No Max, le aspettative non sono troppo alte

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Poco più di ventiquattro ore separano la Juventus a quella che oggi, parole di Massimiliano Allegri, è LA partita: il ritorno degli Ottavi di Champions League contro l’Atlético Madrid Diego Simeone, per gli amici “el Cholo”. Ritorno di una partita persa malamente da una Juventus anonima al Wanda Metropolitano, stesa a dieci minuti dal fischio finale dai gol in mischia di Giménez e Godín.

Con l’ambizione di tornare ad alzare al cielo la Coppa dalle Grandi Orecchie a 23 anni di distanza dalla notte di Roma di casa Juventus che non è più propriamente un mistero, si è tanto discusso del peso e del valore di un eventuale eliminazione dei bianconeri che da molti verrebbe additata come un fallimento. Da molti, ma non da Massimiliano Allegri; a cui, ovviamente, auguriamo pienamente di centrare un’impresa che ridarebbe entusiasmo ed autostima in vista del proseguo della manifestazione ma non possiamo non sottolineare come un eventuale addio alla Champions League a ridosso delle idi di marzo si tradurrebbe in un voto inferiore alla sufficienza nel bilancio di fine anno dei bianconeri.

Le attenuanti ovviamente non mancherebbero in favore dei bianconeri, alcune delle quali già ricordate in passato dal tecnico dei torinesi e che sostanzialmente spaziano dalla natura stessa delle gare ad eliminazione diretta (che perdonano poco o nulla differentemente da quanto non faccia invece una simil-maratona come può essere un Campionato) alla caratura dell’avversario; per caratteristiche, infatti, l’Atlético Madrid è forse un avversario peggiore per la Juventus di quanto non siano compagini più ricche e/o tecnicamente attrezzate, e quest’anno può farsi forza (semmai ce ne fosse bisogno) dell’elemento “finale casalinga”.

La bocciatura juventina tanto contestata da Allegri, però, non sarebbe figlia dell’eliminazione in quanto tale; sono state le modalità con cui il vascello bianconero è gradualmente affondato sotto le ondate biancorosse al Wanda Metropolitano a lasciare di stucco gli spettatori della sfida tra Colchoneros e piemontesi. Atterrati a Madrid con l’intento di trovare una rete (o meglio ancora due) come da virgolettato del proprio allenatore, al Wanda Metropolitano gli ospiti hanno invece interpretato un timido copione impostato sul mero contenimento dell’Atlético Madrid con la speranza di cogliere una distrazione dei locali, mentre nel secondo tempo il baricentro dei bianconeri si è abbassato fino a tramutarsi in una difesa a oltranza di uno 0-0 che è durata fino a quando, fortunosamente ma con pieno merito, i padroni di casa hanno piazzato un uno-due potenzialmente micidiale per i sogni di gloria juventini.

La severità di giudizio nei confronti della Juventus, sconfitta da una potenza del calcio del Vecchio Continente, è da ricercarsi nelle aspettative createsi nella stagione in corso sui pluri-scudettati ragazzi di Massimiliano Allegri. Aspettative che il tecnico livornese respinge ritenendo esagerate, ma che a tutti gli effetti oltre a doversi ritenere lecite hanno un origine che è proprio interna al club guidato da Andrea Agnelli. L’evidenza più chiara di quanto appena esposto è, manco a dirlo, l’acquisto di Cristiano Ronaldo: un investimento senza precedenti per la storia recente del calcio italiano, e che sottende in maniera evidente come i successi in patria rappresentino ovviamente importanti per la Juventus, ma anche che il focus sia doverosamente su quella Coppa che per i tifosi juventini assume sempre più i contorni di una chimera.

Una presa di posizione forte, fortissima quella del club Campione d’Italia in carica, che sotto la guida di Andrea Agnelli ha prima estratto la Juventus dal limbo nel quale si era venuta a trovare successivamente al ritorno in Serie A, e dopo aver affermato la propria supremazia entro i confini nazionali ha poi costruito una squadra capace di fare la voce sempre più grossa in Europa. Una voce che negli anni è diventata seconda solamente a quella delle primissime squadre d’Europa, come dimostra il fatto che due volte negli ultimi quattro anni solamente il Barcellona di Messi e il Real Madrid di Cristiano Ronaldo hanno fermato i bianconeri di Allegri (frenati da una macedonia di fattori eterogenei negli altri due assalti alla Champions, culminati nelle eliminazioni di Monaco e Madrid).

Una voce che, come correttamente ricordava lo stesso Massimiliano Allegri a sua discolpa, all’epoca dell’insediamento dell’allenatore livornese faticava  sovrastare quella del Malmö: era solamente il 16 settembre 2014 quando, con immensa fatica, una Juventus ancora terrorizzata dai fantasmi di Istanbul piegava gli svedesi con una doppietta di Tévez solamente nell’ultima mezzora di gara. Da quel 16 settembre, sotto la sapiente guida di Allegri, la Juventus è cresciuta tecnicamente ed in consapevolezza e in questo il tecnico dei Campioni d’Italia ha pieni meriti;  proprio la crescita esponenziale registrata nell’ultimo quadriennio, però,  alimenta invece le famose aspettative di cui in apertura.

Il piccolo gradino che ancora mancava ai piemontesi per mettersi al paro delle capofila del calcio europeo come da ambizioni del top-management juventino dal punto di vista tecnico, almeno nelle intenzioni della dirigenza bianconera, è stato colmato in estate con gli arrivi di Cristiano Ronaldo, Emre Can e Cancelo mentre al tecnico livornese era demandato il compito di completare l’opera innestando i nuovi acquisti nell’undici titolare e trasmettendo ai suoi ragazzi una filosofia coerente e conseguente al percorso di crescita intrapreso nell’ultimo quadriennio.

Una Juventus quella cui si fa riferimento, che nella stagione in corso a sprazzi ha dimostrato di esistere, elemento questo che aumenta il rammarico e la nota di demerito per la sfida di andata con i madrileni che per l’atteggiamento e il timore messo in campo dai bianconeri non può essere classificato a mera “serata storta“. La partita di Madrid cozza con tutto quanto sopra appena esposto, e va ad aggiungersi a discapito di Massimiliano Allegri a una stagione nella quale la Juventus di gare veramente convincenti ne ha disputate invero un numero piuttosto esiguo risultando spesso e volentieri “sparagnina” anche nelle gare di Campionato scontentando chi, legittimamente per il materiale a disposizione di Massimiliano Allegri, avanza pretese differenti relativamente alla qualità delle prestazioni juventine.

La speranza e l’augurio per il bene del movimento calcistico Tricolore sono ovviamente che LA partita possa regalare alla Juventus una notte da ricordare, e che i bianconeri possano quindi assistere da protagonisti al sorteggio dei Quarti di Finale il prossimo venerdì nell’urna dell’UEFA con Allegri pronto come al solito a farsi una risata delle montagne di accuse e critiche raccolte nelle ultime settimane. Una linguaccia che dal tecnico livornese accetteremmo di buon grado; a patto, però, che non ci nasconda più la Juventus.

Michael Anthony D'Costa
Michael Anthony D'Costa
Nato a Roma nel 1989, si avvicina al calcio grazie all’arte sciorinata sui campi da Zidane. Nostalgico del “calcio di una volta”, non ama il tiki-taka, i corner corti e il portiere-libero.

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