Stella cadente

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Sono tempi duri per Neymar da Silva Santos Júnior: l’asso brasiliano sta vivendo una fase a dir poco tribolata della propria carriera, proprio nel periodo in cui i calciatori vivono abitualmente il loro apice, quando hanno ancora la forza dei ventenni ma iniziano già a maturare la consapevolezza nei propri mezzi e l’esperienza dei trentenni. A distanza di due anni, la maxi operazione che ha portato Neymar dal Barcellona al PSG sembra aver indebolito tutte le parti in causa: i francesi hanno messo a segno il colpo più oneroso della storia del calcio (circa 220 milioni di euro di cartellino) ma si sono fermati per due anni di fila agli ottavi di finale di Champions League; il Barcellona ha smantellato un tridente che sembrava funzionare a meraviglia (Messi-Neymar-Suárez), investendo malissimo l’enorme cifra incassata (i 150 milioni per Coutinho e i 120 per Dembélé possono essere, al momento, considerati quasi come soldi scialacquati); infine Neymar, protagonista di due stagioni a mezzo servizio con i francesi, alle prese con infortuni e squalifiche imbarazzanti (dal pugno al tifoso alle offese all’arbitro sui social), ora pure accusato di stupro.

La sensazione è che a Neymar stia terribilmente stretta la realtà parigina: il campionato francese non è stimolante e il blasone del club è assolutamente inferiore rispetto a quello del Barcellona. Sin dal momento della sua presentazione il brasiliano non sembrava esplodere di entusiasmo in una realtà molto meno affascinante rispetto all’universo blaugrana; i tifosi ci hanno messo poco a percepire questa insofferenza, quest’aria di superiorità del giocatore e l’idillio si è subito incrinato. L’amore non è sbocciato e difficilmente sboccerà mai: Neymar non ha dimostrato un adeguato attaccamento alla maglia, quando ha potuto è sempre scappato in Brasile, anche per curarsi, dimostrando poco interesse nello stare vicino alla squadra. Questa situazione assume ancora più rilevanza se si pensa allo stratosferico stipendio che percepisce il classe 1992 e che, almeno con queste piccole cose, dovrebbe onorare al massimo. La separazione da Leo Messi è stata una mossa azzardata, Neymar ha sopravvalutato la sua reale forza e, una volta messo in competizione con l’asso argentino e non a suo sostegno, non ha minimamente retto il confronto.

Al suo arrivo in Europa era considerato l’unico possibile e credibile successore di Messi e Cristiano Ronaldo; ora, a 27 anni compiuti, è stato definitivamente sorpassato dalla stella nascente di Mbappé, peraltro suo compagno di squadra. I Mondiali in Russia dovevano rappresentare la sua consacrazione ma di quel torneo la gente ricorda solo i suoi numerosi capitomboli e la sua capigliatura che ricordava molto un piatto di spaghetti alla carbonara rovesciati sulla testa. Neymar avrebbe bisogno di cambiare aria dopo due anni in cui si è solamente ridimensionato con il PSG: il suo talento avrebbe bisogno di un palcoscenico importantissimo, di una squadra con ambizioni massime disposta a metterlo al centro del proprio progetto. Il Real Madrid sembrerebbe la squadra ideale: unica al mondo per blasone, bisognosa di rilanciarsi dopo una stagione per certi aspetti drammatica, desiderosa di trovare un giocatore che possa fare la differenza e che vada a colmare l’enorme buco lasciato da Cristiano Ronaldo. I 220 milioni investiti su di lui dai francesi rappresentano una barriera difficile da valicare ma, con il Real Madrid di Florentino Pérez, mai dire mai. Dovesse rimanere a Parigi, Neymar rischierebbe di regredire ulteriormente e di non trovare più i binari per diventare un calciatore da Pallone d’Oro. Un trasferimento in quest’estate potrebbe essere l’ultima occasione per spiccare definitivamente il volo e affermarsi come fuoriclasse assoluto. Ammesso che lo sia davvero, a questo punto.

Stefano Tomat
Stefano Tomat
Nasce nel 1987 a Udine, gioca a calcio da quando ha 6 anni. Laureato in Relazioni Pubbliche e Comunicazione Integrata per le Imprese e le Organizzazioni.

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