C’è di meglio, magari: ma la Svizzera di Vlado vince sempre

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Sorniona, magari non sempre bellissima, sprecona, a volte lenta e noiosa: però, i numeri, in Svizzera, non sono mai stati così belli. Con quella di ieri, la nazionale rossocrociata guidata da Vlado Petković è arrivata a 15 punti in 5 partite: punteggio pieno, finora. Come lei, finora, solo la Germania, nei gironi di qualificazione europei. Certo, le avversarie (a parte il Portogallo, affondato a Basilea nella prima partita) sono abbordabili; sicuro, non sono molti 10 gol segnati (e 3 soli subiti) in un girone che annovera squadre coma la Lettonia, Andorra e le Fær Øer (i lusitani ne hanno marcate 19, a fronte, anch’essi, di sole 3 incassate, e 2 di queste proprio al St-Jacob Park). Tuttavia, Vlado è davanti a tutti. E in Svizzera si gongola, per una squadra che sembra avere, finalmente, trovato la mentalità delle nazionali di prima fascia le quali, magari, soffrono talvolta con le piccole, ma escono sempre coi tre punti in tasca.

Non è stata una partita esaltante, sia come prestazione che come punteggio, quella giocata allo Stade de Genève di Lancy, davanti a 25.000 spettatori entusiasti. Però ha dimostrato ancora, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, che Vlado ha, al suo arco, numerose frecce. Eppure, l’allenatore originario di Sarajevo, ma ticinese d’adozione, ha dovuto fare i conti con la serata negativa di due tra i suoi elementi di maggior classe, gli “inglesi” Shaqiri e Xhaka, entrambi lontani dalla sufficienza (l’ex interista è a corto di condizione, e lo ha dimostrato, oltre che con una prestazione opaca, fallendo una ghiotta occasione a inizio ripresa; il centrocampista dell’Arsenal, invece, si è trovato due palloni buoni sul piede sbagliato), oltre che con la stitichezza, in zona gol, di Seferović (che fa tanto movimento, gioca tanti palloni, ma non riesce mai a centrare in modo efficace lo specchio della porta).

In una serata così, ci voleva il colpo dell’allenatore, la sostituzione centrata. Vlado ha buttato nella mischia il redivivo Drmić, fuori da prima dell’Europeo per un infortunio serio al ginocchio. E l’attaccante, dopo 93”, ha incornato il pallone crossato da Mehmedi, e lo ha buttato alle spalle di Vanins. Fattore C? Può darsi: però, il giochino, all’ex allenatore della Lazio, riesce spesso. E quando un selezionatore riesce a cogliere, tra gli uomini seduti con lui, quello che ha negli occhi la carica giusta, la voglia di entrare in campo a prendersi i compagni in braccio, non è più fortuna: è un qualcosa di fondamentale, quando hai la responsabilità di mettere in campo undici uomini con la maglia uguale. Aggiungiamoci che, oggi, i ragazzi in rossocrociato, quando finiscono queste partite, ragionano non come dei miracolati, ma come membri di una Nazionale che ha fatto il suo e che, anzi, doveva fare meglio, e il quadro è completo.

Petković sa leggere le partite, sa cambiare in corsa, sa inventarsi delle soluzioni quando perde uomini cardine: ieri sera Gelson Fernandes non ha giocato una grande partita, ma è anche vero che, oggi come oggi, chiunque sia chiamato a sostituire Behrami è destinato a sfigurare. In ogni caso, il centrocampista del Rennes ha fatto il suo: e, quando ci saranno partite dove bisognerà usare la sciabola, per contrastare il gioco di avversari più validi tecnicamente, ci sarà, con l’esperienza di chi fa già parte del gruppo. Solo una cosa: noi, uno come Marco Schneuwly del Lucerna, lo convocheremmo. Perché è uno che è sempre al posto giusto quando serve, perché rende semplici le cose complicate, perché vede la porta come pochi. E, in queste partite, magari può avere il guizzo giusto, anche partendo dalla panchina.

Insomma, questa Svizzera piace, anche quando non è sfavillante. Perché è una squadra che sa essere operaia, perché fa buoni risultati anche se non ha tra i suoi effettivi fuoriclasse assoluti alla Ronaldo o Ibrahimović, in grado da soli di vincere le partite; perché è cresciuta come mentalità rispetto alle edizioni precedenti, perché si è creato un legame splendido tra la Nati e i tifosi. Il futuro, quindi, potrebbe davvero regalare grandi soddisfazioni: Russia 2018, in fondo, se i rossocrociati ci dovessero arrivare, visti i risultati, è dietro l’angolo. E, questa volta, potrebbe davvero essere la volta buona per andare lontano.

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

La puzza sotto il caso

  Se lo dice il Tg sarà vero: qui a Napoli noi puzziamo. Ci puzziamo di fame, abbiamo puzza sotto il naso, puzziamo di bruciato....
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