Dalle stelle alle stalle: King Claudio scende dal trono, ma il disastro è del Fulham

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Da campione d’Inghilterra a esonerato dopo poco più di tre mesi con una squadra sempre più vicina alla retrocessione. Si è conclusa così la strana, per certi versi sfortunata, storia in Premier League di Claudio Ranieri, il protagonista di una delle più grandi imprese della storia del calcio inglese diventato improvvisamente bersaglio di una nuova tifoseria e licenziato per mancanza di risultati soddisfacenti. “King Claudio”, al momento in cui aveva accettato l’offerta del Fulham, sapeva perfettamente del rischio che dal suo trono sarebbe potuto scendere ben più velocemente di quanto fatto per salirci. Così come sapeva cosa significasse prendere in mano una squadra in grande difficoltà, costruita attorno a un allenatore con caratteristiche di gioco totalmente diverse, e con tutte le aspettative che si erano create attorno alla sua figura.

Ranieri, in fondo, era l’uomo che aveva portato sulla vetta, più in alto di tutti, una squadra di medio-bassa classifica come il Leicester City, capace di guidarla in una stagione perfetta, salvo poi essere tradito, qualche mese dopo, proprio da quei giocatori che lui era riuscito a rendere grandi. Un eroe, ma anche una vittima del suo successo. A Londra nessuno si aspettava la Premier League, ma di compiere un’impresa sì: salvare il Fulham. Un compito tutt’altro che scontato, considerate le difficoltà che una neopromossa, anche con la storia dei Cottagers alle spalle, incontra quando sbarca in quel mondo fatto di campioni, ritmi forsennati e calcio spettacolare che è la Premier League. A maggior ragione con il “gap” di un inizio di stagione tutt’altro che brillante con Jokanović.

Il tecnico romano ci ha provato, ha sperimentato tutto quello che era possibile provare, ma stavolta la montagna è stata troppo grande da scalare, probabilmente impossibile senza l’attrezzatura giusta. Si è ritrovato a dover reinventare la posizione di alcuni giocatori, come Chambers in mediana (anche all’Arsenal aveva fatto il centrocampista, pur con risultati già ai tempi non così soddisfacenti) o il continuo cambiare la posizione di giocatori come Cairney e Sessegnon, due protagonisti della promozione dello scorso anno. Ranieri è un bravo allenatore, pur avendo avuto una carriera fatta di alti e bassi, ma 106 giorni per risollevare le sorti una squadra mai diventata davvero suo sono davvero troppo pochi. E la dirigenza, che ora gli contesta gli scarsi risultati e delle scelte tattiche molto discusse anche dal pubblico del Fulham, ha fatto poco per permettere all’ex Nantes di farcela.

I veri guai del Fulham non nascono tanto da Jokanović o da Ranieri. Arrivano da più in alto, da chi ha permesso un mercato senza capo né coda in estate e di miseria assoluta a gennaio. Prima dell’inizio della stagione, i Cottagers avevano voluto fare la voce grossa sin dalla campagna acquisti, arrivando così a puntare anche su nomi pesanti: dal portiere Sergio Rico (un giocatore che ha sul curriculum due Europa League con il Siviglia) a Chambers, dal regista ambito da diverse “big” Seri a una coppia offensiva affascinante composta da Schürrle e Vietto. Tanti, forse troppi giocatori di prestigio arrivati a Londra per trovare riscatto, ma assemblati senza una logica, con la rosa che lasciava vistosi buchi in reparti come la difesa, quasi totalmente dimenticata dal mercato.

Ranieri conosceva i limiti della squadra ed è per questo che, anche nel primo periodo già non semplice, confidava in un mercato di gennaio a sua misura, con qualche elemento di fiducia capace di migliorare il gioco dei londinesi. Le casse, però, stavolta hanno pianto e la sessione invernale è diventata una fotocopia, in versione ancora più sconclusionata, del calciomercato estivo. Il Fulham aveva cominciato con il progetto di rinforzarsi, con innesti di qualità e selezionati, e ha finito per accaparrarsi negli ultimi giorni tutto ciò che poteva offrire il mercato. Non si spiegano diversamente gli arrivi di Babel, forse il migliore finora ma comunque un esterno che ha superato da tempo la fase di maggior brillantezza, ma soprattutto di Marković e Nordtveit, due che in Premier League non avevano certo lasciato un bel ricordo in passato.

Ranieri, insomma, si è ritrovato a dover affrontare il resto della stagione senza la boccata d’ossigeno che era tanto necessaria a gennaio. I tifosi già da tempo intonavano cori come “You don’t know what you’re doing”, ma forse, la verità, è che il tecnico romano non sapesse più cosa fare per mancanze di risorse. Ed è anche così che “King Claudio” è stato costretto a scoprirsi, rivelando una sorte di natura umana. Ma, per sua fortuna, l’impresa più grande della sua carriera, quella che lo farà ricordare nella storia del calcio, è già stata compiuta.

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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