Supercoppa – Davvero non sapevamo che vincesse la Juve?

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Quindici trofei conquistati negli ultimi otto anni, tra le gestioni di Conte e di Allegri. Un ruolino di marcia impressionante per la Juventus targata Andrea Agnelli che ieri ha alzato al cielo l’ottava Supercoppa Italiana battendo il Milan a Jedda. A segnare il gol decisivo Cristiano Ronaldo su assist di Pjanić, un copione che potremmo definire “già scritto” e che ribadisce quanto di un altro pianeta sia la squadra bianconera.

Niente di nuovo all’orizzonte, quindi, verrebbe da dire. Prestazione non stellare degli undici di Allegri, Milan inconsistente per dar noia a una squadra troppo superiore nei singoli reparti, malumori legati ad alcune scelte arbitrali e utilizzo del Var poco chiaro. Guardando la partita si aveva una sensazione strana, di assistere a un film già visto con tutti i suoi strascichi, anche nei titoli di coda. È questo che lascia l’amaro in bocca, le partite di calcio stanno diventando troppo prevedibili e scontate, difficile che accada qualcosa di sorprendente. E quando parliamo di sorprese non ci riferiamo al fatto che i bianconeri debbano perdere, quantomeno però assistere a uno spettacolo talvolta imprevedibile.

Tutto ciò è un merito per la società con sede alla Continassa, una dimostrazione di forza schiacciante, almeno nei nostri confini. Nessuno realmente in grado di opporsi al suo strapotere sul mercato e sul rettangolo di gioco. La macchina perfetta per vincere quanto più è possibile, senza strabiliare nel gioco ma incredibilmente concreta per raggiungere gli obiettivi prefissati. Dominio in Italia, prossima fermata Europa. Le altre si leccano le ferite, protestano per scelte arbitrali discutibili e si lacerano con conflitti interni agli spogliatoi, tra chi vuole andare via e ambienti poco sereni e pieni di pressioni.

E la Juve, che di pressioni vive di continuo, vince. Ancora una volta basta una palla ben disegnata per Ronaldo e la gara è decisa. Non c’è storia, puoi provare a vincere approfittando di una giornata no dei bianconeri, ma se non accade hai poche speranze di batterli. A girone di andata terminato qualsiasi tifoso di Serie A se ne è reso conto, non è una questione di calcio stellare o chissà cosa, è che battere questa Juve è impresa ardua se non impossibile. Alla fine puoi appellarti al Var, all’arbitro, alle dichiarazioni di Tizio o Caio, ma il dato è incontrovertibile e resta tale: la Juventus è di un altro pianeta tra i nostri confini, in pochi sono in grado di batterla e, quando la incontrano, Chiellini e compagni alzano l’asticella dell’impegno e della concentrazione, rendendo ancora più arduo il compito degli avversari di turno.

Sugli arbitraggi, poi, andrebbe scritto un capitolo a parte. Chiaro l’errore di fermare Cutrone in fuorigioco nel primo tempo e molto dubbio il contatto in area su Conti a pochi minuti dal termine, da andare quantomeno a rivedere, mentre riteniamo giusta l’espulsione di Kessié. Ciò che però resta è che la Juve accelera e va in gol quando le è richiesto, magari dopo un approccio alla partita non dei migliori. Era successo anche contro il Napoli in campionato, sotto allo Stadium e dopo venti minuti di apparente confusione ha allestito trame di gioco incontenibili ribaltando il risultato contro la seconda della classe, la prima delle restanti. E allora se è vero che troppo di rado accade qualcosa che ci faccia ricredere sulla sudditanza psicologica verso le “big” (Juventus su tutte), lo è altrettanto che questa Juve appare più cinica e spietata di tutti i favori arbitrali possibili. Non ci resta che stare lì ad aspettare che qualcosa cambi, non per augurare alla Juve e ai suoi tifosi di smettere di vincere ma per auspicare di assistere a qualcosa con l’animo di chi non sa cosa aspettarsi. Al momento non è così, la Juventus è su un livello impareggiabile, che vi piaccia o no.

Vito Coppola
Vito Coppola
Telecronista e opinionista radio/TV, già a SportItalia e addetto stampa di diverse società. Non si vive di solo calcio: ciò che fa cultura è la fame di sapere, a saziarla il dinamismo del corpo e del verbo.

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