Lione, tra cambi di allenatore e ricerca di fiducia e risultati che sembravano equamente aver contribuito al caos. L’uomo del destino, per l’OL, ha un nome e un cognome, Memphis Depay, simbolo e trascinatore sul campo di una squadra che ha strappato sette punti nelle ultime tre giornate (miglior striscia stagionale), anche e soprattutto grazie a giocate come quella che, a tempo scaduto, ha zittito lo Stadium Municipal di Tolosa fissando il 3-2 finale. Un assolo, nel momento più delicato, un dejà-vu dello slalom contro il Metz, una giocata da leader, quello che Rudi Garcia stava aspettando per proseguire nella ricostruzione di un OL competitivo in ottica Europa.

Obiettivi simili anche a qualche chilometro di distanza dalla Ville Lumière, a Saint-Étienne, con Les Verts completamente rivitalizzati dalla cura Puel. Non certo una partita come le altre, quella contro il Monaco, per chi nel Principato ha sfiorato le cinquecento partite da giocatore e ha vinto da allenatore titolo e Supercoppa all’inizio del nuovo secolo. Un successo di misura, il quarto nelle ultime cinque giornate, tutti griffati con identici 1-0 (stavolta a segno Denis Bouanga, post assolo del solito Hamouma), in mezzo soltanto il pareggio contro l’Amiens, a dimostrazione di come l’arrivo del nuovo tecnico abbia portato quelle certezze che ad inizio stagione sembravano essere svanite, sotto la guida di Printant.

Inizio di stagione complicato che può essere copincollato per descrivere i monegaschi, senza Slimani e, gioco forza, con Ben Yedder limitato in assenza del “gemello” (a sprazzi, al suo posto, Keita Baldé), ancora una volta costretti a fare i conti con un’espulsione (Aguilar, al secondo rosso in questo campionato) oltre che con un k.o. che vale il sorpasso dell’ASSE in classifica e lascia il sapore di un treno, importante, perso sui binari.

Fabio Fava
Fabio Fava
Giornalista sportivo oltrepadano per vocazione e bolognese d’adozione, folgorato sulla via di Parigi, con l’Argentina nel cuore e George Best sul comodino. Telecronista DAZN ed Eurosport, ex Premium Sport, parla spesso di Ligue 1, in radio o in tv, ovunque tranne che nel sonno. Dicono di lui: “Grande professionista, poi ha cominciato a mangiare ragù…”

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