Quando la sfortuna ci vede benissimo

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Non c’è limite al peggio per Juan Martín del Potro: il tennista argentino è incappato nell’ennesimo infortunio della sua tribolata carriera. Ma se le volte precedenti il guerriero di Tandil ha sempre gettato il cuore oltre l’ostacolo, questa volta al termine dell’operazione è sembrato decisamente più abbattuto dichiarando che quella vinta contro Tsitsipas potrebbe essere stata la sua ultima partita giocata.

Un dispiacere immenso. Attribuire tutto però alla sola sfortuna dopo una serie così lunga e ricorrente di infortuni non è giusto. Se altri atleti riescono a preservarsi maggiormente e a tenersi alla larga dai problemi fisici un motivo ci sarà ed è questo che differenzia soprattutto Nadal, Federer e Djokovic da tutti gli altri.

I colpi da numero uno sono sempre stati nel bagaglio tecnico dell’argentino e lo US Open vinto nel 2009 ne è la dimostrazione: del Potro vanta inoltre almeno i quarti di finale in ogni torneo dello slam, una medaglia di argento e una di bronzo alle Olimpiadi, la finale delle ATP Finals e una Coppa Davis. 17 infortuni in undici anni di carriera però sono decisamente troppi, per chiunque, anche per chi ha un cuore tanto grande da farsi amare da tutti: il destino si è accanito su di lui facendogli passare le pene dell’inferno.

Il primo problema grave colpisce il povero argentino nel gennaio 2010 quando durante l’Australian Open comincia a sentire dolore al polso destro; si ferma qualche mese, ma poi è costretto all’intervento chirurgico che lo terrà lontano dai campi per otto mesi facendolo precipitare al numero 484 del mondo. Torna, riconquista un’ottima classifica, ma tra il 2014 e il 2015 è il polso sinistro a martoriarlo facendogli saltare tutto il 2016. Nell’ottobre 2018 a Shanghai cade contro Ćorić e si frattura la rotula: altro stop di 130 giorni fino all’ultimo problema rimediato al Queen’s.

Reputo comunque che ci sia un limite a tutto. Andare sempre contro al destino forse non è buona cosa. Brutto da dire, ma forse il ritiro sarebbe opportuno. Scrivere queste ultime righe mi fa scendere una lacrima: grazie comunque Delpo, cuore e passione, splendido in campo e soprattutto fuori.

Rodella Alessandro
Rodella Alessandro
Nato a Brescia nel marzo del 1992, ama lo sport in generale, soprattutto calcio, tennis e motori. Pratica i primi due a livello amatoriale senza grandi risultati. Appena può, ama seguire gli sport "dal vivo".

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