Dacci oggi il nostro sessismo quotidiano

Per gentile concessione della Virtus Avellino
È diventato nei giorni scorsi di rilevanza internazionale il caso del giornalista e telecronista agropolese Sergio Vessicchio e dell’assistente di linea Annalisa Moccia. Ed è esemplare per identificare un certo sessismo strisciante ma ormai fin troppo diffuso.
Ricapitoliamo il tutto per chi non sapesse di cosa stiamo parlando: durante la telecronaca sull’emittente CanaleCinqueTv di Agropoli-Sant’Agnello, partita valida per il campionato di Eccellenza Girone B, Vessicchio si è scagliato contro la guardalinee con queste parole: “Prego la regia di seguire l’assistente donna, è una cosa inguardabile. E’ uno schifo vedere le donne che vengono a fare gli arbitri in un campionato dove le società spendono centinaia di migliaia di euro ed è una barzelletta della Federazione questa. Eccola, Annalisa Moccia di Nola, una cosa impresentabile per un campo di calcio”.
Ovviamente queste dichiarazioni, nel giro di pochissimo tempo, hanno fatto il giro del Web e scatenato una quantomeno immaginabile ondata di eventi a catena. Vessicchio sulle prime ha tentato una difesa via social: “Ritengo personalmente che far arbitrare le donne nel calcio sia sbagliato per molti motivi, quindi confermo il mio pensiero. Perché tutti questi squallidi moralisti non fanno una battaglia per farle giocare assieme ai maschi? La vera discriminazione è questa”. Come era facilmente prevedibile, queste sue dichiarazioni non hanno fatto altro che peggiorare la sua situazione.
Prima l’Ordine dei giornalisti della Campania, nella figura del Presidente Ottavio Lucarelli, ha comunicato la sospensione di Vessicchio (già sospeso per undici mesi in passato) perchè “le sue parole causano un grave danno all’immagine dell’Ordine, non soltanto della Campania, ma di tutto l’ordine nazionale” e poi è arrivato il pesante intervento di Marcello Nicchi, Presidente dell’AIA: “Rimango sconcertato per le inqualificabili e discriminatorie espressioni utilizzate dal giornalista Sergio Vessicchio, telecronista per una TV locale della partita Agropoli-Sant’Angelo, nei confronti della nostra associata Annalisa Moccia, solo perché donna. Ad Annalisa, ed a tutte le nostre associate, va la piena solidarietà mia e di tutto il movimento arbitrale italiano, consapevole dell’importante apporto che quotidianamente danno alla nostra categoria. Ho segnalato l’episodio al Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, all’Autorità politica delegata ed alle forze di polizia. Contestualmente come AIA abbiamo conferito incarico ai legali per agire, in tutte le sedi ritenute opportune, a tutela dell’immagine delle associate donne e dell’intera categoria”.
Si è aggiunta anche l’Ussi Salerno che, attraverso il delegato salernitano Antonio Abate, ha condannato le parole di Vessicchio e chiesto provvedimenti: “L’Ussi Salerno condanna in maniera ferma e decisa il comportamento del collega Sergio Vessicchio che ha avuto un atteggiamento gravissimo ed inaccettabile per un giornalista, con frasi fortemente offensive e sessiste nei confronti di un donna nell’esercizio della sua funzione di guardalinee durante la partita di calcio Agropoli-Sant’Agnello di sabato scorso. Offese gravi ed inaccettabili che ledono la dignità della persona colpita con ignobili frasi sessiste e che sono lontanissime dai comportamenti dettati dalla deontologia professionale del giornalista ma che dovrebbero essere lontanissime anche dai comportamenti di ogni persona che si definisce civile. Si tratta purtroppo dell’ennesimo episodio di un modo di fare giornalismo che negli ultimi anni privilegia forme di linguaggio volgari. L’Ussi Salerno, nel ribadire la ferma condanna per l’accaduto e la piena solidarietà alla vittima di questo inqualificabile atto, chiede all’Ordine dei Giornalisti di prendere tutti i provvedimenti necessari per dare un segnale netto d’intolleranza a comportamenti lesivi della dignità delle persone ma anche a tutela dell’immagine della professione del giornalista”.
Ci si è messa di mezzo, ovviamente, anche la satira: nel corso della puntata di venerdì sera di Fratelli di Crozza, in onda su Nove, il comico genovese Maurizio Crozza ha lanciato il “Tg trogloditi” condotto proprio dal giornalista cilentano, interpretato dal comico, con le imitazioni di altri ospiti d’eccezione del mondo del pallone che di recente hanno avuto uscite infelici nei confronti del calcio femminile come Fulvio Collovati, Carlo Tavecchio e Massimo Ferrero.
