Akragas, il “Gigante” sta per essere abbattuto

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Il calcio siciliano è in procinto di perdere un’altra gloriosa compagine dai campionati professionistici e lo fa nel peggiore dei modi, esattamente come a inizio stagione è stato privato, complici impostori e piccoli dei accorti nel distruggere, il Messina. Una triste storia che in Sicilia si ripete puntualmente.

Ricordo come fosse ieri la prima gara seguita all’Esseneto, io che di Agrigento non sono: uno stadio in festa, arrivavano i rivali del Catania senza tifosi e lo striscione del pubblico di casa recitava “C’era una volta il calcio…ed era di chi lo amava“. Era forse il momento più alto della storia recente akragantina, ma al di là di questo, per me, fu simpatia a prima vista per la maglia biancazzurra.

Poi, il miracolo della salvezza della passata stagione firmata da Lello Di Napoli e da un gruppo di ragazzi indomito e senza paura, fino alla festa finale tra le mura amiche per quel pareggio col Melfi nella gara di ritorno dei playout che consentiva la permanenza tra i professionisti. Un’immagine su tutte: la fantastica prodezza del giovane Sicurella al 96′ nel 2-2 raggiunto in extremis contro il Fondi. Queste e tante altre saranno le cose da raccontare fra qualche decennio ai nostri figli e nipoti: nel proprio piccolo, l’Akragas degli ultimi anni ha scritto preziose pagine di storia calcistica siciliana.

Le parole del presidente Alessi sono pressoché inequivocabili, l’Akragas giocherà presumibilmente l’ultima gara domenica in casa della Paganese; poi, sarà tutto finito. E non bastano quelle di un uomo tutto d’un pezzo, professionista e, perché no, padre della “famiglia” agrigentina come Raffaele Di Napoli per risollevare gli animi e far credere che ci possa essere un futuro per una squadra costretta a percorrere tre ore di pullman prima della partita per giocare le gare casalinghe a Siracusa.

Ed è con il “Gigante” lontano dalla propria città che mi viene in mente una delle più struggenti leggende della mitologia greca: la Gigantomachia. Si narra che Eracle, secondo la versione dello Pseudo-Apollodoro, coinvolto nella lotta al fianco degli dei, durante la battaglia scoccò la sua prima freccia contro Alcioneo e il gigante cadde al suolo per poi rialzarsi; egli era infatti immortale nella sua terra natia. Atena suggerì allora di rapirlo e portarlo lontano, un consiglio che Eracle seguì portandosi il gigante sulle spalle oltre i confini: Alcioneo divenne così mortale e, colpito dalla clava di Eracle, fu sconfitto.

Adesso, come spiegato dal presidente Alessi, gli scenari sono tre. Il primo è il fallimento, il secondo è stringere i denti e aspettare che si possa definire il passaggio del club a un gruppo di investitori iraniani (ci vorranno almeno un paio di mesi nelle più rosee aspettative), il terzo è smantellare la squadra, vendere i giocatori che hanno mercato, come già accaduto con Sepe e Longo, e chiudere la stagione con i ragazzi della Berretti.

Ci sarebbe da riflettere a lungo sulla situazione di disagio di molte società appartenenti alla terza serie (vedi Modena e Vicenza) costrette a spese folli che superano di molto le velleità di qualsiasi serio, quando lo è, imprenditore di buona volontà.

Antonio Ioppolo
Antonio Ioppolo
Giornalista, appassionato di storia, letteratura, calcio e mediani: quegli “omini invisibili” che rendono imbattibile una squadra. Il numero 8 come fisolofia di vita: grinta, equilibrio, altruismo e licenza del gol.

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