Tre indizi fanno una prova: Napoli, prenditi l’Europa League

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Uno dei tormentoni che negli anni ha progressivamente preso piede nell’Italia del pallone agli albori di febbraio, alla chiusura di un gennaio reso estenuante più dall’interminabile sessione di mercato di “riparazione” che dal traumatico rientro a lavoro dalle festività natalizie, è quello legato alle possibilità di successo delle compagini appartenenti al contingente tricolore in Coppa UEFA prima ed Europa League oggi. Ogni anno sembra essere quello buono per riportare nello Stivale la seconda competizione europea per club a distanza di vent’anni dall’exploit del Parma nella Coppa UEFA 1998/99 in quella che allora quasi ci sembrava una controfigura della Coppa Italia. Puntualmente, invece, arrivano eliminazioni dal retrogusto più disparato: sfortunate, umilianti, episodiche, meritate, amare, sportivamente “tragiche”, fino ad arrivare  a quelle apparentemente quasi “cercate”.

Dalla Juventus eliminata dai polacchi del Lech Poznan nel 2010 al naufragio milanista del Pireo dell’edizione in corso dell’Europa League, passando per l’Inter quarta nel 2016 in un girone con Sparta Praga, Southampton e Hapoel Be’er Sheva per arrivare alle eliminazioni di Napoli e Lazio nella scorsa stagione contro i due club  targati Red Bull (rispettivamente Lipsia ai Sedicesimi e Salisburgo ai Quarti); sugli ital-tonfi dell’ultimo decennio si potrebbe scrivere un corposo manuale sul come non affrontare la seconda competizione europa per club.

Eppure, alla luce di tutte queste premesse e pur correndo il rischio di venire smentiti dal campo come tanti prima di noi, tanti indizi quest’anno consolidano una convinzione che per il bene del calcio nostrano speriamo possa rivelarsi un felice presagio; al Napoli non manca nulla per vincere l’Europa League. Tanti i motivi che portano a riporre fiducia nei ragazzi di Carlo Ancelotti, che hanno cominciato alla grande il percorso nella fase ad eliminazione diretta di Europa League stendendo 3-1 lo Zurigo in una gara con assai poca storia.

Il primo valido motivo è ovviamente legato alla caratura della rosa del Napoli, e della guida tecnica di cui può disporre la compagine di Aurelio De Laurentis. La dolorosa eliminazione patita nei Gironi di Champions League ha evidenziato un Napoli eliminato (tra mille recriminazioni) dal Liverpool che incanta in Inghilterra e in Europa solamente in virtù della differenza reti, e a un passo dall’espugnare il Parco dei Principi del Paris Saint-Germain di Neymar, Mbappé e Cavani. L’esperienza nel Group Stage di Champions League, pur se infelice nell’esito finale, ha confermato il valore di un gruppo che qualora affronti l’Europa League con il giusto mood deve considerarsi tra le compagini più accreditate alla conquista del trofeo, come forse sono più convinti all’estero di quanto non lo siano critica e addetti ai lavori entro i confini nazionali.