Ultimo, ma non per ordine di importanza, è arrivata anche la presa di posizione da parte della FIFA, con due tweets sul suo profilo ufficiale: nel primo c’è la spiegazione dell’accaduto con una foto di Moccia mentre parla con i colleghi sul campo mentre nel secondo ci sono le donne arbitro impegnate a Doha nella preparazione in vista dei mondiali di calcio femminile con due cartelli “noi stiamo con Annalisa, orgogliose di essere arbitri” e “Forza Annalisa” e gli hashtag: “Forza #AnnalisaMoccia #westandwithAnnalisa #proudtobereferees”.
2/2: … and this is the reaction of the selected match officials for the @FIFAWWC currently in preparations in Doha – Forza #AnnalisaMoccia #westandwithAnnalisa #proudtobereferees pic.twitter.com/EvTU6hg328
— FIFA Media (@fifamedia) 26 marzo 2019
Solo dopo la sospensione e la minaccia di denuncia sono arrivate le scuse del giornalista a Radio CRC: “Ho sbagliato e ho fatto una stupidaggine. Mi sono espresso male; non sono sessista e farei governare il mondo alle donne. Ero in diretta e non potevo subito riparare. Mi sono accorto subito di aver detto una cavolata e ne pagherò le conseguenze. Le donne arbitro sono statisticamente meglio degli uomini. Non volevo creare nessun pandemonio. Non sono razzista, sono per l’integrazione a 360 gradi. Ho attaccato il sistema e la Federazione, ho sbagliato i modi nell’esprimere il mio pensiero”. Purtroppo, poco dopo, davanti a Rajae Bezzaz, giornalista di Striscia la Notizia che era andata a intervistarlo per chiedere spiegazioni su un suo articolo in cui, parlando di quattro tifose, faceva considerazioni molto pesanti e personali, prima lui cercava di cambiare argomento e di parlare dell’ospedale di Agropoli e poi provocava l’inviato: “Vuoi venire a letto con me? Perché non vieni a letto con me?”.
Per fortuna, pochi giorni dopo l’accaduto, allo stadio “Carrano” di Castellabate per il match tra Polisportiva Santa Maria 1932 e la Virtus Avellino, la 28enne guardalinee della sezione Aia di Nola, prima dell’inizio della partita, ha ricevuto, tra gli applausi del pubblico, un omaggio floreale dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Costabile Spinelli consegnato dall’assessore con delega alle pari opportunità Elisabetta Martuscelli insieme alla delegata all’Associazionismo Assunta Niglio, con la partecipazione della giornalista Germana Derì, delle due squadre impegnate in campo e di alcune associazioni locali. Come ha detto in un post la Virtus Avellino, si è trattata di “una grande giornata di Calcio, quello bello, quello che crea anticorpi contro l’ignoranza e la rozzezza“.
Purtroppo, poche ore dopo, è arrivata una nuova cattiva notizia: Marcello Bazzurri, allenatore del Casa del diavolo, formazione del campionato di Promozione in Umbria, dopo aver perso in casa per 4-2 contro la San Marco Juventina ha rilasciato queste dichiarazioni riguardo Ilaria Possanzini, l’arbitro donna della sezione di Foligno che ha diretto la gara: “Le ragazze del calcio? No, lo dico come una battuta, ma per me o fanno le pulizie o stanno in cucina”. Parole che sono state riportate da diversi media locali e che hanno portato il Giudice sportivo della Federcalcio umbra, Marco Brusco, a inviare alla Procura Federale il materiale stampa delle interviste al fine di verificare l’esistenza degli estremi per procedere a un deferimento. L’allenatore ha poi corretto il tiro (“Le frasi pronunciate sono frutto di una reazione a caldo. Non ho nulla contro il popolo femminile nel calcio e non sono cose che penso. Seguo anche il calcio femminile, fanno le cose come devono essere fatte”) ma la reazione di Ilaria non si è fatta attendere: “Sinceramente non sarà un allenatore dalla mentalità retrograda, ottusa e sessista a fermarmi e a farmi desistere. Sono una donna del calcio e posso dire di essere preparata come gli uomini”.
Francamente, direi che il “mi sono espresso male” o il “sono stato frainteso” hanno ampiamente stancato: le calciatrici e tutte le donne che gravitano nel mondo del calcio sono stufe di essere trattate sempre nello stesso modo e meritano rispetto. La vicenda lascia molto amaro in bocca e mostra un brutto specchio dei tempi: io ho personalmente perso il conto di quante volte mi sono dovuto letteralmente scontrare con amici e conoscenti che, quando si parla di calcio femminile, sembrano dei cani rabbiosi pronti a vomitare odio e disprezzo sulle calciatrici, come se qualcuno stesse tentando di togliere loro il “giocattolo”, attaccando il calcio in rosa in tutti i modi possibili e immaginabili e parlando uno sport che considerano “ridicolo“. Di ridicolo, in questa storia, ci sono solo le parole di Vessicchio. E le loro idee medioevali.