Una notte “galattica”

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Una notte da urlo, aldilà probabilmente delle più rosee speranze o ambizioni; un capolavoro, di quelli da cui scaturiscono con merito racconti ai nipoti, videocassette dedicate e trionfali rientri in patria. L’Ajax ribalta l’1-2 di Amsterdam demolendo il Real Madrid 4-1 al Bernabéu, scrivendone una delle pagine di storia più nere e detronizzandolo dal trono di un’Europa incapace nell’ultimo triennio di opporre resistenza all’egemonia Blancos.

Notti del genere giocoforza richiedono la partecipazione (involontaria) dell’avversario di turno, nello specifico un Real Madrid mai così allo sbaraglio da quando gli Ottavi di Finale rappresentavano uno scoglio insormontabile; nulla, però, può scalfire i meriti dei Lancieri di Erik ten Hag. L’aveva promesso lo stratega di Haaksbergen, che nel pomeriggio di lunedì non aveva nascosto la convinzione di poter ribaltare il risultato e la fiducia nei suoi ragazzi; già ad Amsterdam l’Ajax aveva fatto una splendida figura cedendo nel finale a un Real fortunato, ma dimostrando per lunghi tratti della gara di poter tenere testa ai castigliani.

Proprio la sfida della Johan Cruijff Arena, paradossalmente, ha forse convinto i ragazzi di ten Hag della fattibilità dell’impresa da compiere al Bernabéu, con i Lancieri che scampato il pericolo sulla traversa di Varane dopo pochi minuti dal calcio d’inizio hanno recitato uno spartito fatto di organizzazione di gioco, intensità e determinazione contro cui i pluricampioni d’Europa hanno potuto poco o nulla. I primi due gol dell’Ajax, ispirati da un Tadić in serata di grazia, evidenziano al contempo la diametrale opposizione tra la confusione madrilena e la perfezione degli schemi studiati da ten Hag, mentre il 3-0 è vero e proprio coniglio dal cilindro estratto (ancora) da Tadić davanti a un pubblico dal palato raffinato come quello del Santiago Bernabéu e nel finale Lass Schøne, uno che con la maglia dell’Ajax ne ha vissute di tutti i colori, esorcizza la paura di rimonta avversaria e libra definitivamente nel cielo iberico la gioia del mondo ajacide per una notte destinata a rimanere negli annali.

Dušan Tadić, dicevamo. Una prestazione superba per il numero 10 della compagine olandese, protagonista con due assist al bacio e una rete da cineteca delle prime tre marcature dei Lancieri in casa del Real Madrid; una prestazione di quelle che ti fanno mordere le mani ragionando sul come, perchè e per colpa di chi la carriera del fantasista di Bačka Topola non sia decollata come il bagaglio tecnico con cui si accompagna autorizzerebbe a fantasticare. Una prestazione, quella di Tadić, che al contempo esalta anche l’assetto “da Champions” studiato da Erik ten Hag per il suo Ajax: un 4-3-3 nel quale, a differenza di quanto non succeda generalmente tra i confini nazionali, Tadić occupa il centro dell’attacco affiancato da David Neres e Hachim Ziyech, con il giovane Dolberg e l’eterno Huntelaar seduti in panchina come già successo in occasione della doppia sfida contro il Bayern Monaco. Un approccio che nei Gironi di Champions al manicomio ci aveva già mandato i bavaresi, letteralmente dominati all’Allianz Arena, ma evidentemente non studiato a sufficienza dalla “Real Casa”, confidente del passaggio ai Quarti di Finale al punto di “cercarsi” con Sergio Ramos una squalifica a conti fatti forse decisiva.

Con Tadić nel ruolo di “falso nueve“, o più propriamente (e semplicemente) di regista offensivo, la chiave di volta della gara è anche nell’imprevidibilità di due schegge come Hachim Ziyech e David Neres (vicinissimo a un trasferimento in Cina nella scorsa sessione di mercato invernale) ma tra le fila ajacidi non vanno dimenticati i sette polmoni di Donny van de Beek, così come il fosforo di Lass Schøne e il genio calcistico puro di Frankie de Jong, così come una retroguardia dove difficilmente ci si fa trovare impreparati.

Dello straordinario talento e del fascino della rosa di questo Ajax si è avuto in passato modo di discorrere, e quel che è certo è che la logica conseguenza della partita di Madrid è che nessuna delle sette compagini che andranno a comporre il novero delle Otto magnifiche d’Europa si sognerà un abbinamento con i Lancieri, più forti di un disastroso inizio di 2019 (in cui spicca il 2-6 del De Kuip di Rotterdam contro il Feyenoord). Detto del capolavoro di ten Hag e della splendida rosa ajacide, la notte del Bernabéu è occasione di rivincita anche per Edwin van der Sar e Marc Overmars, rispettivamente Direttore Generale e Direttore Sportivo dell’Ajax; accusati da più parti per gli ingenti investimenti estivi, tradottisi nella cifra “monstre” (per la media olandese) di circa 25 milioni per far tornare in Olanda Daley Blind e Dušan Tadić, i due vertici dirigenziali dell’Ajax stanno raccogliendo i frutti di un investimento capace di innestare esperienza e qualità a una squadra storicamente tradita spesso dall'”eccesso” di spensieratezza, con le prossime cessioni (come quella già definita di de Jong per circa 90 milioni al Barcellona) capaci per certo di “azzerare” il payback delle ingenti somme investite nell’estate del 2018.

Investimenti, quelli dell’Ajax, che hanno permesso a uno dei club con il maggior blasone nel globo di festeggiare, dopo il ritorno agli Ottavi di Finale, la qualificazione a un Quarto di Finale di Champions League a distanza di 16 anni da quella sfida con il Milan di Ancelotti nel 2003 decisa da un gol di Tomasson (per Inzaghi, invero, per i più). Un ritorno meritato, e per certi versi anche insperato per lo stesso Ajax, cui però l’appetito non può che venire mangiando.

Michael Anthony D'Costa
Michael Anthony D'Costa
Nato a Roma nel 1989, si avvicina al calcio grazie all’arte sciorinata sui campi da Zidane. Nostalgico del “calcio di una volta”, non ama il tiki-taka, i corner corti e il portiere-libero.

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