In seconda battuta, non si può non trascurare come sulla panchina degli Azzurri non sieda proprio un allenatore qualunque ma un certo Carlo Ancelotti, sbarcato alle pendici del Vesuvio con un doppio obiettivo: raccogliere la pesante eredità di Maurizio Sarri, e cancellare l’ultima parentesi non indimenticabile sulla panchina del Bayern Monaco. Se raccogliere il testimone di Sarri con riferimento al Campionato è oggettivamente impossibile sia per lo straordinario (e forse irripetibile, almeno in questo ciclo) Campionato 2017/18 condotto alla guida del Napoli dall’attuale tecnico del Chelsea (che, invero, per focalizzarsi sulla caccia alla Juventus finì quasi per accantonare tutte le altre competizioni nella passata stagione) sia per l’ulteriore passo in avanti compiuto dalla Juventus con l’acquisto di Cristiano Ronaldo nella stagione in corso, è con riferimento alla dimensione europea del Napoli che Ancelotti può aiutare il club di De Laurentis a fare un passo in avanti. Se infatti i Campionati dell’era Sarri sono stati memorabili per i tifosi Azzurri lo stesso non può dirsi per le performances dei partenopei nelle coppe europee nelle ultime due stagioni: se a sbarrare la strada al Napoli due stagioni fa fu il Real Madrid in una doppia sfida più equilibrata di quanto il doppio 1-3 possa raccontare, da dimenticare è stato il cammino europeo nella stagione passata con l’eliminazione ai gironi di Champions League in favore dello Shakthar Donetsk e la quantomai precoce eliminazione ai Sedicesimi di Finale sancita dal Lipsia.  Chiamato a dare nuova brillantezza all’immagine europea del Napoli, Ancelotti ha accettato con entusiasmo e determinazione una sfida nuova e completamente diversa rispetto a quelle che si accompagnano a panchine come quelle di Bayern, Paris Saint-Germain o Real Madrid; un rimettersi in gioco che quasi stona con la pluristellata carriera del tecnico di Reggiolo, ma al contempo rende onore ad Ancelotti che pur non essendo riuscito in quella che a conti fatti sarebbe già stata un’impresa, eliminare una tra Liverpool o Paris Saint-Germain, potrebbe considerare centrati i propri obiettivi personali e di club qualora dovesse riuscire a portare sotto al Vesuvio l’Europa League, che proprio come lo Scudetto a Napoli non si vede dall’epoca di Maradona.

In ultimo, consideriamo unitamente il contesto che circonda il Napoli in Italia e oltreconfine: “costretto” al secondo posto (salvo scossoni imprevisti) dallo strapotere tecnico esercitato dalla Juventus sul Campionato italiano, il Napoli di Ancelotti vede al contempo ribaltate in proprio favore queste considerazioni se si guarda alle spalle.  I nove punti di vantaggio sull’Inter sembrano certificare virtualmente il titolo di vice-Campione d’Italia degli Azzurri, e l’entusiasmante lotta per i due residui posti nella prossima Champions League sembra ritagliare al Napoli il posto di spettatore disinteressato e certo del proprio ticket per la prossima Champions League. Queste considerazioni portano a ipotizzare che Ancelotti, bravo ad usufruire di tutti gli elementi a propria disposizione tra quelli della rosa azzurra per il momento, possa concentrare il grosso delle proprie energie proprio sull’Europa League. Uno sguardo alle altre compagini tra quelle che, presumibilmente, prenderanno parte agli Ottavi di Finale, e si capisce come non vi siano sulla carta (ribadito che, ovviamente, non c’è nulla di scontato nel calcio) avversarie non alla portata del Napoli:  Siviglia e Arsenal sono probabilmente tra i nomi più altisonanti tra i candidati a terminare nell’urna degli Ottavi, ma devono ancora conquistarsi la qualificazione (Siviglia vittorioso 1-0 a Roma contro la Lazio e Arsenal addirittura piegato 1-0 dal BATE in Bielorussia) e per quanto fatto vedere dal Napoli nei Gironi di Champions League sono ossi sicuramente durissimi ma non insuperabili per i partenopei. Molto insidiose, specialmente nel doppio confronto, anche Salisburgo (sconfitto 2-1 in Belgio dall’altrettanto ostico Club Bruges), Shakhar Donetsk, Eintracht Francoforte, Chelsea, Valencia e Betis Siviglia;  ma più scorriamo questo elenco unito a alle considerazioni di cui sopra e, consci di poter essere smentiti dal campo,  più ci convinciamo delle possibilità del Napoli di Ancelotti.

 

Michael Anthony D'Costa
Michael Anthony D'Costa
Nato a Roma nel 1989, si avvicina al calcio grazie all’arte sciorinata sui campi da Zidane. Nostalgico del “calcio di una volta”, non ama il tiki-taka, i corner corti e il portiere-libero.

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