Dal Pipa al Pi-Pa: il campo valorizza il mercato invernale del Milan

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Perché Higuaín viene chiamato El Pipita? Gran parte dei tifosi rossoneri, quest’estate, si saranno posti questa domanda. I supporter del diavolo, esaltati oltre modo per l’acquisto del bomber argentino, hanno studiato vita, morte e miracoli del centravanti. Oltre a porre l’attenzione sulle quantità industriali di reti messe a segno in ogni squadra in cui ha giocato, avranno certamente appreso che El Pipita deriva da El Pipa, il soprannome del padre, affibbiatogli a causa di un naso particolarmente importante. El Pipita, dunque, è il diminutivo di El Pipa: il destino ha voluto che, nel corso del mercato invernale, il Milan abbia ceduto Higuaín, acquistando l’accoppiata Pi-Pa, Piątek-Paquetá.

In prima battuta tutti sembravano concordare con una specifica tesi: se un Milan già così malandato lascia partire Higuaín può dire addio all’obiettivo del quarto posto, chiunque sia il suo sostituto. Cedere l’unico campione certificato della rosa per acquistare un giovane polacco sconosciuto fino a sei mesi fa sembrava un forte segnale di ridimensionamento. Provare ad arrivare quarti perdendo un pezzo da novanta e comprando due giovani promesse pareva molto più che un azzardo: puntare totalmente sulla linea verde sembrava un piano B rispetto agli obiettivi di inizio stagione. E invece il Milan sembra aver fatto l’affare, e che affare.

Difficile dire chi dei due abbia stupito di più: Piątek è andato a segno 4 volte in 4 partite, con scalpi illustri quali Roma e Napoli, mentre Paquetá è diventato immediatamente un elemento imprescindibile per il centrocampo di Gattuso. Il polacco è riuscito in poche settimane a conquistare il popolo milanista e a mettere totalmente in ombra un idolo degli ultras come Cutrone; il brasiliano ha sfatato il mito dei giovani sudamericani che, una volta arrivati in Italia, hanno bisogno di qualche mese per ambientarsi. Piątek e Paquetá, rispettivamente classe 1995 e 1997, hanno fatto irruzione in Serie A con la personalità dei veterani, impallinando un portiere dopo l’altro il primo, deliziando con numeri di alta scuola il secondo. Il Milan è riuscito a pescare come meglio non poteva due giocatori fortissimi nei ruoli lasciati liberi da Bonaventura (causa infortunio) e Higuaín (causa ammutinamento), riuscendo a non perderci in quanto a qualità.

E Higuaín? El Pipita si è finalmente ricongiunto con il suo mentore Maurizio Sarri (dev’essere stato straziante per l’argentino “doverlo” lasciare per due anni, guardandolo dall’alto in basso con la maglietta della Juventus): finalmente la dolorosa separazione tra Sarri e Higuaín è terminata e, come in una puntata di “C’è posta per te”, i due hanno potuto riabbracciarsi. Tra una sconfitta per 4-0 contro il Bournemouth e un 6-0 contro il Manchester City, Higuaín ha trovato anche la sua prima doppietta con la maglia dei blues nella super sfida contro l’Huddersfield Town, mettendo immediatamente a tacere chi esaltava Piątek per i due gol messi a segno contro il Napoli. Sarcasmo a parte, El Pipita si trova ora in una società che non lo voleva in estate e, molto probabilmente, non l’avrebbe voluto neanche in inverno: Sarri ha puntato i piedi per il suo acquisto e ora è a rischio esonero; Higuaín si potrebbe trovare, tutto d’un tratto, senza la sua guida spirituale, in una squadra che non crede in lui, a sgomitare per raggiungere il quarto posto. Ma se la prospettiva del breve termine è tetra, quella del medio-lungo termine è anche peggio: all’orizzonte potrebbe esserci un mancato riscatto e un ritorno alla casa-base juventina, comodamente parcheggiato in un’altra società che non lo vuole, in attesa che qualcuno si decida a puntare su di lui. Un po’ come la scorsa estate ma con un anno in più, meno appeal e con l’aggravante di aver già bruciato due piazze importanti (Milan e Chelsea).

I pochi mesi di Higuaín in rossonero sono costati molto al Milan, 9 milioni di prestito più 9 milioni di ingaggio (4,5 per metà stagione, che lordi diventano appunto 9): soldi investiti male, certamente, ma la volontà dell’attaccante di essere ceduto a gennaio ha risparmiato al Milan altri 18 milioni per la seconda metà di stagione, più un eventuale riscatto fissato a 36 milioni. Soldi pesanti, una somma ingente, quasi pari a quanto è stato investito per la coppia Piątek-Paquetá, con la differenza che con questi due elementi il Milan si è portato a casa due talenti già pronti, che stanno facendo la differenza e con i quali si può progettare il futuro, vista la giovane età. Bisogna fare i complimenti a Leonardo sia per l’ennesima intuizione a tinte verdeoro, sia per la prontezza con cui è piombato su Piątek. In molti, come Caressa, chiudendo gli occhi facevano fatica a immaginare un Milan più forte con Piątek al posto di Higuaín: Leonardo ha aperto gli occhi prima di tifosi e giornalisti ed è questo che rende grande un dirigente.

Nel 2019 il Milan sembra una squadra molto più compatta rispetto alla prima parte di stagione; oltre che dal punto di vista squisitamente tecnico, i rossoneri ci hanno guadagnato con l’avvicendamento Piątek-Higuaín anche a livello temperamentale: il polacco ha motivazioni fortissime che sprigiona con positività in campo, trasmettendo furore agonistico a tutta la squadra. Higuaín era solito sbuffare e dimostrarsi spazientito con i compagni, era nervoso e plateale ogni qualvolta si sentiva in diritto di protestare per gli errori altrui. Piątek tace, corre e ha la sensibilità di capire quando un compagno ha bisogno di supporto (si pensi al gesto dopo il 3-0 realizzato contro il Cagliari, con il dito volto a indicare Çalhanoğlu – che pure aveva tentato il tiro in porta anziché servirgli un assist – come ad attribuire al turco il merito del gol). L’ex Genoa ha iniziato come meglio non poteva, ha totale fiducia nei propri mezzi e questo lo sta portando ad assumere già comportamenti da leader.

Il Milan si gode il suo nuovo uomo di fantasia proveniente dal Brasile e il suo nuovo goleador proveniente dall’Est: detta così fa venire i brividi perché dà adito a voli pindarici fomentati da un passato glorioso. I tifosi del Milan si godono il nuovo bomber affamato di gol la cui immagine, inginocchiato con le pistole sotto la curva, è già un’icona; i tifosi del Milan guardano già senza rimpianti il vecchio bomber, anch’egli affamato, la cui immagine, seduto con il Nutella B-Ready ben saldo in mano, è già nel dimenticatoio.

Stefano Tomat
Stefano Tomat
Nasce nel 1987 a Udine, gioca a calcio da quando ha 6 anni. Laureato in Relazioni Pubbliche e Comunicazione Integrata per le Imprese e le Organizzazioni.

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